«Suicidio», il pm chiude il giallo di Castellari
«Suicidio», il pm chiude il giallo di Castellari Coinvolto nel caso Enimont, trovato morto nel '93 «Suicidio», il pm chiude il giallo di Castellari ROMA. Suicidio. L'inchiesta sul caso Castellari, il direttore generale delle Partecipazioni statali trovato morto il 25 febbraio 1993 sulle colline di Sacrofano alle porte di Roma, sarà archiviata. Il pm Davide lori, dopo cinque anni di indagine, ha stabilito che non vi siano elementi che possano dimostrare la tesi dell'omicidio. Sarà comunque il gip a confermare se Castellari si è realmente tolto la vita con un colpo di calibro 38 alla testa. Il giallo che ha visto protagonista Sergio Castellari è legato all'inchiesta Enimont: il 18 febbraio, giorno in cui scomparve, il «grand commis» ministeriale era stato convocato per un interrogatorio dal pm Orazio Savia che voleva arrestarlo. La richiesta di arresto era stata però respinta dal gip: Castellari non lo seppe mai, perché si dileguò proprio quella mattina dopo una visita al senatore Giulio Andreotti. Il corpo venne trovato solo il 25 febbraio sul monte Corvino con un colpo di pistola alla testa e immediatamente, nonostante una lettera in cui denunciava «l'ingiustizia» nei sui confronti da parte del pm Savia e in cui ribadiva che «non posso accettare di barattare la mia libertà con la mia dignità», l'ipotesi dell'omicidio si fece strada. Soprattutto per le «stranezze» riscontrate: la pistola a tamburo con il cane alzato lasciata mezza infilata nella cintura dei pantaloni del cadavere; un sigaro fumato a metà accanto al corpo con tracce di saliva di una donna; una bottiglia di whisky mezza piena, come se per mettere in atto il suicidio Castellari avesse avuto bisogno di intontirsi, senza alcuna traccia della sua saliva. E ancora: una parte del cranio di Castellari - proprio quella dove c'era il foro del proiettile scomparsa dall'obitorio e ritrovata un mese dopo. [Agii
Persone citate: Castellari, Corvino, Giulio Andreotti, Orazio Savia, Sergio Castellari
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