Gli sbarchi mandano in tilt i centri di raccolta

Gli sbarchi mandano in tilt i centri di raccolta Continua l'emergenza immigrazione, altre navi portano i clandestini sulle coste della Sicilia Gli sbarchi mandano in tilt i centri di raccolta Prodi: gli afflussi devono essere controllati e controllabili ROMA. In materia di immigrazione la politica fa passi avanti, ma è la cronaca che arranca. Infatti, mentre i governi dei Paesi mediterranei trovano accordi di cooperazione e di riammissione dei clandestini, questi ultimi continuano a prendere d'assalto le nostre coste. Il presidente del Consiglio, Romano Prodi, in un articolo apparso ieri sul «Manifesto» ha ribadito la posizione di apertura all'immigrazione, purché all'interno di un sistema di regole certe. «E' nostro preciso dovere di governanti - ha scritto - quello di tracciare una linea di demarcazione molto precisa tra immigrazione legale ed immigrazione clandestina. Se vogliamo che la società italiana confermi quella caratteristica di società aperta, tollerante ed accogliente che la contraddistingue e vogliamo responsabilmente evitare che si propaghino e diventino prevalenti tendenze di esclusione e di rifiuto nei confronti degli immigrati, allora dobbiamo lavorare perché gli afflussi dai Paesi più poveri che ci circondano avvengano in maniera controllata e controllabile». Dopo l'accordo con il Marocco (e prima ancora con l'Albania) per la riammissione dei clandestini, anche quello con la Tunisia potrebbe essere alle porte, dal momento che oggi la Commissione mista italo-tunisina inizierà i suoi lavori con molti punti all'ordine del giorno (dalla pesca alla giustizia), ma con un occhio di particolare attenzione all'intesa in materia di immigrazione. La settimana scorsa tra il nostro governo e quello tunisino c'erano state alcune incomprensioni ma, secondo il sottosegretario agli Esteri Piero Fassino, ora il clima è molto migliorato e il nostro governo «è per una cooperazione il più ampia possibile e d'altronde siamo anche disposti ad investire cospicue risorse». Tutto lascia ben sperare, dunque. Ma in questo quadro, a costituire un problema sono ancora gli sbarchi incontrollati dei disperati, ignari di qualunque accordo politico e relativamente indifferenti ad esso. A Valona - per esempio - in Albania, la Finanza ha intercettato 10 gommoni con circa 30 clandestini, diretti verso la Puglia. E la polizia turca ha fermato 143 persone poco prima che s'imbarcassero verso l'Italia. Mentre in Sicilia, i 40 fuggiti dal centro di accoglienza di Siracusa sono stati riacciuffati, tranne uno. Inoltre, nel cuore della notte, quattro guardacoste della Guardia di Finanza, che stavano trasportando 52 clandestini da Agrigento al centro dì permanenza di Lamezia Terme, hanno bloccato al largo di Lampedusa una imbarcazione fatiscente con 92 persone a bordo (72 marocchini e 20 della Sierra Leone). Appena i clandestini si sono visti scoperti, hanno danneggiato loro stessi la barca per assicurarsi che sarebbero stati portati a terra (va da sé che avevano in mente di scappare poi in qualche modo). Tra di essi c'era anche una donna al sesto mese di gravidanza che è stata subito portata in ospedale. Per gli altri, ora, dopo l'identificazione, scatterà il rimpatrio ma, nel frattempo, dovranno essere ospitati in un centro di «permanenza» e questo comporta problemi gravissimi, dal momento che quello di Agrigento (già superaffollato di 487 ospiti) non è più in grado di accogliere nessuno. La tensione all'interno della struttura si sta facendo peraltro assai alta, con scatti d'ira, gesti sconsiderati ed episodi di autolesionismo. Quattro immigrati, infatti, sono stati ricoverati nell'ospedale cittadino: uno di questi aveva ingoiato un oggetto metallico ed è stato operato. Ma dal centro è arrivato anche un appello accorato: «Chiediamo che Papa Jean Paul venga a trovarci per vedere in che condizioni viviamo». Lo ha rivolto al Pontefice un marocchino, Mustaphà Cherouan, 36 anni, che l'ha consegnato ai cronisti su un foglietto di carta. Un appello scritto in francese, firmato in arabo e che in pochi minuti ha raccolto l'adesione di tutti clandestini, che hanno subito aggiunto. «Siamo d'accordo anche noi, fate sapere al Papa che lo aspettiamo». Sempre ieri, altri 16 clandestini (14 egiziani e due bengalesi) sono arrivati con un gommone sulle coste del Ragusano e anche per loro si pone il problema di un pronto alloggio, prima del rimpatrio. Insomma, in attesa che gli accordi bilaterali con i Paesi di provenienza possano decollare, la situazione dei clandestini si va configurando come emergena: umana, sanitaria e di ordine pubblico. Raffaello (Viasci I! premier Romano Prodi

Persone citate: Jean Paul, Piero Fassino, Romano Prodi