QUEL GRIDO DI DOLORE DA UN CANTIERE APERTO
QUEL GRIDO DI DOLORE DA UN CANTIERE APERTO QUEL GRIDO DI DOLORE DA UN CANTIERE APERTO MANCA poco più di un anno alla promessa riapertura della Fenice restaurata e non si sa neppure chi abbia il compito di ricostruirla. L'autunno 1999, data fissata con solenni impegni, vedrà soltanto un cantiere aperto, se qualcuno riuscirà a far ripartire i lavori. Dai muri anneriti della «Fenice» sale una richiesta che è un grido di dolore: inventate una soluzione straordinaria per restituire alla società civile, non solo a Venezia, questo gioiello colpito dai neobarbari che odiano i simboli della nostra cultura e i miti tramandati da generazioni (se l'incendio fu veramente doloso). Sono passati due anni e mezzo dal rogo del gennaio 1996. E' in gioco la dignità nazionale, dopo il clamore degli impegni e delle mobilitazioni dei pri¬ mi giorni. Fate presto, chiedevano da tutto il mondo. Si era parlato di una pioggia di miliardi, si erano aperte sottoscrizioni in Italia e all'estero. La diatriba sul «come ricostruire il teatro» era stata superata affermando il principio «come era». Dalla facciata ai palchi, agli ornamenti e ai velluti, col lavoro di stuccatori, decoratori, falegnami specializzati o da specializzare a tamburo battente. Già si prevedeva il programma della serata inaugurale. Poi le inchieste sulle cause e responsabilità del disastro, concluse solo oggi (a due anni dall'apertura) con dieci rinvii a giudizio. Compreso quello del sindaco Cacciari che non si riesce a immaginare colpevole di qualcosa, essendo un filosofo e non un tecnico anti-incendio. E poi i litigi sull'appalto, vinto dalla Impregilo con progetto di Gae Aulenti, con¬ testato dalla concorrente Hollzmann con progetto del compianto Aldo Rossi. Tutto appare assurdo di fronte ai ruderi della «Fenice». I giudici svolgano il loro lavoro, il più celermente possibile, ma il governo abbia uno scatto di orgoglio per risolvere la contesa sull'appalto. Non è più ammissibile la riapertura della polemica sui progetti, dopo la generale approvazione per quello di Gae Aulenti che si è ispirata al «come era». Ormai non è più in gioco il «come restaurare» ma il «quando sarà compiuto il restauro». Ogni ritardo diventa colposo, non di fronte a qualche articolo di legge (che deve essere rispettato senza però bloccare i lavori a tempo indeterminato) ma di fronte a Venezia e alla cultura. Mario Fazio
Persone citate: Aldo Rossi, Cacciari, Gae Aulenti, Mario Fazio
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