«Oltre ai soldi anche tecnologia»

«Oltre ai soldi anche tecnologia» «Oltre ai soldi anche tecnologia» Enrico Letta AROMA BBIAMO il dovere morale di aiutare Paesi meno fortunati e geograficamente a noi vicini. E abbiamo anche un interesse politico a farlo, perché soltanto la via della cooperazione può consentirci una convivenza pacifica, civile e senza un travaso indiscriminato e clandestino di immigrati verso le nostre coste». Questo dice l'economista Enrico Letta, vicesegretario del partito popolare. Il suo discorso è molto nobile, Letta, però non rischiamo di creare altri poli di assistenzialismo al di là del Mediterraneo? «A questo rischio si può ovviare non trasferendo semplicemente dei fondi, ma tecnologie, conoscenze, formazione. Ecco, soprattutto formazione, affinché le popolazioni con cui si coopera possano acquisire al loro interno gli strumenti di riscatto economico e sociale». Letta, stiamo alle cifre: noi diamo 150 miliardi alla Tunisia perché si riprenda indietro i clandestini, e accordi analoghi li abbiamo fatti con Marocco e Albania. Il patto ha dei termini molto chiari, non crede? «Le somme a cui fa riferimento sono soltanto un punto nel più ampio piano di cooperazione con questi Paesi. Noi non dobbiamo dire "vi diamo i soldi a patto che vi riprendiate i clandestini", ma vi aiutiamo affinché non ci siano più persone costrette a scappare in clandestinità, ma solo emigranti che, liberamente e responsabilmente, giungano in Europa. Poi, beninteso, chi si sottrae a questo patto e continua a varcare clandestinamente il Mediterraneo, deve essere rispedito indietro con la collaborazione dei Paesi di provenienza. Mi sembra ovvio. E' giusto che sia così, ma è solo un aspetto, ripeto, di un accordo più ampio». E se questo accordo non funziona? Se i clandestini continuano ad arrivare e i loro Paesi non se li voglio- no riprendere? «Non parliamo in astratto. Guardiamo ai fatti concreti: l'esempio dell'Albania è stato sostanzialmente positivo. Noi ci siamo fatti carico come pochi altri delle esigenze di questo nostro vicino e la situazione in quel Paese è notevolmente migliorata. Gli esodi biblici si sono fermati, i rapporti con noi sono diventati di serena cooperazione». C'è chi, invece, contesta la sua tesi e dice che l'esperimento Albania è stato costoso e sostanzialmente fallimentare, con una delinquenza ancora molto diffusa e con sbarchi continui sulle nostre coste. Lei che cosa replica? «Senta, l'Albania non sarà la Repubblica di Platone come non lo è nemmeno l'Italia, ma dire che le cose non sono cambiate, e proprio per effetto della cooperazione, mi sembra negare l'evidenza. E' vero, ci sono ancora sporadici tentativi di raggiungere l'Italia, ma non ci sono più gli sbarchi di massa, non c'è più quella che sui giornali veniva chiamata "l'emergenza Albania"». Insomma, lei è convinto che se vogliamo la fine degli assalti dei clandestini dobbiamo mettere mano al portafogli? «Io dico che esiste una questione sociale tra Nord e Sud del mondo e non possiamo fare finta che non ci sia. Vogliamo provare realisticamente ad affrontarla, e a dare delle risposte di cooperazione, di tolleranza e - in definitiva - di civiltà, oppure pensiamo veramente che sia solo un problema di polizia e di vigilanza armata delle coste? Siamo seri: abbiamo bisogno degli immigrati e loro hanno bisogno (e desiderio) di venire nel nostro Paese. Questo flusso migratorio può essere molto positivo, ma richiede di essere governato con la collaborazione attiva dei Paesi di provenienza. Tutto questo ha un costo, certamente, e allora?». [r. mas.] Enrico Letta

Persone citate: Enrico Letta, Letta, Platone

Luoghi citati: Albania, Europa, Italia, Marocco, Tunisia