Tosca si uccide in Curva Nord

Tosca si uccide in Curva Nord Melomani in calzoncini e molti turisti ieri sera per la prima esecuzione, repliche fino al 12 Tosca si uccide in Curva Nord All'Olimpico quindicimila «fanspucciniani» ROMA. La «Tosca» allo Stadio Olimpico, al prezzo popolare di ventimila lire, sotto una cappa d'afa che si taglia con il coltello, al termine di una giornata da 35 gradi all'ombra con prove venate da un certo generale nervosismo, non può che avere il sapore acquoso di una fetta di anguria. Privata del fascino del teatro, della forza delle voci degli interpreti che qui sono costretti a esibirsi con l'aiuto dei microfoni, l'opera di Puccini finisce per diventare una delle tante occasioni offerte ai romani elle non sono andati in vacanza per trascorrere qualche ora al fresco. Così ieri, intorno alle 19, la folla degli appassionati della lirica ha cominciato a raggrupparsi ai cancelli dell'Olimpico: fra gli altri c'erano Pippo Baudo, il regista Ettore Scola, il segretario della Cgil, Sergio Cofferati (superesperto di lirica: «Puccini non amava Tosca»), il ministro Flick, Vittorio Sgarbi, il direttore dei programmi RadioRai, Giancarlo Santalmassi e, come sempre, un folto gruppo di assessori comunali capeggiati dal sindaco Francesco Rutelli e signora; poi, inevitabilmente, come fosse la «prima» all'Opera, signore elegantissime. Fortunatamente c'erano anche orde di turisti molto «casual» che brandivano bottiglie di acqua minerale, calzavano sandali e indossavano pantaloncini al ginocchio. 11 regista Giuliano Montaldo ha fatto di tutto per aggiungere fascino all'appuntamento e il cast degli interpreti, dal direttore Daniel Oren a Ruggero Raimondi (Scarpia), Maria Guleghina (Tosca), Vincenzo La Scola {Cavaradossi), è fra i più scintillanti disponibili sulla piazza. Il problema è un altro: la curva Nord non si addice alla lirica, il regno del tifo più scalmanato fa fatica a trasformarsi in un posto dove, in educato silenzio, si godono i virtuosismi dei cantanti e le bellezze della musica. Anche i luoghi hanno un'anima, una storia che viene a galla, un'aura che li circonda sempre e comunque. E allora passi se al posto dei tifosi del calcio ci sono quelli del rock o della musica leggera. Per i melomani, anche i più volenterosi, il discorso è diverso. Certo, «Tosca» è la più romana fra le opere liriche, quella forse più radicata nella cultura della città e gustarla avendo ìa possibilità d'intravedere sullo sfondo i luoghi dove si svolge la vicenda è sicuramente attraente. I quindicimila che hanno trovato posto sugli spalti (l'anno scorso il primo esperimento di opera allo stadio aveva avuto un pubblico molto più ampio: circa 50 mila presenze) hanno potuto seguire lo spettacolo osservando in lontananza la sagoma di Castel S. Angelo. Il resto della suggestione viene dalle scene costituite da tre grandi elementi che cingono lo spazio dell'azione: nel primo atto si vedono gli interni barocchi della Chiesa di Sant'Andrea della Valle; nel secondo, grazie a una rotazione di piattaforme, ecco apparire le stanze del Palazzo Farnese dove Tosca uccide il perfido barone Scarpia; nel terzo prendono forma gli spalti di Caste) S. Angelo dove si consuma la doppia tragedia della fucilazione di Mario Cavaradossi e del suicidio della protagonista. Diapositive e proiezioni arricchiscono la rappresentazione che il regista Montaldo ha costruito seguendo una tecnica da montaggio cinematografico: «Agisco con le immagini sui momenti salienti del dramma - ha spiegato -, anche con scene in dissolvenza e perfino con alcuni fuori-campo che permettono al pubblico di osservare tutto quello che accade ai personaggi». L'anno passato, sempre allo Stadio Olimpico, era andata in scena la «Turandot» e gli organizzatori dell'evento osservano che forse rispetto alla «Tosca» (in relica fino al 12) quello spettacolo ha una dose di fascino esotico in più: «Dal punto di vista musicale e teatrale le due opere si equivalgono; in più "Turandot" può contare sull'attrazione esercitata dall'atmosfera orientale che lascia ampio spazio all'immaginazione». Diverse le posizioni dei protagonisti dell'opera: se il tenore Vincenzo La Scola (Cavaradossi) e il basso Ruggero Raimondi sono assolutamente favorevoli all'idea della «Tosca» allo stadio perché così «il melodramma si libera dai velluti dei teatri è la platea dei sostenitori si allarga», il soprano Maria Guleghina la pensa in tutt'altro modo. «La lirica - ha dichiarato ieri la cantante poche ore prima di andare in scena - non è da stadio, non si può essere costretti a utilizzare il microfono, strumento che toglie qualsiasi sfumatura alla voce. In questa maniera posso essere paragonata a una qualsiasi cantante pop. Comunque, per evitare problemi, abbiamo chiesto di tenere l'amplificazione molto bassa». [f. e] Regia cinematografica di Giuliano Montaldo Polemica Guleghina: «Usando il microfono si perdono le sfumature ma non paragonatemi a una cantante pop» Il soprano Maria Guleghina che ha interpretato il ruolo di Tosca e sotto il direttore d'orchestra israeliano Daniel Oren

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