Giallo sulle vittime dello Yang-tze
Giallo sulle vittime dello Yang-tze Rivela2ioni delle organizzazioni umanitarie e dei giornali, Pechino nega e chiude la zona ai reporter Giallo sulle vittime dello Yang-tze «Crollano gli argini, travolti500 soldati» PECHINO. Gli albini dello Yangtze sul punto di cedere in migliaia di punti per la violenta piena in atto da settimane; oltre un migliaio di morti; centinaia di migliaia di contadini evacuati e ridotti in condizioni terribili, con altre decine migliaia isolati sui tetti delle loro case nelle campagne sterminate; oltre un centinaio di militari travolti dal crollo d'una diga, e sui quali si stende un imbarazzato silenzio politico. E il peggio deve ancora venire: alle piogge che da settimane si rovesciano sulla regione sta per aggiungersi il tifone Otto, in arrivo da Taiwan ad aggravare una situazione già tragica. H disatro potrebbe diventare l'apocalisse per un Paese oppresso da situazioni geo-climatiche opposte. Nella sua zona più popolosa e fertile, come quella del corso dello Yang-tze, è colpito da ricorrenti e spaventose inondazioni, tanto che il fiume è chiamato ((tribolo della Cina»; altre aree invece sono tormentate dalla siccità. Se il Fiume Azzurro dilaga, a Nord il Fiume Giallo è da tempo in secca per centinaia di chilometri, nel medio e basso corso, col territorio condannato alla desertificazione. Alla confusione per il disastro in corso lungo lo Yang-tze si sommano a livello locale Te radicate norme di un sistema chiuso e autoritario. Mentre le autorità centrali, pur non permettendo alla stampa estera di recarsi nelle zone colpite, non nascondono la dimensione della tragedia, sul posto si cerca di minimizzare. Da Hong Kong il centro di informazione sui diritti umani e il movimento democratico in Cina ha diffuso la notizia che sabato scorso una diga nel distretto di Jiayu, provincia dell'Hubei, 70 chilometri a monte del centro industriale e importante porto fluviale di Wuhan, ha ceduto travolgendo almeno 150 soldati impegnati nel cercare di rafforzarla. Ma un portavoce della provincia, ammettendo il cedimento di un argine, smentisce all'«Ansa» che vi siano state vittime, dicendo che la situazione è sotto controllo. Un altro funzionario minimizza con la «France Presse», ammettendo la morte di un soldato. Un altro esponente locale conferma invece l'accaduto all'agenzia «Reuter», dicendo che circa duecento persone, soldati e alcuni contadini, stavano tentando di rafforzare la diga quando essa è crollata e la furia delle acque le ha travolte e spazzate via. Un secondo funzionario ha detto alla stessa «Reuter» che il governo locale ha imposto il silenzio sul crollo della diga e le inondazioni nel distretto, che ha mezzo milione di abitanti. A conferma dell'accaduto, sabato il livello del fiume a Wuhan è salito di dieci centimetri, e domenica, per evitare maggiori inondazioni della città, a monte di essa sono stati fatti saltare tratti di argine per dar sfogo alle acque. Il silenzio sui militari morti rivela l'imbarazzo politico verso le truppe di cui si esalta l'eroismo nella disperata battaglia per il contenimento del fiume in piena. Tra soldati, miliziani e riservisti, sono impegnati oltre un milione di uomini nel rafforzamento degli argini per centinaia e centinaia di chilometri. Per tutti, riferiscono i giornali, l'ordine è di «combattere fino alla morte». Il «Quotidiano della gioventù», senza fare cifre e accennare ai soldati, riferisce delle inondazioni di sabato nell'Hubei dicendo che hanno causato «enor¬ mi perdite di vite umane e beni materiali»; un giornale di Yangcheng parla del cedimento di un altro argine in cui sono stati travolti 400 militari. Nelle province colpite - Hubei, Sichuan, Hunan, JiangxL - i morti sono finora oltre 1200, centinaia di migliaia gli evacuati, circa cinque miliardi di dollari i danni. Ma il peggio, appunto, deve ancora venire, come avverte allarmata l'agenzia Nuova Cina. A parte il tifone, la «situazione è estremamente seria», il fiume potrebbe ((travolgere gli argini in 3800 punti, 1800 dei quali di maggiore importanza». Fernando Mozzetti LA PIÙ1 GRAVE INONDAZIONE DOPO IL 1954 PECHINO* OCEANO PACIFICO 5 milioni di persone vivono nelle 40 zone inondate. ||il:n^>'r«H»JilJ^r«4MI4è di almeno 1200 mòrti negli ultimi 3 mesi. LIVELLO DELL'ACQUA: [a Jiujiang (22,99 «0, q Wuhdn (29,05 m). I livelli di guardia sono superati. DIGHE: J minacciano di crollare in 3200 punti. Dongfing Peyang abltahtì , H^anchang CINA ! Wénzhou< Nanplng OCEANO PACIFICO Le autorità locali parlano di almeno duecento morti E alle piogge sta per aggiungersi il tifone Otto in arrivo da Taiwan Un contadino si ripara dal caldo sotto una tettoia improvvisata, sulla piccola diga su cui si è rifugiato assieme ai vicini dopo che l'alluvione ha spazzato via il suo villaggio la settimana scorsa
Persone citate: Fernando Mozzetti
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