Impiego a rotazione agli ex disoccupati

 Impiego a rotazione agli ex disoccupati In Piemonte dal '95 coinvolti 5 mila lavoratori socialmente utili e mai per oltre 12 mesi Impiego a rotazione agli ex disoccupati L'assessore: così si evitano tensioni | occ^one LE manifestazioni dei comitati dei lavoratori socialmente utili di Napoli e altre città del Sud - che chiedono l'assunzione nella pubblica a amministrazione - hanno riportato l'attenzione su uno strumento tampone della disoccupazione che è stato utilizzato, ancorché in misura enormemente inferiore, anche al Nord e anche a Torino. Ma in città e in Piemonte gli Lsu non hanno creato tensioni sociali e l'assessore comunale al lavoro, Bruno Torresin, ne spiega la ragione: «Qui siamo riusciti a governare questa situazione perché i lavoratori sono stati impiegati a rotazione e, quindi, non hanno potuto costituire uno stock fisso di persone che, dopo anni di impiego negli Lsu, rivendica il diritto all'assunzione pubblica». Lo scorso anno al Piemonte è arrivato il 3,7% del finanziamento totale per lavori socialmente utili stanziato dal fondo nazionale per l'occupazione, mentre i cantieri di lavoro (che rendono un milione e 200 mila lire al mese, sono rivolti ai redditi zero, durano un anno e per i quali Torino spende una media di 12 miliardi) sono finanziati dagli enti locali. Diverse le ripartizioni alle varie regioni. Alla Campania è andato il 41 per cento, il 12 alla Puglia, il 9 a Sicilia e Lazio, il 6 alla Calabria, il 5 alla Sardegna. In Italia in questo tipo di lavoro sono stati coinvolti decine di migliaia di disoccupati in Piemonte, dal '95 a oggi, non più di 5 mila persone e mai per oltre dodici mesi. Negli anni sono stati impiegati lavoratori o disoccupati da più di due anni, o iscritti alle liste di mobilità o in cassa integrazione, in attività di vario tipo di assistenza, di cura del territorio, di manutenzione urbana, di riordino di settori della pubblica a amministrazione. Lavorano una media di 80 ore al mese per 800 mila lire. Aldo Dutto, dell'assessorato comunale al lavoro, ricorda che molti si sono qualificati e hanno successivamente trovato lavoro: «E' molto significativo il caso di una ventina di giovani utilizzati negli uffici finanziari. Hanno imparato bene e sono stati assunti da una serie di studi di commercialisti che li hanno conosciuti e apprezzati». Nei progetti del Comune c'è una novità importante; al lavoro saranno accompagnate altrettante ore di formazione fi- nalizzata all'acquisizione di una qualifica professionale scelta tra quelle che - secondo le denunce delle imprese - non sono disponibili sul mercato. Spiega Aldo Dutto: ((Abbiamo elaborato 28 progetti per complessive 560 persone. Saranno formati, tra gli altri, manutentori elettrici, idraulici e meccanici, motoristi, bibliotecari. Nei progetti sono coinvolte anche le ex aziende municipalizzate». E Torresin aggiunge: «Si tratta di un utilizzo non assistenziale dei lavori socialmente utili. E anche di un contributo al complessivo mercato del lavoro torinese. Infatti da tempo l'Unione industriale dice che le imprese non trovano certe figure professionali da assumere; speriamo che così possano soddisfare le loro esigenze e creare dei posti». Ma Torresin denuncia un problema: «Stiamo ancora aspettando dal fondo nazionale per l'occupazione i 32 miliardi che ci servono per attivare questi progetti. C'è l'assicurazione del ministro Treu che questo accadrà al più presto, però noi aspettiamo da gennaio». E Aldo Dutto aggiunge: «A Napoli i fondi naturalmente sono già ar¬ rivati». Ieri in serata il ministro Treu ha accelerato la ripartizione dei fondi per Lsu con 335 miliardi al Sud e 112 per le regioni del Centro-Nord. Il vero problema della disoccupazione torinese - che come ricorda Torresin è tra le più alte del Nord-Ovest - rimane quello dei lavoratori adulti (espulsi dall'industria, da piccole aziende) soprattutto donne a bassa qualifica che hanno reddito zero. Dutto: «Sono circa 3 mila famiglie che vivono di assistenza e, probabilmente, di lavoro sommerso». Torresin ricorda questo nodo e aggiunge: «Il governo deve tener conto della situazione torinese. Io temo molto che in autunno ci possano essere contraccolpi negativi sull'occupazione in coincidenza con la fine degli incentivi all'auto. Noi possiamo usare tutti gli strumenti possibili per arginare il disagio sociale e contenerlo, ma deve essere chiaro che il problema rimane quello dello sviluppo; senza sviluppo non c'è nuova occupazione». Marina Cassi I LAVORI SOCIALMENTE UTILI IN PIEMONTE Totale 4078 DONNE 2944 NESSUN TITOLO STUDIO 2,6% UOMINI 1134 LICENZA ELEMENTARE 13,1% 18-24ANNI 27,6% LICENZA MEDIA 38,0% 25-31 ANNI 22,1% QUALIFICA PROFESSIONALE 2,0% 31-40ANNI 22,2% DIPLOMA 36,5% 40-50 ANNI 18,8% LAUREA 3,3% OLTRE 50 ANNI 9,1% FONTE: Comune di Torino L'assessore al Lavoro Bruno Torresin