L'UTOPIA ROVESCIATA DI MILOSEVIC di Enzo Bettiza

L'UTOPIA ROVESCIATA DI MILOSEVIC L'UTOPIA ROVESCIATA DI MILOSEVIC Lj ULTIMO atto della tragedia jugoslava, che si conclude dove era iniziata dieci anni orsono, sembra riprodurre in una sorta di malefico eterno ritorno tutte le atrocità e le ambiguità già verificatesi nell'assedio di Dubrovnik, nella distruzione di Vukovar, nei massacri di Sarajevo e di Srebrenica. Difatti, anche nel Kosovo, parte integrante della Serbia e della residua «piccola Jugoslavia», la giustificazione dello scontro con l'omogenea maggioranza kosovara resta sempre quella vergata nel 1986 col sangue, più che con l'inchiostro, sulle pagine del Mein Kampf di Milosevic, il fatidico «memorandum» dell'Accademia delle Scienze e delle Arti di Belgrado. La difesa a oltranza della serbità, la resistenza al «genocidio della cultura serba», la riaffermazione della civiltà serbo-ortodossa in opposizione al «deviazionismo» cattolico e al fondamentalismo islamico. L'investimento ultranazionalistico e nostalgico di Milosevic nei miti serbi, nelle memorie religiose e guerriere serbe, ha finito per trasformare il Kosovo, culla della Serbia originaria poi sommersa dall'alluvione demografica albanese, in una specie di utopia rovesciata: un'utopia da incubo, tutta volta all'indietro, ad un passato remoto, irraggiungibile, fatto di ruderi monastici, di smarrite icone bizantine, di illeggibili sacri testi cirillici. Un cimitero di cimeli gloriosi, un sacrario di serbità defunta, rappresentata oggi da 100 mila serbi circondati e assediati da 2 milioni di albanesi. Ecco perché l'ultima guerra scatenata sul Kosovo da Milosevic è ancora una volta, come in Slavonia, come in Bosnia, una finta guerra civile, una battaglia sur- Enzo Bettiza CONTINUA A PAG. 9 PRIMA COLONNA

Persone citate: Milosevic

Luoghi citati: Belgrado, Bosnia, Jugoslavia, Kosovo, Sarajevo, Serbia, Slavonia