Dai terroristi ai sassi una vita in prima linea di Claudio Giacchino

Dai terroristi ai sassi una vita in prima linea Dai terroristi ai sassi una vita in prima linea LA CARRIERA DEL MAGISTRATO Maurizio Laudi. In alto, una delle scritte comparse sui muri di Torino TORINO AURIZIO Laudi è uno dei giudici più conosciuti d'Italia. E, non solo da adesso, per i clamori accesi dall'inchiesta sugli attentati in Val di Susa e per le susseguenti minacce degli squatters. Il nome di Laudi vive sui giornali dalla primavera 1978 quando l'allora ventottenne novello giudice istruttore (è nato nel marzo 1950) dovette occuparsi dell'assassinio di Lorenzo Cotugno, agente di custodia delle Nuove trucidato dalle Brigate rosse. Da quel giorno il giovane magistrato torinese entrò a far parte del pool antiterrorismo diventando, insieme a Giancarlo Caselli, il bersaglio numero 1 delle Br. E anche di Prima linea, l'altra formazione eversiva che nel capoluogo subalpino seminò morte sino al 1980. Non a caso, i maxiprocessi per tutto il sangue innocente fatto versare da brigatisti e piellini a Torino sul finire dei Settanta furono istruiti da Laudi con i colleghi Caselli, Giordana, Griffey, Maddalena. Laudi fu il primo a interrogare Patrizio Peci, colui che svelerà chi erano, come vive-, vano e dove si nascondevano i bierre, e Roberto Sandalo che, proprio un mese dopo Peci (aprile 1980), racconterà la catena di crimini di Pi denunciandone gli autori. Innamorato del lavoro, maratoneta degli interrogatori (per oltre un mese fece l'alba interrogando in carcere Marco Donat-Cattin, figura chiave di Prima linea) Laudi è un osso duro anche per i giornalisti: ciarliero se c'è da scherzare, da parlare dei massimi sistemi o del calcio, la sua grande passione, muto o giù di lì appena ci si avventura sul terreno delle indagini cercando di sapere qualcosina. Nel rapporto interpersonale Laudi non è tipo che le mandi a dire, se i cronisti scrivono sciocchezze, «montano la notizia» o quel poco che sono riusciti a carpire, è il primo ad arrabbiarsi, proverbiale il suo laconico: «Attenetevi a ciò che conoscete. E' poco? Pazientate e, chiusa l'inchiesta, sarà forse di più». Proverbiali pure le sue arrabbiature per lo sforacchiamento, davvero raro comunque nelle sue inchieste, del segreto istruttorio. Dopo il terrorismo, il magistrato ha continuato a seguire indagini calde: la mafia con la maxi-istruttoria su quindici anni di morti ammazzati dal clan dei catanesi a Torino, l'inchiesta sul casinò di St. Vincent condotta con i colleghi Tamponi, Lanza e Acordon. Poi, dopo la quadriennale parentesi romana C90-'94) come membro del Csm per Magistratura indipendente (molti anni addietro era stato di Magistratura democratica) Laudi è tornato a lavorare a Torino: promosso procuratore aggiunto coordina il pool che s'occupa dei reati della pubblica amministrazione, ha presieduto alle indagini sui vigili urbani, sui manager delle Usi, sul traffico di visti e passaporti che sta dietro all'invasione delle prostitute nigeriane. E l'inchiesta sui sassi dal cavalcavia. Abbiamo detto che il pallone è un grande amore di Laudi. Da tre campionati il magistrato è giudice sportivo: anzi, il Giudice sportivo, quello che commina le squalifiche in serie A e B di giocatori e campi e multa le società. In precedenza era stato all'Ufficio indagini della Federcalcio, l'organismo che s'occupa delle corruzioni, delle parti¬ te vendute e comprate. E prima ancora, giudice per i campionati dilettanti. Gli squatters hanno riportato il procuratore aggiunto indietro negli anni, a vivere di nuovo con la scorta. Radio Black out, l'emittente del popolo dei centri sociali, subito dopo gli arresti di Edo Massari, Soledad Rosas e Silvano Pelissero aveva lanciato una campagna d'odio contro il magistrato che s'è fatta via via più pesante dopo i suicidi in carcere di Massari e, in una comunità di Bene Vagienna, di Soledad. Gli squatters, per lo più giovani e certamente ignoranti su come e quanto Laudi ha servito lo Stato, hanno subito fatto acriticamente propria questa campagna infarcita di proclami, insulti, demagogie, falsità e minacce diffuse dalia radio con un linguaggio e una vnulenza che ricordano non poco un passato vecchio di nemmeno 20 anni. Claudio Giacchino Da 3 anni è giudice sportivo del campionato di calcio

Luoghi citati: Bene Vagienna, Italia, Torino