Grazie per la bella estate musicale ma il piano frequenze sarebbe meglio di Bruno Gambarotta

Grazie per la bella estate musicale ma il piano frequenze sarebbe meglio RADIO & RADIO Grazie per la bella estate musicale ma il piano frequenze sarebbe meglio L9 AMGHELOS in greco è il messaggero e Angelo si chiamava il cronista che da Beirut domenica sera 26 luglio ci informava del memorabile concerto dell'Orchestra e del coro della Scala. Non è impresa da poco districarsi in un concentrato di nomenklatura da far venire i brividi e perciò comprendiamo le sue risatine nervose quando si è trovato nel camerino di Riccardo Muti schiacciato fra il maestro e Walter Veltroni che presumibilmente si scambiavano figurine Panini. Precisa la sua descrizione della sala prima dell'inizio: «Non ci sono abiti di gala ma abiti molto colorati. C'è un gruppo di persone vestite in modo strano, sono tutti religiosi locali che quindi parlano una lingua che non conosciamo. Direi dalle persone che lo circondano che sta entrando il presidente del Libano». Il presidente della Rai Roberto Zaccaria ha parlato nella sua intervista del rinnovato impegno dell'azienda nei riguardi della musica. Appena Zaccaria si è allontanato il nostro Angelo ha commentato: «Ci ha lasciato con qualche mezza promessa». Fa piacere fra I tanti lecchini trovare uno che non I s'inchina ai potenti di turno. L'im¬ pegno lodevole del presidente della Rai mi ha ricordato i racconti di un pioniere di Radio Torino: nei primi anni i trasmettitori radio non erano abbastanza potenti per arrivare fino in Sardegna e tutta la programmazione di una giornata, per un totale di qualche ora, veniva registrata a Torino su grandi padelloni di vinile che prendevano il treno per Genova e di lì la nave per Cagliari; così i sardi sentivano la radio con lo sfasamento di un giorno, quando il mare era calmo; di più giorni se il mare era in tempesta. Orbene, alle soglie del 2000, come dicono gli inviati del telegiornale, chi gira l'Italia in àuto e si ostina a voler ascoltare i programmi di Radio Rai anche al di fuori delle grandi città, si registra su cassetta i programmi che gli interessano con dei timer artigianali e li ascolta con un giorno di ritardo. E' una bella cosa garantire al melomane l'esaltante estate di Radio 3 che lo mette in grado di seguire i festival più prestigiosi; ma non sarebbe prioritario battersi e se necessario fare le barricate per garantirsi finalmente un piano delle frequenze? Tornando all'emozionante concerto di Beirut, ho sentito il maestro Luciano Berio dire che se Giu¬ seppe Verdi non fosse nato la storia della musica non sarebbe cambiata. La storia della musica forse, non certo la storia d'Italia. Qualcuno si chiederà che fine hanno fatto quei padelloni di Cagliari con i quali si potrebbe allestire un museo della radio; quando raggiungevano un certo volume, venivano rispediti a Torino e qui accatastati in una stanza, finché un giorno, cresciuto il numero dei dirigenti in seguito a un'ondata di nuove nomine, serviva un ufficio in più e i padelloni sono stati gettati via. In queste serate di Radio3Rai, nelle conversazioni che precedono l'evento fra il conduttore in studio e l'inviato sul posto circola un'aria di famiglia. Domenica 19 luglio dai discorsi fra lo studio e l'inviato a La Spezia per il festival del jazz è venuta fuori una storia sulla quale a suo tempo tutta la stampa aveva steso un vergognoso silenzio. A quanto pare dieci anni fa il conduttore da studio era a La Spezia per un concerto di Keith Jarret e aveva perso il treno che doveva ricondurlo a Genova. Questo fatto che lui dieci anni fa ha perso il treno per Genova non mi ha fatto dormire tutta la notte. Bruno Gambarotta tia j

Persone citate: Keith Jarret, Luciano Berio, Riccardo Muti, Roberto Zaccaria, Verdi, Walter Veltroni