Ruanda, la strage degli innocenti

Ruanda, la strage degli innocenti Guerriglieri hutu si sono vendicati di un villaggio che si rifiutava di aiutarli Ruanda, la strage degli innocenti Cento donne e bimbi uccisi a colpi di machete RIGALI. Centodue persone, in grandissima maggioranza civili inermi, sono state massacrate nella notte tra venerdì e sabato dai ribelli che hanno preso d'assalto Rushashi, una località del Ruanda centrale. Lo ha riferito ieri un responsabile dell'esercito ruandese, il colonnello Fred Ibingira, spiegando che «l'attacco è stato organizzato da giovani originari della prefettura di Rigali rurale e che le vittime sono state massacrate a bastonate e a colpi di machete». Parlando a Mbogo, località non lontana da Rushashi, il colonnello ha affermato che «la popolazione continua a trovare cadaveri abbandonati nella campagna» ed ha riferito alcuni episodi atroci. «Un uomo, padre di uno degli aggressori, è stato massacrato di botte dai sopravvissuti», ha detto. Rushashi si trova ad una sessantina di chilometri a Nord di Rigali: le vittime della strage ha dichiarato il colonnello - sono soprattutto donne e bambini, indifferentemente di etnia tutsi e hutu. Due le zone della località prese d'assalto, Buheta e Raba. «I superstiti hanno riconosciuto alcuni assalitori ha spiegato Ibingira - e ciò ha permesso di capire che la strage era stata organizzata con la collaborazione e la partecipazione di persone originarie di questa stessa regione; la maggior parte degli infiltrati erano armati con fucili e armi tradizionali». Dopo il massacro le forze di sicurezza ruandesi hanno dato il via ad un'operazione definita di «pulizia», tuttora in corso secondo fonti militari. Il commando responsabile della strage probabilmente si è rifugiato nelle foreste a Nord-Ovest, al confine con l'ex Zaire, la zona dove si nascondono questi ex militari e miliziani hutu ritenuti reponsabili del genocidio del 1994 da quando sono rientrati in Ruanda, nascondendosi tra il milione di profughi ritornati in patria nel novembre del 1996. «Attiveremo uno speciale dispositivo di sicurezza», ha assicurato il colonnello. «E' nostro dovere far sì che fatti di questo genere non si ripetano - gli ha fatto eco il prefetto di Rigali, Wellars Gasamagera -. Credo che nella zona vi sia un numero di soldati sufficiente a garantire la sicurezza di Rigali rurale». Questa regione del Ruanda era già stata teatro di una strage lo scorso 12 luglio: in un piccolo albergo erano state massacrate 34 persone, sorprese mentre stavano guardando la finale della Coppa del Mondo di calcio. Il capo della prefettura Gasamagera, ha rivelato che i civili della zona di etnia hutu hanno chiesto alle autorità di fornire loro delle armi per difendersi dagli attacchi degli estremisti della loro stessa etnia. Gli estremisti hutu all'inizio hanno fatto affidamento tra i civili della loro etnia per cibo e sostentamento ma ora la popolazione è sempre meno disposta a subire i loro soprusi, e spesso chiede la protezione dell'eserci¬ to, quindi, per ritorsione, si moltiplicano le stragi di hutu da parte di hutu. Fonti ecclesiatiche intanto hanno confermato in via riservata l'omicidio nel Ruanda settentrionale di una suora cattolica, ricordata anche dal Papa durante l'omelia domenicale in piazza San Pietro. La vittima, Valens Mukanoheli, di nazionalità ruandese, è stata uccisa venerdì a colpi di arma da fuoco sparati da ignoti aggressori nella missione di Benebikira a Nyundo, località situata nei pressi di Gisenyi sul confine con la Repubblica democratica del Congo, una novantina di chilometri a Nord-Ovest della capitale Rigali. «Non sappiamo se sia stata assassinata dai ribelli o da delinquenti comuni», hanno affermato le fonti. «Sorella Valens è stata sepolta oggi». Missionari e personale umanitario religioso sono spesso bersagli di attacchi da parte dei miliziani già membri del dissolto esercito hutu. Il mese scorso gli ex soldati sbandati avevano rapito una suora canadese e due sacerdoti belgi, poi però rilasciati incolumi. «Continuiamo a pregare con fede il Signore perché conceda all'Africa e al mondo intero il dono della pace», ha esortato Giovanni Paolo II esprimendo cordoglio per l'assassinio della suora ruandese. [e. st.] I sopravvissuti hanno linciato il padre di uno degli aggressori che era stato riconosciuto II commando killer si è rifugiato nelle foreste del vicino Congo Il Papa prega per la pace in idrica La popolazione delle campagne chiede armi per difendersi dalle bande ribelli Una immagine della infinita tragedia del Ruanda dove lo scontro tra hutu e tutsi continua a colpi di massacri

Persone citate: Fred Ibingira, Giovanni Paolo Ii, Rigali

Luoghi citati: Africa, Congo, Ruanda, Zaire