Diamanti, nubi sui prezzi di Luigi Grassia
Diamanti, nubi sui prezzi Diamanti, nubi sui prezzi CMera una volta l'«imperialismo ™ straccione», adesso va di moda la rivoluzione coi brillanti. I ribelli angolani dell'Unita, protagonisti di una lotta pressoché dimenticata, riprendono prepotentemente la ribalta usando come arma i diamanti, di cui sono in grado di far crollare i corsi mondiali. L'Unione europea ha imposto la settimana scorsa un bando sulle importazioni dalle zone del Paese controllate dagli uomini di Jonas Savimbi, per evitare di alimentare la guerriglia. Ma il gruppo combattente si è dato al contrabbando e inonda il mercato nero di pietre colorate fra le più pure che il pianeta possa offrire. Si preoccupa anche la sudafricana De Beers, che del commercio dei diamanti guida un cartello mondiale. Beffa del destino: in regime di apartheid l'Unita veniva foraggiato proprio dal governo di Pretoria (oltre che da Washington) per fiaccare quello marxisteggiante di Luanda, sostenuto allora dai sovietici e dai cubani. Lo spettro di un crollo mondiale del prezzo dei diamanti sembra giustificato dalla quantità e dalla qualità di materia prima che l'Unita (Unione per l'indipendenza totale dell'Angola) controlla: nelle aree interne del Centro-Nord del Paese si concentra il sei per cento della produzione mondiale, e sono pietre che gli intagliatori di Anversa giudicano fra le migliori. Proprio nella città belga, secondo un rapporto all'Ue rivelato ieri dal britannico «Guardian», avverrebbe lo smercio clandestino. Che non è difficile: le frontiere verso la Namibia, il Congo (ex Zaire) e lo stesso Sud Africa sono un cola¬ brodo, e dal momento che tutti e tre i Paesi sono pure produttori di diamanti, una volta arrivate lì le pietre vengono fatte passare per produzione locale. E in Europa arrivano «pulite». Ma ci sono anche corrieri che provvedono a far arrivare la merce direttamente dall'Angola ai trafficanti europei disposti a chiudere un occhio sulla provenienza, in cambio di uno sconto sul prezzo. L'esportazione illegale minaccia perciò di far cadere il valore dei diamanti, danneggiando non solo i commercianti onesti (come la De Beers, che si è impegnata a rispettare scrupolosamente il bando, per quanto le costi) ma anche i gioiellieri che vedrebbero svalutati i loro stock, e i milioni di risparmiatori che nel mondo hanno scelto i diamanti come bene-rifugio. L'Angola è un Paese nel caos da decenni, eppure l'estrazione dei diamanti è proseguita. La lunga lotta per l'indipendenza dal Portogallo si concluse nel 1975, ma subito dopo cominciò la guerra civile tra l'Mpla, marxista, e l'Unita. Il governo si impose con l'aiuto di migliaia di volontari cubani, che protessero non solo l'estrazione dei diamanti da esportare in Occidente, ma anche (paradossi della politica) gli impianti petroliferi Usa nell'enclave di Cabinda, minacciati da separatisti locali. Nel 'S4 fu avviato un processo di pacificazione, entrato in crisi nelle ultime settimane. E ora i diamanti si trasformano in mitra, granate. E probabilmente mine. Le armi che Lady Diana ha cercato di eliminare da questo Paese. Luigi Grassia
Persone citate: Beers, Diana, Jonas Savimbi
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