Laudi: questo e l'epilogo di una campagna d'odio di Alberto Gaino

Laudi: questo e l'epilogo di una campagna d'odio Laudi: questo e l'epilogo di una campagna d'odio PTORINO ASSA per il suo ufficio di prima mattina. Ore a rispondere alla telefonate di colleghi che chiamano dalle vacanze e ad affacciarsi sulla porta a stringere le mani di chi è restato in città. Maurizio Laudi, uno degli obiettivi della «book bomb», non sembra troppo scosso per essere diventato un bersaglio vero, dopo le scritte sui muri, le lettere di minacce. Parliamo un po' di lei, di come si sente in questo momento, di ciò che ha pensato sapendo del pericolo corso dalla sua segretaria. «Lasciamo fuori i sentimenti personali. Non mi pare proprio il caso. E' un problema mio. Parliamo del resto». Allora, ci parli da magistrato di questa storia iniziata con tre arresti e una conferenza stampa e che ora, dopo suicidi e cortei, sembra portare sempre più lontano. «Proprio così. Non parliamo più di folclore e di atti dimostrativi. Questi ultimi episodi - mi riferisco alle bombe-libro ricevute dal giornalista Genco, da me e ieri dal consigliere regionale dei Verdi, Cavaliere - rappresentano il prevedibile epilogo di una campagna d'odio. Aggiungo che sottovalutarne la portata sarebbe delittuoso». Delittuoso: un aggettivo consueto per chi fa usuo lavoro. Vuole forse dire che sinora c'è stata sottovalutazione delle aggressioni verbali, degli attentati compiuti, che però hanno avuto per obiettivo solo cose e tecnologia? Simboli «Non dimentichiamoci che nei mesi scorsi c'era già stato il pestaggio a sangue di Genco. Quel che vorrei sottolineare è che siamo ormai di fronte a forme di violenza che richiamano contrapposizioni frontali allo Stato, alla società civile. Anche voi giornalisti siete nel mirino. E non a caso. In questa escalation di violenza scorgo qualcosa di antagonistico. La bomba indirizzata a Cavaliere ha un chiaro significato: non ci può essere dialogo, non ci deve essere dialogo con chi non si contrapponga frontalmente alle istituzioni». Lei ha una certa esperienza di terrorismo: anche le Brigate rosse cominciarono a colpire simbolicamente e poi... E' d'accordo con chi evoca certi ricordi nel timore che si torni a vivere quella stagione? «No davvero. Ritengo anzi che sia profondamente sbagliato fare sovrapposizioni e anche solo confronti con la stagione del terrorismo. Diciamo semmai che quel tempo e questi fatti sono accomunati dal ricorso alla violenza. Una violenza antagonistica». Una agenzia di stampa le attribuisce una dichiarazione secondo cui fra queste book bomb e la sua inchiesta vi sarebbe un rapporto di causa ed effetto. «Precisiamo meglio: vedo un rapporto di causa ed effetto fra le scritte di morte sui muri, gli insulti di Radio Black Out e queste bombe. La nostra inchiesta cerca di dare un volto e un'identità a chi compì un certo numero di attentati in Valle di Susa. Gli squatter di cui parla quell'agenzia non c'entrano niente. Anzi, affermare che queste azioni sono riconducibili agli squatter è totalmente sbagliato, La Procura di Torino non ha aperto alcun procedimento contro di loro. La realtà dei centri sociali è magmatica ed eterogenea. Al suo interno si muovono persone che perseguono finalità di violenza politica oggettivamente eversive. Ma si deve poter distinguere e non criminalizzare i centri sociali e gli squatter in quanto tali». Alberto Gaino

Persone citate: Genco, Laudi, Maurizio Laudi, Radio Black

Luoghi citati: Susa