«Chiedi perdono all'America, Presidente» di Franco Pantarelli
«Chiedi perdono all'America, Presidente» Monica Lewinsky andò al fatidico colloquio con Starr travestita con una parrucca bionda «Chiedi perdono all'America, Presidente» Appello a Clinton di collaboratori e congressisti NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Ci sono due compleanni nello sfondo della svolta improvvisa che ha preso l'indagine sulla relazione fra Bill Clinton e Monica Lewinsky. Uno è quello dello stesso Clinton, che passerà i 52 proprio mentre sarà impegnato a rispondere alle domande del procuratore Kenneth Starr nell'attesissima deposizione del 17 agosto; l'altro è quello della ragazza, che ha compiuto 25 anni una settimana fa e come regalo ha avuto la «liberazione» che quella svolta nell'indagine significherà per lei. Il regalo ricevuto da Clinton andrà, come si dice, di traverso; quello di Monica sarà invece graditissimo e oltre tutto è stato ottenuto attraverso delle peripezie in cui lei probabilmente si è anche divertita. La storia di quella svolta, ricostruita ieri da vari giornali americani, è infatti piena di aspetti da far invidia ai comici che in questo periodo, nei loro show della sera, cercano sempre di inventarne una. Neanche loro potevano immaginare che la ragazza, per recarsi all'appuntamento con Starr e ottenere da lui l'immunità in cambio della piena confessione corredata dal «vestito macchiato», si sia messa una parrucca bionda (per non essere riconosciuta dagli altri viaggiatori sull'aereo che la portava da Los Angeles a New York, ma anche per sfuggire agli agenti di Clinton, che a quanto pare la tenevano d'occhio temendo il suo «cedimento»); neanche a loro sarebbe venuta in mente la «pennellata» di organizzare quell'appuntamento in casa della suocera di Starr; e neanche loro, che pure di Linda Tripp, quella delle telefonate registrate, ne hanno dette di cotte e di crude (l'ultima: «E' più il sesso che ha scoperto che quello che ha praticato»), potevano im- maginare che quella signora avesse cercato addirittura di rubarlo, il «vestito macchiato» di Monica. Ma è tutto vero, raccontato per filo e per segno dai giornali più seri (il «New York Times» in testa) e appoggiato alla versione dei fatti fornita dagli avvocati della ragazza, che certo non sono tipi da giocarsi la «prominente posizione» che hanno a Washington inventandosi cose inesistenti. A metterli in moto, hanno detto, è stato proprio l'approssimarsi del compleanno di Monica, una decina di giorni fa. La sua premurosa mamma e il suo facoltoso papà le hanno chiesto, come avevano fatto 24 volte in precedenza: «Che cosa vuoi come regalo?». E lei ha risposto: «Rivoglio la mia vita». Detto fatto. Come si fa a chiudere una volta per tutte questa storia?, ha chiesto il papà di Monica agli avvocati iscritti sul suo libro paga. Semplice, basta offrire a Starr qualcosa che gli consenta di incastrare Clinton, hanno risposto loro. E siccome la scelta fra il compleanno della figlia e quello del Presidente non presentava dubbi, ecco nascere l'appuntamento dalla suocera del procuratore, il viaggio con la parrucca bionda e la consegna del vestito con le macchie che varie volte era stato vicino a finire nelle mani di Starr ma era sempre riuscito a «salvarsi». Una volta Linda Tripp lo aveva nascosto sotto il cappotto per portarselo via, ma poi aveva rinunciato per paura di essere scoperta. Un'altra volta lo aveva chiesto in prestito a Monica ma lei aveva detto di no. Ora è tutto a posto. Il vestito è nel laboratorio scientifico dell'Fbi e il Presidente sta meditando se recitare un pubblico «mea culpa». Gli ultimi dei «suoi» scesi in campo per esortarlo a farlo sono stati Leon Panetta e George Stephanopulos. Ma anche il senatore Orrin Hutch, uno di quelli che dovranno eventualmente «processarlo», ha detto che se Clinton «apre il suo cuore al popolo», non avrà più nulla da temere da Starr. Franco Pantarelli La stagista ha incontrato in segreto il procuratore a casa della suocera a New York
Luoghi citati: America, Los Angeles, New York, Washington
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