Terzani, i reportage del camaleonte di Marco Neirotti

Terzani, i reportage del camaleonte Intervista con il giornalista-scrittore: nel suo nuovo libro un continente tra guerra e pace Terzani, i reportage del camaleonte Cina, India, Giappone: treni'anni di Asia dalla parte dei popoli ETTANTAMILA copie e L' artigli sulla testa delle m classifiche. Tiziano Ter11 zani in Asia (Longanesi KJj editore) ha vinto. Ma non per mode, curiosità o promozione. Ha vinto perché nell'era della tv crede ancora a un uomo che va a caccia di storie, situazioni, popoli e strade da capire. E questo «dinosauro» del giornalismo, come lui si dipinge, riesce a essere sincero perfino quando dice: «Il primo a sorprendersi per il successo sono io. I libri, una volta usciti, sono come figli, non sai che cosa accadrà loro. A 60 anni capisci che è come andare al casinò: i tuoi numeri non escono sempre, il rosso non esce una volta sì e una no». Terzani, se la vita è come i numeri della roulette, lei dovrebbe giocare da mattino a mattino. «Io arrivavo sempre ultimo alle corse podistiche e, allora, per avere un ruolo nobile, incominciai a seguirle come giornalista. Quando arrivavo dicevano: "El giurnalista" e mi facevano largo. Così ho incominciato a essere curioso davvero. Ad andare a vedere». Scopre l'Asia e la vive, la racconta. E oggi la sua Asia conquista l'Italia. Perché? «E' curioso, questo fenomeno. Io sono un italiano che in qualche modo è straniero. Sono un fiorentino che ha viaggiato per conto di un editore tedesco e ha scritto per gente che non era la sua gente, cercando di raggiungerla con la sua lingua. E l'Italia scopre questo mix». Il mix tosco-tedesco-orientale ci spiega meglio un continente lontano? «Di sicuro colma un vuoto. Abbiamo la tv, che racconta pillole, ci dà l'impressione di aver capito tutto e poi ci lascia a bocca vuota». Nel libro c'è un'Asia attraversata per trent'anni e più, tra guerre e periodi di pace. Perché è credibile? «C'è l'Asia riportata da uno che la sente straordinaria ma non così incomprensibile. Il Giappone è difficile da capire, eppure esistono giornalisti che lo raccontano dopo esserci stati una settimana. Io ho la fortuna di essere sempre rimasto a lungo nei posti». Fortuna non da poco, la sua. «Ho sempre sostenuto che il giornalista è molto più fortuna¬ to del diplomatico. Quando al diplomatico dicono di cambiare sede deve rispondere sì, non può cambiare il governo da rappresentare. Il giornalista può cambiare testata e restare sul posto». Non è per tutti così. «Ci vogliono fortuna e, soprattutto, testardaggine. Non a caso questo libro non è dedicato a mia moglie o ai figli, ma ai colleghi che ci hanno lasciato la pelle». L'Asia va di moda, per turismo, per religioni, per filosofie, anche per viaggi di pedofilia, per moralismo e quant'altro. Il libro è un tour in tutto ciò? «E' un'antologia di esperienze. Io dentro quest'Asia ho grattato. Bisogna pescare con un amo fino. E' una doppia faccia, almeno quella dei dinosauri come me, quelli che vanno a vedere. Nel Vietnam cercavi la situazione a caldo, le piccole storie, gli episodi, ma anche la Storia, senza capire la quale non potevi raccontare i microcosmi». Il mito dell'inviato di guerra... «Non bastano i morti in strada. Li dà la tv. Bisogna grattare la psicoanalisi di un popolo». Un occidentale che viene risucchiato dall'Asia, quanto si fa catturare? da che parte finisce per stare? «L'Occidente ti affida grandi stimoli, altri li trovi lì. La Bivoluzione, Mao, la gente per le strade: vedi sognare e vedi pentirsi d'aver sognato. Fai lo stesso: io ho marciato per Ho Chi Min e io sono stato cacciato dalla Cina». E il Giappone? «E' la visione della modernità. Loro stessi hanno battuto il naso contro il muro». Terzani in abito da indiano, in lino leggero, pacifico come un guru. Quanto ci divora il Paese in cui viviamo? «Un tempo mia madre mi diceva che sembravo cinese. Questo è il mio modo di vivere il nostro mestiere: un atteggiamento da camaleonte: immedesimarsi. I cinesi mi hanno cacciato perché ero troppo cinese. Si tratta di come vuoi entrare fra loro, di una caratteristica dell'animo: ci sono i cocktail alle ambasciate, ma quelli quanto servono per capire un popolo? Ho camminato con l'orecchio al suolo. Dai potenti non impari un Paese. E questo spiega perché i potenti accolgono sempre gli inviati dei dieci giorni e molto meno i corrispondenti che stanno sul posto: avrebbero molto da chiedere, questi ultimi. Gli altri servono per lanciare messaggi». C'è un limite all'immedesimazione? «Ci sei tu. Io in India sono diventato vegetariano. Acquisisci visioni dal mondo, guardi diversamente la mucca. Ma l'India è anche quel tale con una valigia che trasuda sangue e porta pezzi di carne di nascosto in giro». Un viaggiatore di questo genere è obiettivo? «Io non ho mai pensato di essere obiettivo, ho anzi vissuto le lacerazioni dell'occidentale adottato. Sono partito giovane, senza fedi religiose o politiche, senza un occhiale predeterminato, decidendo ogni volta da che parte stare. Hai due occhi che ti fanno scegliere, di qua o di là, inconsciamente selezioni». Ripensamenti? «Vivi un luogo e io giudichi secondo la tua esperienza. Io ho sempre dato giudizi secondo la mia coscienza». Il vero giornalismo è la vita di ogni giorno più che un dotto commento? «Io ho voluto sottolineare l'aspetto più vero di questo mestiere: arrivi e parli con il taxista. Se sei fortunato, cosa che nel giornalismo conta molto, dall'aeroporto all'albergo impari d'acchito moltissimo». Un simile viaggiatore, che beve l'Estremo Oriente, che pensa dell'Italia, come l'affronta e la giudica? «Sogno sempre di tornare a vivere qui per sei mesi come se fossi un laotiano. Essere qui come io ero là, in Laos. In fondo sono scappato da casa per tornarci. Il finale è un ritomo con una valigia che non è piena soltanto di racconti da marinaio. Sono sempre più affezionato all'Italia, è il Paese più esotico che ho visto». Marco Neirotti «Dai potenti non impari un Paese: capisci di più muovendoti in strada che tra i cocktail alle ambasciate» Tiziano Terzani 70 mila copie con «Asia» edito da Longanesi

Persone citate: Longanesi, Longanesi Kjj, Mao, Terzani, Tiziano Ter11, Tiziano Terzani