E gli analisti temono l'incognita Giappone

E gli analisti temono l'incognita Giappone E gli analisti temono l'incognita Giappone :S';>:;iK;¥:;;&; AFFARE E PAURE MILANO. Attenti al Giappone, ragazzi. I guai possono venire solo di lì, o quasi. Ma non è il caso di esagerare, perché, come recita il detto americano, «La giuria è ancora riunita». Il verdetto non arriverà prima di settembre, lo ha detto Greenspan in persona. Prima, però, c'è agosto, la «silly season», la stagione stupida dove ogni sensazione, giusta o sbagliata che sia, tende a gonfiarsi, a dar fiato alla «bubble economy», le famose «bolle speculative» destinate a sgonfiarsi ai primi freddi. Solo allora si saprà se il Giappone avrà intrapreso misure serie per la ripresa oppure se la deflazione in arrivo da Tokyo contagerà tutto il pianeta. O ancora si saprà se Wall Street potrà dare nuove soddisfazioni oppure se, dopo cinque anni di Toro, è giunta l'ora del «bear market», il regno dell'Orso. Questo e altro si legge nelle «e mail» che collegano le grandi banche d'affaii, sulle due rive dell'Atlantico. La grande finanza, del resto, ormai corre sulla grande rete e la Consob, ieri, ha chiarito che l'eseguito dei contratti realizzati via Internet potrà essere inviato direttamente sullo schermo, senza passaggi di carta. Ma di affari, in rete o no, se ne prevedono pochi, per la verità, in questo agosto ricco di pericoli, almeno nel pianeta dei listini. E così c'è tempo per scambiarsi opinioni, impressioni, alla ricerca di nuove idee per contrastare l'umore prevalente, pessimo, cupo, per niente estivo. «Cieli grigi...» titola la nota della Caboto in rete (file disponibile all'indirizzo u:www.studi.mercmon.flash2.doc). «Per i prossimi due-tre mesi i mercati galleggeranno nervosi ma senza rotture. Alleggerire le Borse su forza e acquistare reddito fisse su debolezza». Pareri così, magari di segno inverso, si inseguono sulla rete, per la gioia degli appassionati delle Borse. In- testa alle preoccupazioni c'è il grande malato d'Oriente, il Giappone. Da Tokyo arrivano messaggi, a prima vista, confortanti. Il nuovo governo potrebbe varare finalmente il taglio delle tasse, stimolando la ripresa. E proprio ieri mattina Koji Tanami, viceministro delle Finanze, ha dichiarato che verranno prese «misure adeguate» per sostenere la quotazione dello yen. Eppure proprio ieri mattina lo yen ha ripreso a scendere sotto il livello di guardia, ad un soffio da quota 146. Perché? Semplice, perché i mercati più che alle dichiarazioni di Tanami credono a quelle di Miyazawa, il ministro delle Finanze che, giovedì scorso, all'atto dell'insediamento ha detto che «yen e Borsa devono svilupparsi in modo autonomo e senza interventi troppo frequenti». Una gaffe? Non ci crede nessuno, dato il personaggio: Kiichi Miyazawa, 78 anni, una moglie americana, vanta stretti contatti con ì grandi banchieri americani e le autorità monetarie di tutto il pianeta. «La realtà - spiega un analista - è che al Giappone interessa svalutare lo yen. Sarebbe il modo meno costoso, dal punto di vista sia finanziario che politico, per rilanciare l'economia. Costa di più far fallire una banca. Eppoi, per paradosso, il Giappone ha bisogno di inflazione. Oggi, in piena recessione, i prezzi scendono e l'economia frena... ». Peccato che una svalutazione dello yen trascinerebbe nel caos l'intero Far East, la Cina soprattutto. «E' un problema in più per l'America che ha privilegiato l'asse con Pechino che, a dire il vero, non ha un grande peso economico, almeno per ora». L'unico modo per evitare guai seri, insomma, è sperare che il Giappone vari al più presto, oltre ai tagli fiscali, un budget aggiuntivo di 10 mila miliardi di yen (130 mila miliardi di spesa pubblica in più) oltre ad un'abbondante iniezione di liquidità. Solo a settembre, però, si avranno indicazioni precise. Prima non si potrà che scommettere, basandosi su impressioni piuttosto che su dati certi. «L'ha detto anche Greenspan» ripetono i messaggi in rete. Ma il presidente della Federai Reserve ha messo anche in guardia contro la corsa di Wall Street. I profitti, ormai, non salgono più e, quel che è peggio, si va diffondendo la sensazione che la festa sia finita. Vero, ribattono i più ottimisti, ma se non ci saranno novità sui tassi, la Borsa Usa reggerà. Dove andranno, altrimenti, i quattrini? Nel Far East no, in America Latina forse (ma non più che negli anni passati). E nessuno ha voglia di vivere un'estate di fuoco sul fronte russo. Qua e là si intravede qualche occasione per far quattrini. Tutti ormai hanno scoperto la Grecia e la lunga rincorsa della dracma all'euro. E non passa giorno senza che qualcuno si presenti sul mercato dell'eurodracma (ieri è stata la volta di Merrill Lynch). Poi ci sono i tedeschi, noiosi ma concreti che continuano a scommettere sulla «curva tedesca». Il gioco è semplice e va avanti da un bel po': si comprano marchi a breve e si investe nei bund, i Btp di Bonn, a lungo. E si lucra la differenza. Ancora un anno fa, quando sul fronte della moneta unica regnava l'incertezza, era un buon modo per far quattrini: oggi ormai le differenze sono minime. Non resta che scommettere su nuovi record dei Btp (oggi il future è sotto le 122 lire, i più ottimisti scommettono su 125). Eppoi c'è la Borsa. In Germania, avverte uno studio, si sta per aprire una stagione di buy-back (riacquisto di titoli propri da parte delle società) che potrebbe, così come è già successo in America, sostenere i prezzi. E l'Italia? Il Toro di luglio ha ridotto i margini di guadagno, non resta che speculare sui grandi matrimoni bancari o scovare qualche, raro, titolo trascurato nella stagione dei rialzi. Poca roba e tanta noia, insomma. Ma attenzione: il «mese degli stupidi» riserva sempre sorprese... Ugo Bertone La Caboto consiglia due mesi prudenti «Puntare meno sulle azioni e di più sul reddito fìsso»

Persone citate: Greenspan, Kiichi Miyazawa, Merrill Lynch, Miyazawa, Semplice, Ugo Bertone