Severini, l'antiretorico nel salotto dei miti
Severini, l'antiretorico nel salotto dei miti Bozzetti, disegni e silhouettes: «atleti d'autore» in mostra al Foro Italico Severini, l'antiretorico nel salotto dei miti Un purista contro il titanismo A ROMA RMIAMOCI di ogni buona volontà revisionista e andiamo sotto un sole implacabilmente rivela¬ tore a rivisitare il Foro Mussolini ribattezzato Italico. Dopo aver visto nella Palestra del Duce nel Palazzo delle Terme di Luigi Moretti i disegni e i bozzetti per mosaici di Severini e di Angelo Canevari e l'ampia documentazione fotografica d'epoca del decennio di lavori fino alla visita di Hitler a Roma nel 1938, se ne esce con uno stordimento di pura astrazione metafisica, degna della grande ironia surreale di Savinio. C'è qualcosa del mondo alla rovescia (ma nello stesso tempo di rilevatore della necessità di tenere testa ben lucida e rasoio di Occam bene affilato nell'affrontare la materia ambigua di revisionismo, ideologia, arte) nella sensazione di ribaltamento che si prova passando dal nucleo originario di Del Debbio con l'Accademia di Educazione Fisica e lo Stadio dei Marmi a quello successivo di Moretti con la Casa delle Armi, il Palazzo delle Terme e il Piazzale dell'Impero. Da un nucleo all'altro, ma, ed è questo il punto, l'uno contro l'altro per quanto riguarda la forma espressa, si passa dalla retorica culturista dell'atletismo di massa della nuova «gioventù del Littorio» alla retorica del risuscitato Impero romano. Il tradizionalismo neocinquecentesco piacentiniano dell'Accademia di Del Debbio contro la dura nuda razionalità internazionale della Casa delle Armi di Moretti, sulla linea trascorrente da Mendelsohn e Vesnin a Mies van der Róhé. Ma anche, parallelamente, il classicismo greve, alessandrino, con un sospetto di futuro sbocco nella «difesa della razza», delle statue degli atleti sugli spalti dello Stadio dei Marmi contro l'astrazione lunare, metafisica della Fontana della Sfera di Pa- niconi e Pediconi sul Piazzale dell'Impero e soprattutto la raffinatissima eleganza neoclassica e purista dei mosaici di uri Severini per nulla dimentico di essere stato uno dei protagonisti, accanto a Picasso, del «rappel à l'ordre» parigino dopo la prima guerra mondiale. Lo Stadio dei Marmi sembra essere nato con l'oscura, in tutti i sensi, precognizione dello sventolio di bandiere per accogliere Hitler nel 1938, documentato dalle foto d'epoca; egli può aver colto, se non apprezzato, l'anticipazione delle arene di Speer, quanto quella del titanismo nazista di Arno Brecker che, in coincidenza cronologica con gli esordi della storiografia revisionista tedesca, fu riesumato come antitesi dell'avanguardia scultorea. Tanto più colpisce allora la straordinaria capacità di Severini, di ritorno in Italia dopo la ricca attività di frescante e mosaicista nelle chiese svizzere dopo la conversione ad opera di Maritain (che lo tenne comunque distinto dal muralismo fascista promosso da Sironi), di «depurare» di ogni retorica imperiale e mussoliniana, dovette fra l'altro illustrare la costellazione del Duce, il Leo- ne, i mosaici del Piazzale dell'Impero e della Palestra del Duce. Ho appunto pensato all'ironia metafisica di Savinio, alle sue mitologie adagiate nel salotto buono dell'800, vedendo i bozzetti definitivi a tempera e matita che riducono il litostrato «alla romana», perfino filologico nel suo rigoroso bianco e nero, al gioco delle ombre cinesi e delle «silhouet- tes» care alla Vienna di Mozart, o meglio ancora ai disegni giovanili di Flaxmann per le ceramiche «etrusche» di Wegwood, riesumati negli Anni 70 da Giò Ponti per Richard Ginori. Quando poi passiamo ai grandi disegni al tratto, scopriamo in parecchi di essi, ad esempio negli Atleti in riposo per il Piazzale dell'Impero, una precisa memoria del Picasso «pompeiano» e dei modi grafici di Cocteau. Un contrappasso mica male, nello stesso giro d'anni in cui Picasso dipinge Guemica. Severini sembra aver intuito o immaginato o sognato che nei nostri telegiorni la piscina del Palazzo delle Terme con i suoi mosaici di Canevari avrebbe ospitato l'anziano vigoroso filosofo atleta in cerca di armonia pronto al tuffo dopo una sorsata di Acqua Fiuggi. Marco Rosei Severini al Foro Italico. Roma, Palestra Isef al Foro Italico. Fino al 16 settembre. Orari- da martedì a domenica 16-22. Catalogo Palombi pdel me e i erimafi la e a o a a i I disegni in pagina provengono dai bozzetti tes» care alla Vienna di Mozart, o meglio ancora ai disegni giovanili di Flaxmann per le ceramiche «etrusche» di Weo immaginato o sognato che nei nostri telegiorni la piscina del Palazzo delle Terme con i suoi mosaici di Canevari Una raffinata vigoria che ricorda il Picasso «pompeiano» e i modi grafici di Cocteau I disegni in pagina provengono dai bozzetti di Severini per la Palestra del Duce In alto a destra una fotografia dello Stadio dei Marmi al Foro Mussolini, poi ribattezzato Foro italico
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