Cina, inondazione di Stato per salvare la città-fabbrica

Cina, inondazione di Stato per salvare la città-fabbrica Il governo ha abbattuto dighe e provocato l'allagamento delle campagne per proteggere Wuhan Cina, inondazione di Stato per salvare la città-fabbrica OL DISASTRO DELLO YANG-TZE PECHINO ENTRE milioni di cil nesi erano impegnati a fronteggiare una delle inondazioni più gravi del secolo nel bacino del fiume Yang-tze, le autorità di Pechino hanno riconosciuto ieri di aver volontariamente inondato intere campagne per proteggere la città di Wuhan, il grande agglomerato industriale di sette milioni di abitanti della provincia di Hubei, nel centro della Cina. Il bacino del fiume più lungo del Paese e le province circostanti sono coinvolte da oltre un mese da inondazioni catastrofiche, che sono costate la vita a oltre millecinquecento persone, secondo i bilanci ufficiali. L'ampiezza delle operazioni di salvataggio è all'altezza degli eccessi di questo fiume di oltre 6380 chilometri, sinistramente noto per le inondazioni devastanti che sconvolgono a intervalli regolari le regioni fertili e densamente popolate che attraversa. Milioni di militari e civili si danno il cambio giorno e notte per sorvegliare le condizioni delle dighe, e la televisione di Stato diffonde ogni giorno immagini di soldati infagottati in giubbotti di salvataggio mentre rovesciano freneticamente centinaia di sacchi di sabbia in un'acqua fangosa e tentano di colmare le brecce a mani nude, lavorando immersi nell'acqua. Mentre tre milioni di persone sono state costrette a lasciare le loro case, centomila medici sono stati inviati nelle zone coinvolte del Centro e del Sud della Cina, per prevenire la comparsa di epidemie di colera, epatite e dissenteria. Le autorità avevano fino a oggi smentito di aver volontariamente «sacrificato» zone rurali per proteggere l'agglomerato industriale di Wuhan, minacciato da settimane dal disastro. L'inondazione pre¬ ventiva era socialmente costosa - una casa vale un'intera vita di risparmi per una famiglia di contadini -, le autorità non intendevano imporre questo sacrificio alle famiglie rurali (che già lamentano un'eccessiva pressione fiscale) se non in caso di estrema urgenza. L'agenzia «Nuova Cina» non ha precisato la data dell'operazione, che è comunque passata sotto silenzio alla televisione di Stato, dove tutti i reportages si occupano piuttosto dell'eroismo delle truppe nella loro lotta contro i flutti piuttosto che delle sofferenze dei senzatetto. Un altro segno della gravità della situazione: il presidente Jiang Zemin, che si tiene personalmente informato della situazione del tempo ora per ora, ha esortato la settimana scorsa le truppe dell'Esercito popolare di liberazione a «combattere o morire» nella loro battaglia contro le acque dello Yang-tze. Lo scorso fine settimana molti militari, schierati uno ogni cinquanta metri lungo il fiume a Wuhan, sono rimasti in stato d'allerta giorno e notte per sorvegliare le condizioni delle dighe, da cui dipende la sicurezza di centinaia di migliaia di abitanti del bacino fluviale. Dal momento che la furia del grande fiume si è scatenata per un periodo eccezionalmente lungo, la situazione dei profughi si fa di momento in mo¬ mento più critica. «Milioni di persone vivono da un mese e mezzo sulle dighe, in ricoveri di fortuna, a una temperatura di 36 gradi», racconta Arne Jacobsen, al ritorno da una missione sul posto. Le agenzie umanitarie si allarmano anche per la diminuzione delle risorse alimentari e per la mancanza di medicinali nelle regioni coinvolte dal disastro. «Anche le razioni di riso cominciano a diminuire», spiega il responsabile della Federazione internazionale della Croce Rossa. L'accesso all'acqua potabile si rivela ugualmente problematico per i cento milioni di persone che abitano le zone sconvolte dalla tragedia. «Nei tempi di inondazioni, è paradossalmente la mancanza d'acqua potabile a porre problemi - spiega Marcel Roux, dell'organizzazione umanitaria «Médecins sans frontières», Medici senza frontiere, che ha inviato carichi di pastiglie per la purificazione dell'acqua nella regione dello Guanxi -. L'acqua del fiume inonda i pozzi e la maggior parte dei luoghi in Cina sono infestati dai topi. Quindi l'acqua va trattata prima di essere bevuta». Durante l'ultimo fine settimana intense piogge hanno battuto la provincia del Sichuan, a monte di quella interessata dal disastro. Si teme un ulteriore aggravamento della situazione nei giorni a venire. Si fanno sempre più critiche le condizioni di molte dighe, messe a dura prova da un periodo straordinariamente lungo di precipitazioni, e quindi divenute più fragili proprio mentre soldati e popolazione civile sono spossati da oltre un mese di lotta senza interruzioni contro le onde. «La situazione è sempre preoccupante - dichiarava venerdì scorso il viceprimo ministro Wen Jaboa, passando in rassegna truppe sul luogo -. Le acque sono sempre alte, mentre gli uomini e il materiale sono allo stremo delle forze». Mentre le autorità fanno ricorso a ogni arma di propaganda per sostenere il morale delle truppe, alcune voci denunciano la mancanza di manutenzione delle dighe e la negligenza umana come causa del disastro. Tonnellate di terra e detriti sono stati riversati per anni e anni nel grande fiume, con la conseguenza che il letto è andato gradualmente alzandosi rispetto alla pianura circostante. In alcuni punti le dighe restano l'ultimo bastione tra le acque del fiume e, a qualche metro di dislivello, pianure gremite di uomini. Anne Loussouarn Copyright «Liberation» e per l'Italia «La Stampa» LE CATASTROFI DEL SECOLO 1931. Le piogge più intense dei primi trentanni del Novecento uccidono centocinquantamila persone, fanno tre milioni di senzatetto e inondano oltre quattro milioni di ettari di terre coltivate 1932. Oltre centoquarantamila persone muoiono lungo il corso dello Yang-tze tra Yichang e Jiujiang, per un'inondazione che distrugge 400 mila case e devasta un milione e mezzo di ettari di campagna 1954. Il livello del grande fiume supera quello storico del 1931, ma le dighe salvano la città di Wuhan: muoiono in trentamila 1981. Il disastro sconvolge le città del Sichuarì: millecinquecento morti, 30 mila feriti, 150 mila senzatetto e 700 mila ettari devastati 1988.1 morti sono 1150, diciassette milioni di cinesi sono costretti a lasciare le loro case: ottomila miliardi di dollari di danni a Hubei e Jiangxi lii[i>iilil:llililll i il\ : il.■;. : il VfvSi-S.iìsSSSSI^Sa; Sono tre milioni i cinesi rimasti senza casa per la furia dello Yang-tze Da un mese civili e militari lottano a mani nude per sostenere le dighe Ma intere campagne sono state allagate per' sottrarre alla furia del fiume la città di Wuhan

Persone citate: Anne Loussouarn, Arne Jacobsen, Jiang Zemin, Marcel Roux, Wen Jaboa

Luoghi citati: Cina, Italia, Pechino, Wuhan