«Noi, senza medicine per la cura Di Bella» di N. Pie.
«Noi, senza medicine per la cura Di Bella» Sperimentazione ancora priva di chiarezza «Noi, senza medicine per la cura Di Bella» Pretore ordina all'azienda sanitaria di fornire i farmaci a un ammalato «E' una sperimentazione virtuale. Fatta senza le medicine». C'è amarezza e rabbia nelle parole dei malati che, pur ammessi al trattamento Di Bella, non trovano i farmaci. C'è chi telefona al giornale, e chi corre dal magistrato. In 4 hanno presentato un esposto, un quinto si è rivolto al pretore civile, che ha imposto all'Asl di fornire le medicine. E intanto il procuratore Raffaele Guariniello scopre i misteri della sperimentazione, anche in un ospedale romano. Il dramma, o la farsa, continua. Ci telefona Enrico Sodano, con un tumore alla prostata. E' nel gruppo della sperimentazione, protocollo 10. Ma dai primi di luglio attende le sostanze per la cura Di Bella. «Nell'attesa ho speso 7 milioni per comprarle a prezzo politico nelle farmacie. E non ho più soldi. E' l'ermesina bufala per noi malati». Ma c'è anche chi non si accontenta di telefonare al giornale e va dal pretore. E il magistrato impone all'Asl di passargli i farmaci. E' il caso di una donna con tumore al colon. Nei mesi scorsi ha scelto la cura Di Bella. Ammessa al trattamento, ma solo sulla carta. «Niente medicine, devoro arrivare da Roma», le dicono al San Giovanni Vecchio. E lei aspetta, paziente. Invano. Qualcuno in ospedale le consiglia: «Si rivolga al giudice e vedrà che i farmaci arrivano». E allora va dall'avvocato Antonio Caputo. Che presenta ricorso al pretore. Spiega il legale: «Sembrava che il decreto Bindi di giugno avesse risolto tutto. E invece è rimasto lettera morta. Intanto si è creata un'attesa nei malati, che è rimasta senza risposte. E poi è arrivata la confusione, l'incertezza. E sono state alimentate le voci più diverse, le illusioni più disparate. Proprio in un campo in cui era necessaria la massima chiarezza soprattutto da parte degli organi responsabili. Si dice che la sperimentazione è fallita, ma che intanto continua. Che i farmaci ci sono ma non vengono distribuiti. Alimentando il sospetto che qualcuno ricorra al boicotiaggio. E il malato si deve rivolgere al giudice che è costretto ad intervenire». Il pretore Vincenzo Toscano, senza neppure sentire l'altra parte (sarebbe passato troppo tempo per fissare l'udienza e per il resto) e, visto «che il decreto legge richiederà ancora tempo prima che la sua operatività venga a regime», ha ordinato all'Asl di consegnare, sensa spese per la paziente, le dosi di somatostatina e altre sostanza per la durata della cura. Intanto il pm Guariniello scopre che all'ospedale Regina Elena di Roma, su otto malati ammessi al protocollo 8, ben 7 hanno rinunciato al trattamento, mentre soltanto ad uno sarebbe stato somministrato il tanto discusso Endoxan. [n. pie.]
Persone citate: Antonio Caputo, Bindi, Di Bella, Guariniello, Raffaele Guariniello, Vincenzo Toscano
Luoghi citati: Roma
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