Crippa: devo pagare un debito di Bruno Bernardi
Crippa: devo pagare un debito TORINO Il centrocampista, gregario di lusso, promette grinta e sudore Crippa: devo pagare un debito «Con la società che mi ha lanciato» FENIS DAL NOSTRO INVIATO Nel calcio ci sono i Fenomeni e i gregari. Massimo Crippa è orgoglioso di appartenere alla seconda categoria. Ma, nella sua borraccia, c'è champagne di marca. In altre parole, è un gregario di lusso al servizio dei fuoriclasse. Una vita di corsa, prima nel Napoli di Maradona, e nella Nazionale di Robi Baggio, poi nel Parma di Zola, ora nel Toro di Lentini. La grinta e i muscoli à sostegno della fantasia. A 33 anni, la troppa voglia di correre gli è già costata una contrattura alla coscia destra, ma ci vuole ben altro per bloccare Crippa. Ieri ha ripreso la preparazione e oggi, se la risonanza magnetica cui si sottoporrà ad Aosta darà esito confortante, conta di collaudare le sue condizioni in partita martedì 11 ed essere pronto per l'avvio in Coppa Italia, il 23 a Bergamo contro l'Alzano Virescit. In Val d'Aosta c'è anche il Parma. Crippa l'ha visto in tv con l'Inter, senza avvertire nostalgia anche se ai suoi ex compagni, e in particolare alla famiglia Tanzi, augura di conquistare quello scudetto che lui ha vinto nel Napoli ma, nel Granducato, ha inseguito invano per un quinquennio, pur centrando altri trofei prestigiosi come la sua seconda Coppa Uefa e la Supercoppa europea: «Nella scorsa stagione dicevano che il problema del Parma era il centrocampo. Niente di più falso. Sensini, Dino Baggio e Stanic sono andati spesso a bersaglio. Anch'io ho segnato due gol ed ho provocato due autoreti degli avversari. I difetti, dunque, erano altrove. Acqua passata». Comunque, Crippa ritiene che a Malesani sia stata affidata una squadra competitiva. Ma non ha rimpianti: (Avrei avuto poco spazio nel Parma e ho colto al volo l'occasione di tornare al Toro. Per me vincere il campionato di B con la maglia granata è come uno scudetto altrove». Ha firmato un contratto biennale accettando una notevole riduzione dell'ingaggio. L'ha fatto per l'amore verso, la società che lo prelevò dal Pavia in CI per un miliardo, lo lanciò in serie A e ne fece uno dei pezzi pregiati del mercato, cedendolo al Napoli per quasi 8 miliardi: uno dei grossi colpi messi a segno da Moggi. Da allora, Crippa di chilometri ne ha coperti tanti con 11 campionati nella massima divisione (326 partite, 21 gol) e 17 presenze in Nazionale A, un gol. Ha alle spalle una lunga esprienza in tante battaglie. Ricorda, in particolare, quelle col Napoli: «Maradona è stato l'unico capace di vincere da solo una partita. Diego stravedeva per noi giovani, per me, Ferrara e De Napoli. Ricambiavamo il suo affetto. Grande anche Careca. Ma se il ciclo napoletano è stato il più esaltante, il Parma mi ha regalato grosse soddisfazioni: Asprilla e Zola avevano colpi da campioni veri». Al Toro ritrova altri ex gialloblù, Bucci, Minotti, Maltagliati e Brambilla. L'ambiente gli piace e la sua prima volta in B lo stimola: «Posso disputare altri due campionati a buon livello. Mi sento in debito con il Toro e voglio dare qualcosa in cambio di quanto ho avuto dieci anni fa». Suo padre Carlo giocò ala nel Toro Anni 60 e segnò un gol decisivo in un derby. Massimo ha provato l'atmosfera del derby e sogna di ritrovare la Juve tra una stagione. Crippa, il settepolmoni, sa che lui, Sanna e Scienza dovranno puntellare un attacco a trazione anteriore: «Siamo tutti e tre votati al sacrificio. E' un Toro che ha un attacco formidabile con bomber come Ferrante e Artistico e gente come Lentini, Parente e Scarchilli che, tra i cadetti, fanno la differenza. Siamo un bel gruppo. Dobbiamo solo evitare di pensare che, all'inizio, troveremo avversari facili. Partire bene sarà fondamentale. Non possiamo nasconderci. Di riffe o di rafie, questo Toro dovrà andare in serie A». Bruno Bernardi Massimo Crippa, 33 anni e ancora tanta voglia di correre
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