Venezia, la forza del coraggio

Venezia, la forza del coraggio Novellino, maestro di realismo, spiega pregi e limiti della neopromossa Venezia, la forza del coraggio «Siamo una barca a remi che non teme le corazzate» MOENA DAL NOSTRO INVIATO «Professionismo, dedizione, cura del minimo particolare. Ma il calcio non è tutto, ci sono altri valori». Walter Novellino - 43 anni - va controcorrente (tecnici rampanti come lui - Materazzi, Delio Rossi, Colomba - dicono di vivere per il pallone). E' un personaggio insolito, che dieci anni fa si è tuffato nella moda con Benetton: «Ho capito subito che il calcio è grandi gioie e grandi amarezze. E allora ho lasciato sfogo al mio pallino per il commercio, con Benetton, quando vidi finire la mia carriera di giocatore. Sono un tipo realista che sa dare alla famiglia il giusto peso. Anche se io vado in giro per l'Italia mentre mia moglie e le due figlie vivono a Perugia».. I giovani pressano, c'è una bella opera di svecchiamento sulle panchine di serie A. «La nostra è una generazione che sta crescendo. Dobbiamo prendere il posto dei "maghi". Beati loro, hanno avuto una vita più facile della nostra. Io credo nel lavoro in équipe: direttore sportivo, preparatore atletico. Bravi quelli che fanno da soli, io non ci provo proprio». Il realismo di Novellino si rispecchia sul campo da gioco: «Oggi vanno di moda i numeri e allora dico che preferisco il 4-4-2, ma il mio è un modulo flessibile. Non disprezzerei un sano catenaccio contro la Juventus. Io voglio vincere, ma so che a volte un pareggio vale la vittoria. E affronto il debutto in A chiedendo al Venezia bravura e umiltà. Siamo una grande barca a remi che deve affrontare senza paura le corazzate del campionato italiano». Il Venezia ha speso 25 miliardi per rinforzarsi: quattro e mezzo sono stati investiti in baby brasiliani (Fabio, Tacio, Marcone). Due difensori ed un centrocampista. Altri 4 per il nigeriano Zeigbo, attaccante preso dal Varsavia che di I anni ne ha 21. H tutto sperando di aver pescato bene. Novellino li sta valutando: «La qualità è ancora da capire. Io sarei per gli italiani, anche se spesso gli stranieri dimostrano grande genialità. Io comunque prenderei soltanto gente del tipo Zidane». Va di moda la difesa a tre e Novellino quasi si scandalizza: «La mia attività con Benetton mi ha insegnato che ogni anno mostra la sua mania. Ma i pantaloni blu e neri, i colori pastello vanno sempre. E io mi tengo i miei quattro in difesa». Capitolo Gaucci. «Perugia è la mia città, le devo tanto e tanto le ho dato. Con il presidente ho quasi un buon rapporto. In C sono arrivato allo spareggio e mi ha tolto la squadra per darla a Castagner. Io poi ho fatto bene a Gualdo Tadino e lui mi ha richiamato. Avrei dovuto dar retta a Graziella, mia moglie, e invece ho accettato per tornare in B. Dopo un pugno di domeniche l'addio. Eppure stavo facendo bene con i giovani, ma Gaucci ha puntato su Galeone e gli ha comprato anche la Torre Eiffel. Però sono convinto che avrei vinto anche io se me ne avessero dato la possibilità». Defilato, ma sempre al fianco di Novellino, c'è il ds Di Marzio: trenta anni di calcio hanno un valore anche se «oggi tutto cambia e il pallone sembra in preda a cellule impazzite». Di Marzio gonfia il petto: «Il Venezia conta su un'organizzazione che sa pescare all'estero. Zeigbo l'ho visionato dieci volte. Abbiamo giovani riconosciuti tra i migliori: affrontiamo la serie A con una giusta miscela di gioventù ed esperienza». La legge Bosman. «Dicevano che avrebbe fatto da calmiere e invece... D'altra parte bisogna adeguarsi ai tempi, io sarei per contratti annuali, come per i cantanti lirici. Questo è il futuro, non ci sono più giocatori bandiera e la SuperLegu incombe. Cerchiamo di salvare il salvabile». Piero Serantoni rf LO SCHEMA DEE VENETI CARNASCIALI ^ LUPPi PEDONE IACHINI MANIERO BgSSBBHHMNHHNm & TAIBI DAL CANTO PAVAN VOLPI DE FRANCESCHI 11 i\\ SCHW0CH

Luoghi citati: Gualdo Tadino, Italia, Moena, Perugia, Varsavia, Venezia