«Vìa agli aiuti ma con garanzie» di Raffaello Masci

«Vìa agli aiuti ma con garanzie» «Vìa agli aiuti ma con garanzie» Maurizio GaspaSROMA OLDI sì, ma solo a fronte di garanzie, di impegni chiari e verificabili». Ecco cosa propone Maurizio Gasparri - ex sottosegretario all'Interno ed esponente di punta di Alleanza nazionale - a proposito dei «patti di riammissione» di clandestini che il nostro governo sta stipulando con alcuni Paesi del Sud del Mediterraneo (il Marocco prima, e la Tinisia ora). ' Ma comunque, Gasparri, l'idea di dare aiuti in cambio di un impegno alla «riammisisone» dei clandestini, può essere premiante oppure è destinata al fallimento? «Io mi rendo conto che esiste una esigenza di cooperazione internazionale che veda i Paesi più sviluppati impegnati a sostenere la crescita degli altri. In questo senso esiste da tempo una collaborazione tra l'Italia e altri Paesi del Mediterraneo. Ora però, a fianco a questa cooperazione per così dire "tradizionale" noi chiediamo un impegno a combattere le fughe clandestine verso le nostre coste e, quando i fuggiaschi siano stati riacciuffati, a riprenderseli. Ecco: sulla capacità (o volontà) di tenere fede a questi accordi, io ho molti dubbi». Vuole dire che i soldi devono essere il corrispettivo delle garanzie di controllo sui clandestini. Altrimenti niente? «Io sono anche disposto a dare fiducia a questi Paesi, fino a prova contraria, beninteso. Però dico che per la nostra tranquillità noi dovremmo capire che fine fanno i nostri aiuti, se vanno veramente in cooperazione e se, effettivamente, i Paesi con cui prendiamo degli accordi in materia di immigrazione fanno poi dei programmi operativi, seri e affidabili per combattere le uscite clandestine dal loro territorio. E questo, sia chiaro, vale per la Tunisia come per chiunque altro». Sembra che l'esperienza con l'Albania in questo senso sia stata positiva, e può costituire un interessante ri precedente, non crede? «Mi pare invece che non sia andata bene proprio per niente...». Onorevole, atteniamoci ai fatti: da quando si è attivato un programma di collaborazione con l'Albania, non ci sono stati più sbarelli di massa e il Paese si sta sviluppando. O contesta anche questo? «Beh, insomma, adesso non voglio muovere accuse dirette al governo albanese, ma la sensazione di essere stati menati per il naso è forte. Consideri che noi abbiamo finanziato almeno tre volte un accordo per la formazione delle forze di polizia albanesi, l'ultima volta con ben 60 miliardi. E per tutta risposta dobbiamo constatare che i controlli sul territorio sono ancora assai esigui. Pensi, per esempio, che il prefetto Sotgiu, che per conto dell'Onu è andato a controllare il traffico di droga in quel Paese, ha scoperto che in 34 distretti su 36 si coltiva cannabis, e la nostra polizia ha decuplicato i sequestri di droga che provenivano dall'Albania. Quanto poi alla questione dei clandestini, guardi che non arrivano più le grandi navi con le grandi folle, ma lo sbarco di barchette e gommoni è continuo in Puglia, e anche li di centri di "permanenza" se ne vedono pochi». Insomma, che vuole dire, onorevole? «Voglio dire che mi sta bene dare soldi ai nostri vicini meno fortunati, ma a fronte di impegni chiari e verificabili. E se vengono meno a questi impegni, i cordoni della borsa si devono restringere». Teme che questi Paesi possano alzare il prezzo di volta in volta? «Loro ci possono anche provare. Il problema è capire se il nostro governo è in grado di tenere loro testa ed esigere il rispetto dei patti, oppure se si limita ad un semplice trasferimento accontentandosi di una generica collaborazione tra Paesi mediterranei, con risultati zero. Ed è proprio di quest'ultima ipotesi che ho paura». Raffaello Masci Maurizio Gasparri

Persone citate: Gasparri, Maurizio Gasparri, Sotgiu

Luoghi citati: Albania, Italia, Marocco, Puglia, Tunisia