In vendita sul marciapiede, a 11 anni
In vendita sul marciapiede, a 11 anni In vendita sul marciapiede, a 11 anni Tre notti d'orrore prima di essere tolta al racket PAVIA. Un caso limite, ma terribile: è quello di Alina (il nome è fittizio), una bambina di soli 11 anni che per sfuggire alla miseria, all'analfabetismo, alla fame dovuta ai numerosi fratelli che i genitori hanno avuto, alla promiscuità della sua casa e della sua Albania, aggrappata al bel sogno di un matrimonio e di una vita piena di amore, è giunta in Italia e ha trovato la strada, la prostituzione. Per sua fortuna Alina è stata individuata da una pattuglia che controllava la zona sul ponte del Ticino a Vigevano, frequentata da numerose prostitute. Agli uomini in divisa quel faccino da scricciolo era sembrato troppo piccolo per trovarsi in quel posto. Così hanno verificato, anche se sui documenti la ragazza in attesa di vendere piacere risultava maggiorenne: avrebbe dovuto avere 19 anni, ma gli agenti hanno avuto dei dubbi e per verificare quei dati hanno portato Alina all'ospedale dove, attraverso lastre radiografiche, hanno potuto accertare che quella piccola, trasformata in donna troppo precocemente, aveva solo 11 anni. Le indagini successive hanno chiarito il modo in cui la bambina è arrivata sulla strada poco distante dal Ticino. Alina è giunta in Italia a bordo di uno dei tanti gommoni provenienti dall'Albania, insieme ad altri connazionali ma nessuno della sua famiglia. Aveva lasciato i suoi genitori ed i suoi numerosi fratelli senza molti rimpianti perché il ricordo della sua vita in quella terra era quello della povertà, di una vita di stenti, di giornate passate alla ricerca di cibo per sfamarsi. Ora tutto sarebbe cambiato, in quella terra che non conosceva lei si sarebbe sposata, avrebbe avuto quindi una casa, un marito e forse dei figli, come spesso sognano le adolescenti. Ora avrebbe avuto un uomo vero, tutto suo, che l'avrebbe amata. E s'era fidata, incondizionatamente, di quell'albanese che le aveva promesso di diventare suo marito. Dopo il campo di prima accoglienza qualcuno aveva pensato a farla arrivare al Nord, dove era stata ospite a Milano e Vigevano di due connazionali di 19 e 21 anni che le avevano insegnato il mestiere facendole credere forse ad un nuovo «gioco». Alina su quella strada è rimasta fortunatamente solo tre giorni. Non aveva ancora capito la differenza tra gioco e realtà, così dicono gli psicologi che si stanno prendendo cura di lei. Anche le sue condizioni igieniche non sono risultate delle migliori. Ora si trova nel centro di accoglienza^che resterà la sua nuova e vera casa fino al compimento del 18° anno di età. Intanto gli agenti della squadra mobile, ufficio minori, e del commissariato di pubblica sicurezza di Vigevano hanno proseguito le loro indagini nell'«operazione baby» - com'era stata chiamata proprio per la giovane età della sfortunata protagonista - e sono riusciti ad assicurare alla giustizia Klodiana Krasnigi, 19 anni, e Maylinda Sadushi, le due donne rinchiuse ora nel carcere dei Piccolini a Vigevano e su cui pende una duplice grave accusa: la prima di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione e la seconda di violenza carnale in concorso su minore. Secondo l'accusa, sono loro che hanno insegnato a quella bambina il terribile «gioco» di vendere il proprio corpo. Emanuela Ferrandi Pavia, era arrivata dall'Albania con la promessa che si sarebbe sposata
Persone citate: Emanuela Ferrandi, Klodiana Krasnigi
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