«Caro D'Alema, non essere insolente»

«Caro D'Alema, non essere insolente» Anche Rifonda2ione contro il leader Ds: poche illusioni, senza svolta ci sarà la crisi «Caro D'Alema, non essere insolente» Forza Italia: certe parole non giovano al dialogo ROMA. Silvio Berlusconi ha sbagliato i suoi conti, conti elaborati per personale interesse, aveva detto Massimo D'Alema al festival dell'Unità di Gallipoli. E ieri, nel deserto dei palazzi della politica, con tutti i leader assenti, è toccato al colonnello Beppe Pisanu rispondere. D'Alema dice che Berlusconi ha «sabotato le riforme per un malfatto calcolo di interesse personale», e che se il leader del Polo non si fosse tirato indietro, «adesso il Parlamento le avrebbe già approvate»? Pisanu prende l'accusa, se non come di vera e propria malafede, almeno di inettitudine politica, perché poi, aveva aggiunto D'Alema, alla fin fine quella decisione va ritorcendosi contro chi l'ha presa. E risponde: l'insolenza non giova al dialogo. Ma evidentemente, il segretario di Botteghe Oscure ha colpito un nervo scoperto, perché Pisanu incalza: «D'Alema sbaglia quando chiama giustizia quella che ha colpito molti leader e partiti politici, ma ha risparmiato lui e il suo partito. Può darsi che le insolenze contro Berlusconi servano a rialzare il morale alle feste dell'Unità, di certo non servono a riprendere il dialogo con l'opposizione». E poi Pisanu ha ricordato che di quel dialogo c'è bisogno «se si vuole affrontare con qualche possibilità di successo i duri problemi dell'autunno che viene». La durezza dei toni non deve stupire: Pisanu in realtà sa benissimo che quando un politico parla al proprio elettorato è in qualche modo inevitabilmente in condizione di dire le cose in maniera diretta, tranchant. E che Berlusconi non abbia ribattuto personalmente, evidenzia come la polemica sia contingente. Più curioso invece il passaggio in cui D'Alema, riferendosi a Gianfranco Fini, ha detto che «è una confezione, si presenta molto bene, non litiga mai con i giornalisti», qualità che lo stesso leader di Botteghe Oscure gli invidia. «Ma è però misterioso il contenuto di questa confezione», ha aggiunto. Ed è chiara l'accusa a Fini, sempre riferita al tempo della Bicamerale, il cui fallimento continua evi- dentemente a stimolare riflessioni in D'Alema, di essersi appiattito sulle posizioni di Berlusconi. Quando si andò in aula, infatti, al momento cruciale il presidente di Alleanza nazionale non si schierò con D'Alema, come questi aveva sempre sperato, anche perché il dialogo tra i due non si era politicamente mai interrotto, e anzi alcune posizioni di An in tema di riforme erano più vicine al fronte della maggioranza che non a quelle rappresentate dal resto del Polo, e da Forza Italia in particolare. Ed è significativo anche il fatto che né Gianfranco Fini, né alcun altro esponente del suo partito, abbia risposto all'«accusa» dalemiana. Resta invece dura la polemica con Rifondazione. Tutto tranquillo per settembre aveva detto D'Alema. Niente affatto ha risposto il braccio destro di Bertinotti, Alfonso Gianni: se non ci sarà la svolta, ci sarà la crisi. [r. r.l Il leader Ds Massimo D'Alema

Luoghi citati: Gallipoli, Roma