«Tutte le bugie dei generali»

«Tutte le bugie dei generali» «Tutte le bugie dei generali» Ecco perché ipm vogliono processarli LA RICHIESTA DEI PM ROMA 01 siamo stati avvisati che c'era stato un incidente, e abbiamo sentito delle voci per cui poteva essere stato un missile. Così ho chiamato immediatamente le operazioni aeree della Sesta flotta...». E' la dichiarazione dell'assistente dell'addetto militare all'ambasciata Usa di Roma McBride, raccolta a Washington nel 1992, su quanto accadde subito dopo la strage di Ustica. E il suo collega Coe aggiunge: «C'erano intelligence aircraft (aerei che registrano voci e segnali) che volavano su e giù per il Mediterraneo, e i libici ne erano consapevoli. Non sono in grado di dire quando ciò ha avuto luogo, posso sbagliarmi, potrebbe essere prima o dopo l'incidente. Ma i militari degli Stati Uniti e dell'Italia si erano preoccupati per una possibile intercettazione da parte dei libici nella zona in discussione». Anche le testimonianze dei due militari statunitensi sono finite fra le prove a carico dei generali dell'Aeronautica che la procura di Roma vuole processare per «attentato ad organi costituzionali». Perché dimostrano - insieme con altri elementi - che nei giorni successivi alla tragedia l'Arma azzurra avviò una sorta di indagine parallela per verificare l'ipotesi del missile, senza che di questo sia stato mai informato il governo dell'epoca. «Mentre le autorità politiche - scrivono i pm a commento delle deposizioni dei due americani -, per non parlare di quella giudiziaria, venivano tenute all'oscuro delle ipotesi che si formulavano ad altissimo livello circa le cause della perdita del Dc9, l'ipotesi che l'aereo fosse stata abbattuto da un missile veniva comunicata al gruppo di lavoro dell'ambasciata americana». Dell'indagine parallela sulla strage col governo italiano non fu fatta parola. E fino al dicembre '80, l'unica comunicazione formale al ministro della Difesa fu una nota di poche righe del capo di stato maggiore del- la Difesa, che non diceva praticamente nulla. Poi, il 20 dicembre, al ministero arrivò un'altra nota firmata dall'allora sottocapo di stato maggiore dell'Aeronautica Ferri (uno dei quattri generali per cui si chiede il processo), che i pm definiscono oggi «parziale, fuorviante e sotto taluni aspetti falsa». Scrisse allora il generale che «nella zona non era in corso alcuna esercitazione aerea nazionale o Nato, e nessun velivolo dell'Aeronautica militare si trovava in volo», ma dall'inchiesta giudiziaria è emerso il contrario. Ferri aggiunse poi che dai nastri del Centro radar di Marsala non era stato occul- tato alcun dato, ma tacque accusano i magistrati - delle «incertezze oggettivamente emergenti» dal Centro radar di Licola e delle drammatiche conversazioni con il Centro di Martina Franca. Così come «nulla dice la nota sulle diverse interpretazioni in ordine ai plots anomali che appaiono dal radar di Cimapino». Infine Ferri assicurava che «non operavano nel Mar Tirreno navi o velivoli della Sesta flotta Usa, come dichiarato da Circusnaveur con il messaggio in allegato». Ma di quel documento allegato, secondo l'accusa, venne falsificata la data. L'originale del telex dell'auto- rita militare Usa, infatti, è del 3 luglio '80, un'altra prova dei contatti e dell'indagine compiuta in gran segreto sull'ipotesi del missile, mentre sulla copia inviata allo stato maggiore della Difesa e poi al ministero fu scritta a mano la data del 3 dicembre 1980. Movente della bugia sarebbe stato quello di coprire le bugie precedenti: «L'eliminazione della data del telex - scrivono i pm - consente di posticipare il momento in cui vennero svolte le ricerche di possibile attività volativa statunitense, che invece si erano avviate sin dalla sera stessa del 27 giugno 1980». Anche sul «giallo» del Mig libico ufficialmente caduto il 13 luglio di quell'anno ci sarebbe omissione di comunicazioni alle «competenti autorità governative e ministeriali». I magistrati romani hanno raggiunto la quasi certezza che in realtà quell'aereo (pur se non necessariamente collegato alla strage di Ustica) si sia schiantato sui monti della Sila prima del 18 luglio. Un altro generale imputato, l'ex capo del terzo reparto dello stato maggiore Menilo, scrisse quel giorno sulla sua agenda una serie di dati tra cui: «Aereo caduto 11,05. Tascio - probabile libico. Sios - ha il punto d'impatto - cartina procurarla... Volava pianissimo •• poi è caduto - pezzi... Pilota intatto - documenti addosso. Casco russo - velivolo volava basso» e così via. Come fu possibile, si chiedono i pm, che il giorno stesso avesse tutte quelle informazioni? E ancora, ad occuparsi del Mig fu tra gli altri l'allora capitano del Sismi Alessandro Conforti, che riferisce di essere stato informato della caduta dell'aereo prima della sua partenza per le ferie. Gli inquirenti hanno «documentalmente accertato» che Conforti andò in vacanza il 15 luglio: è l'ennesimo dubbio su ciò che accadde intorno a quel relitto fumante. Giovanni Bianconi «L'Arma azzurra depistò più volte il governo e i magistrati» DICIOTTO ANNI DI INDAGINI 1 DUBBI 1Anche se sono state trovate tracce di esplosivo Tnt-T4, la magistratura non ha le prove per dire se fu una bomba o un missile a far precipitare il Dc9. E' però da escludere una collisione in volo. 2Nel tratto di mare dov'era il relitto del Dc9, è stato trovato un serbatoio supplementare di aereo militare americano. I resti di un aereo militare americano furono poi trovati in un'area desertica della Sardegna. L'aereo sarebbe andato disperso nel 1981. Ma i magistrati non hanno avuto il tempo di indagare. 3Sul fondo marino, intorno ai resti del Dc9, si vedono delle misteriose tracce. Apparentemente di piccoli cingoli. Qualcuno ipotizza l'intervento di un robot subacqueo. Possibile? Per fare che cosa? LE CERTEZZE 1E' definitivamente assodato che il Dc9 non aveva a bordo alcun carico radioattivo. Cade la pista, da fantapolitica, di un contrabbando di uranio, nascosto nella stiva passeggeri, a beneficio di misteriose potenze mediorientali. 2La portaerei americana «Saratoga» non è uscita dal porto di Napoli la sera del disastro. Più che i documenti ufficiali, lo provano le fotografie degli sposini, abbracciati sullo sfondo della baia. Nessun aereo può essere partito da lì. 3E' sicuro che intorno al Dc9 ci fossero aerei militari non identificati. I radar li registrarono a tratti. I magistrati hanno questa sicurezza dopo che la Nato ha collaborato alle indagini, permettendo di leggere «dentro» i codici cifrati. • ■ ■■■■■ ::::."■ -:::'::'::::...... ::::::::.': :'• : :': ::: A sinistra il relitto del Dc-9 dell'ltavia precipitato a Ustica ripescato dal Tirreno

Persone citate: Giovanni Bianconi, Tascio