LE VERE PAURE DELL'EUROPA di Alfredo Recanatesi

LE VERE PAURE DELL'EUROPA LE VERE PAURE DELL'EUROPA QUALCHE acuto osservatore ha notato che ormai l'intermediazione finanziaria ha assunto dimensioni tali ed impiega una tale massa di bancari, promotori, analisti e consulenti che, per vivere, ha bisogno di un flusso consistente e continuo di domanda di servizi finanziari. La domanda di servizi finanziari sale quando investitori e risparmiatori sentono il bisogno di rivedere le scelte precedentemente fatte. E le scelte precedentemente fatte devono essere riviste ad ogni mutamento delle tendenze di obbligazioni, azioni e cambi. Chiamatela, se volete, globalizzazione; ma anche l'esigenza «corporativa» di chi dell'intermediazione finanziaria vive è diventata globale, ed induce reazioni globali che fanno di ogni erba un fascio, coinvolgendo anche mercati, titoli, Paesi che non hanno ragioni oggettive per venirne coinvolti. Il caso della crisi del Sud-Est asiatico sta diventando emblematico. L'alternarsi tra la speranza che quella crisi rimanga circoscritta ed il rimore che si spanda nel mondo mostra tempi e dosaggi che una specifica regia non saprebbe stabilire meglio. Non solo, ma in un senso come nell'altro i mercati si comportano tutti all'unisono, come se in ogni caso non ci fossero distinzioni tra Paese e Paese, settore e settore. Si sostiene che la svalutazione delle monete asiatiche attribuirà alle esportazioni di quei Paesi una competitività imbattibile che spingerà fuori mercato le produzioni dei Paesi ricchi dove i costi sono enormemente più elevati. Giusto, ma anche prima era così; è sempre stato così da secoli. E se l'Occidente continua ad annoverare aziende manifatturiere anche di Alfredo Recanatesi CONTINUA A PAG. 8 PRIMA COLONNA