Lo sfido di Capitan Achab alla Presidenza imperiale

Lo sfido di Capitan Achab alla Presidenza imperiale Lo sfido di Capitan Achab alla Presidenza imperiale ■/ACCANIMENTO GIUDIZIARIO UNEW YORK N quarto di secolo fa, scrissi «La Presidenza imperiale», in cui sostenevo che la Costituzione americana prevede una forte Presidenza all'interno di un altrettanto forte sistema di controllo. Quando l'equilibrio viene alterato in favore del potere presidenziale a spese dei controlli, allora si può dire che questo diventa imperiale. Il mezzo secolo di crisi continue, da Pearl Harbor fino alla dissoluzione dell'Unione Sovietica, ha quasi istituzionalizzato la Presidenza imperiale. «Quando il Presidente lo fa spiegò Richard Nixon a David Frost, in un'intervista televisiva sullo scandalo del Watergate - significa che non è illegale». Ma Nixon spinse questa teoria un po' troppo oltre. Il risultato furono le dimissioni per scongiurare l'impeachment, mentre cominciò una vera e propria reazione contro la Presidenza imperiale. Nel '78, infatti, il Congresso approvò l'«Independent Counsel Act», che consente a giudici speciali di condurre indagini senza limiti di tempo e di budget e praticamente senza controlli. La caduta dell'Urss, poi, ha completato la rivolta contro gli abusi del potere presidenziale. La Presidenza imperiale è crollata e, oggi, ne osserviamo una ormai circondata e indebolita da un giudice speciale. L'obiettivo originario di Kenneth Starr era un oscuro contratto immobiliare di 15 anni fa, in Arkansas. Ma si è rivelato infruttuoso, almeno per quanto riguarda il coinvolgimento di Bill Clinton. E allora, Starr, con una contromossa comprensibile soltanto a qualche avvocato, è riuscito a trasformare l'indagine sul Whitewater in un'altra sulla vita sessuale del Presidente. Un po' alla volta ha eliminato i meccanismi di protezione della privacy presidenziale, fino ad allora inviolati. Nonostante le proteste del direttore del servizio segreto e perfino del pre- decessore di Clinton, George Bush, Starr è riuscito a costringere il personale di sicurezza a deporre davanti al gran giurì. Così, oltre a proteggere i Presidenti, adesso il servizio segreto deve agire da spia per conto di un giudice. Starr ha anche ottenuto un'ordinanza per cui i consiglieri legali di Clinton non possono avvalersi del segreto professionale, costringendoli quindi a testimoniare su alcuni colloqui considerati confidenziali. Quindi, diventa difficile capire come il Presidente possa d'ora in poi discutere di qualsiasi questione privata, tranne che con la moglie, visto che non può essere indotta a deporre contro di lui. E' vero che le ferite di Clinton sono in buona parte autoinflitte. Non avrebbe mai dovuto fare ciò di cui è accusato, se davvero l'ha fatto. Ma è avvilente per gli americani, e appare incomprensibile e stupefacente per il resto del mondo, che la crisi della Presidenza debba ruotare su un caso di presunti rapporti sessuali. La maggior parte degli americani, infatti, se prestiamo fede ai sondaggi d'opinione, è convin¬ ta che, anche quando un Presidente si comporti in modo scorretto nella vita privata, si tratti comunque di fatti personali. Quando elessero Clinton nel '92, e poi di nuovo nel '96, sapevano bene di non aver scelto un santo per la Casa Bianca. I gentlemen mentono sempre sulla propria vita sessuale. Sol- tanto gli ingenui dicono la verità. E molti sono convinti che a domande che nessuno ha il diritto di fare non si debbano dare risposte veritiere. L'indignazione che hanno dimostrato alcuni repubblicani sarebbe stata più significativa se si fossero ugualmente scandalizzati per le avventure ses- suali di Warren Harding - ben documentate in una nuova biografia - oppure per le dichiarazioni di Ronald Reagan sull'imbroglio Iran-contras. Il 6 novembre '86, Reagan dichiarò che la vicenda dello scambio armi-ostaggi «non aveva fondamento». Una settimana dopo, la definì «totalmente falsa» e aggiunse: «Noi non cedemmo armi, o altro, in cambio di ostaggi». Le menzogne di Reagan riguardavano i suoi poteri presidenziali, non certo la vita privata, e furono un'evidente ferita inflitta alle sue responsabilità. E lo stesso vale per Nixon e per lo scandalo del Watergate, che riguardava l'autorizzazione presidenziale ad atti come scasso, intercettazioni, manovro sotterranee, falsificazioni, denaro in nero, spergiuro e tentativi di ostacolare la giustizia. Il pretesto di Starr per la sua pruriginosa invasione della privacy presidenziale è la possibilità di inchiodare Clinton, accusandolo di spergiuro, intimidazione dei testi e volontà di ostacolare la giustizia. E' chiaro che il suo obiettivo è quello di preparare la strada all'impeachment. Ma è certo che l'ultima cosa che i repubblicani desiderano è di sostituirò Clinton con il viso fresco e onesto di Al Gore, che allora avrebbe l'occasione di debuttare da Presidente. Preferiscono semmai avere a che fare con un presidente Clinton indebolito e screditato. L'ostinazione di Starr è stata giustamente paragonata alla monomaniacale caccia del capitano Achab alla Balena Bianca. Il capitano in guerra contro la Presidenza americana: se Starr non demorderà, potrebbe arrecare un danno permanente al sistema americano di governo. Quando è troppo, è davvero troppo. Arthur Schlesinger Jr. Copyright «The New York Times» e per l'Italia «La Stampa» L'ostinato lavoro del procuratore sta danneggiando il sistema di governo americano Per anni l'equilibrio del potere è stato a favore della Casa Bianca ma ora si è stravolto tutto: quando è troppo è troppo Da oggi gli agenti del servizio segreto oltre a proteggere il leader dovranno agire come spie di qualsiasi giudice I Clinton salutano la folla dalla scaletta dell'aereo a East Hampton A sinistra Richard Nixon e Ronald Reagan A destra Arthur Schlesinger Jr

Luoghi citati: Arkansas, East Hampton, Italia, Unione Sovietica, Urss