Altra tegola da Baghdad E' rottura tra Onu e Iraq
Altra tegola da Baghdad E' rottura tra Onu e Iraq Altra tegola da Baghdad E' rottura tra Onu e Iraq NEW YORK NOSTRO SERVIZIO E' di nuovo crisi fra Iraq e Nazioni Unite, o, come sempre sostiene Baghdad, fra Iraq e Stati Uniti? «Spero proprio di no», ha detto ieri il segretario generale dell'Onu Kofi Annan, ma i segni di una nuova, possibile «confrontation» ci sono tutti. Richard Butler, il capo degli ispettori dell'Onu che devono verificare lo smantellamento delle armi nucleari, biologiche e batteriologiche irachene, ieri ha abbandonato Baghdad dicendo che il governo iracheno ha ricominciato a porre ostacoli al suo lavoro. La casa Bianca e il Pentagono hanno subito reagito (la prima dichiarando che non ci sarà nessuna fine delle sanzioni economiche contro l'Iraq se il problema dei suoi armamenti non verrà risolto; il secondo lanciando immediatamente il suo «siamo pronti»), mentre da Baghdad, neanche qui niente di nuovo, sono ricominciate le accuse a Butler, che è in realtà al servizio degli ame- ricani, che il suo scopo non è quello di accertare la verità ma quello di protrarre all'infinito le sanzioni economiche. In mezzo, come al solito, c'è Kofi Annan. L'ultima volta, nel febbraio scorso, fu lui a bloccare proprio all'ultimo momento il precipitare delle cose (e in fondo - si disse allora - a togliere gli Stati Uniti dall'imbarazzo di agire quasi «contro tutti», con la sola Inghilterra al loro fianco), strappando a Saddam Hussein il riconoscimento del diritto degli ispettori di andare a guardare dove volevano, senza limitazioni di luoghi e senza discriminazioni di nazionalità (perché in quel caso la crisi era nata dal fatto che gli iracheni erano disposti ad accettare gli ispettori dell'Onu purché non fossero cittadini americani). Questa volta non si sa bene cosa Kofi Annan riuscirà a escogitare, anche perché l'effettivo oggetto del contendere non è ancora del tutto chiaro. Di sicuro c'è che Butler ha lasciato Baghdad ed è atteso oggi a New York. Secondo le previsioni, dovrebbe presentare un rapporto domani al segretario generale e al Consiglio di Sicurezza, per spiegare nei dettagli il perché della sua brusca decisione di interrompere i colloqui. «Spero che quando Mister Butler arriva e spiega cosa è successo, si possa stabilire che si tratta di un intralcio eliminabile», ha detto Annan. Ma siamo di fronte a una crisi come quella risolta in extremis a febbraio?, gli è stato chiesto. «Non necessariamente - ha risposto - ma davvero non posso dire nulla finché non avrò un rapporto completo». Ma cosa sa, intanto, visto che comunque ha parlato al telefono con Butler? Solo che «dal suo punto di vista la discussione era arrivata a un punto morto e restare ancora a Baghdad non avrebbe portato più a nulla». Ha pronunciato queste parole con la sua solita voce bassa e misurata, ma chi lo conosce dice di aver colto una certa insofferenza nei confronti del comportamento del capo degli ispettori. Butler ieri sera si trovava già nel Bahrain e aspettava di partire per New York. E' stato interpellato dai giornalisti e ha spiegato che sostanzialmente gli iracheni volevano da lui l'ammissione che tutto il loro arsenale di armi di distruzione di massa era stato ormai «inventariato» e che questo sarebbe stato il punto cruciale del rapporto che Butler deve presentare in ottobre al Consiglio di Sicurezza e che servirà a decidere se le sanzioni economiche decise sette anni fa devono finire o continuare. Lui una ammissione del genere non poteva farla, ha spiegato, perché ha ancora molti dubbi, e così ha deciso di tornare a New York. [f. p.) Il capo degli ispettori Butler se ne va in anticipo Si muove Annan per scongiurare una nuova crisi
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