Kosovo-Albania, il confine è in fiamme

Kosovo-Albania, il confine è in fiamme Villaggi bombardati e «ripuliti» casa per casa, Migliaia di profughi vagano senza cibo nei boschi Kosovo-Albania, il confine è in fiamme Assalto dei serbi agli ultimi santuari dei ribelli ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO Il confine tra l'Albania e il Kosovo è in fiamme. Le truppe di Belgrado hanno lanciato una feroce offensiva contro i villaggi di frontiera lungo la linea Djakovica Decani, a pochi chilometri dalla vicina Albania. L'artiglieria pesante serba bombarda senza tregua le località di Nec, Ramoc, Stubla, Berjahe e Nivokaz. In preda al panico la popolazione cerca rifugio nelle montagne a ridosso degli abitati. Ma la regione è stata minata dalle unità dell'esercito jugoslavo per impedire rifornimenti di uomini e armi dall'Albania. A più riprese le autorità di Tirana hanno fatto sapere che risponderanno ad ogni minaccia dell'integrità territoriale del Paese. Finora ci sono stati incidenti sporadici, ma il rischio che il conflitto kosovaro si estenda oltre frontiera aumenta di giorno in giorno. Per tutta la giornata si sono sentite forti detonazioni nei pressi di Djakovica. In questa città non si può entrare, né si può uscire. Nessuno sa che sorte abbiano avuto i profughi che dai vicini villaggi di Reka e Kece hanno cercato di raggiungere Djakovica. Le battaglie più feroci si svolgono a Junik, roccaforte dell'esercito di liberazione del Kosovo, nel Comune di Decani, accerchiata da giorni dalle truppe di Milosevic. Colonne di mezzi militari sono dirette verso Junik. A detta di Belgrado un convoglio è stato attaccato dai combattenti separatisti albanesi lungo la strada per Decani. Ci sarebbero morti e feriti dalle due parti. Malgrado le recenti promesse alla troika europea del presidente jugoslavo Milosevic, che ha annunciato la fine delle operazioni militari nel Kosovo, le sue truppe continuano ad attaccare in tutta la regione. Ieri è stata nuovamente bombardata la zona di Drenica. Nei villaggi di Josanica e Stubica sono stati uccisi cinque civili albanesi, quattro donne, un bambino di 11 anni e tre guerriglieri dell'Uck. I serbi hanno incendiato molte ! case. Una nuova ondata di profughi si è riversata nei boschi del monte Cicavica. Ma la fanteria serba che ha cercato di entrare nei villaggi ha trovato una forte resistenza. Nuovi scontri sono scoppiati a Srbica, Glogovac e Klina nel Kosovo settentrionale. Le unità della polizia e dell'esercito si sono scatenate in particolare nel Kosovo centrale, lungo la strada Pristina-Pec che sono riuscite a riaprire nell'offensiva della settimana scorsa. Di villaggio in villaggio hanno rastrellato casa per casa alla ricerca dei guerriglieri separatisti albanesi. I civili terrorizzati sono stati costretti ad abbandonare le loro case. Sotto il fuoco delle mitragliatrici centinaia di donne con bambini in braccio sono fuggite nei boschi dove si stanno già nascondendo migliaia di profughi albanesi. Le autorità serbe continuano a ripetere che tutti i prò- fughi possono ritornare nelle loro case. In realtà i viUaggi albanesi del Kosovo sono saccheggiati ed incendiati in un'operazione sistematica di pulizia etnica che sta assumendo proporzioni drammatiche. Secondo alcune stime sono ormai 250 mila i profughi albanesi del Kosovo. L'Alto Commissariato per i Profughi dell'Orni ha mandate ieri aiuti umanitari per un migliaio di disperati ritrovati senza cibo né acqua nei boschi intorno a Malishevo. Ma ci sono ancora decine di migliaia di persone che necessitano di soccorsi immediati. A Pristina alcuni responsa¬ bili albanesi hanno criticato il comportamento dell'Uck. Il gruppo che conduce la lotta armata contro i serbi e che in questi ultimi giorni sta subendo gravi rovesci, è accusato di avere sopravvalutato le sue forze. Ieri la stampa di Belgrado ha reso noto che 42 agenti di polizia di Mladenovac, 50 chilometri a Sud di Belgrado, hanno lasciato il Kosovo senza autorizzazione e altri 22 agenti di Novi Pazar sono stati licenziati per avere rifiutato di andare a combattere in questa provincia. Ingrid Badurina Poliziotti serbi durante un rastrellamento ieri in Kosovo

Persone citate: Glogovac, Ingrid Badurina Poliziotti, Milosevic, Reka