«Così aiuteremo la Tunisia»

«Così aiuteremo la Tunisia» «Così aiuteremo la Tunisia» «Perfermare l'esodo 150 miliardi» DEL TUNISI DAL NOSTRO INVIATO Gli sherpa tunisini arrivano questa mattina alla Farnesina per l'apertura tecnica dei lavori della commissione mista che non si riunisce dal 1991. Dopo una settimane di polemiche ed accuse incrociate si respira un'atmosfera di prudente ottimismo fra gli addetti ai lavori. Gli ultimi giorni sono stati decisivi per mettere a punto con i colleghi italiani i dossier in agendache - salvo imprevisti dell'ultim'bra-'dovrebbero' consentire ai ministri degli Esteri e degli Interni di entrambi i Paesi di concludere ufficialmente i l'avori mercoledì 5 agosto con l'accordo - o quanto meno un'intesa di massima - su quattro temi che saranno trattati «globalmente», come ripetutamente chiesto dai maghrebini: cooperazione e sviluppo, pesca, lotta al traffico dei clandestini ed affari consolari. Sulla cooperazione giudiziaria - ovvero sul caso della richiesta di estradizione di Bettino Craxi - non si dovrebbe invece andare più in là di quello che viene definito dagli italiani «im approfondito scambio di idee». Per quanto riguarda i contenuti degli accordi, ecco che cosa emerge dalle carte preparatorie della commissione mista. C00KMZI0NE E SVILUPPO. L'Italia condivide la necessità di favorire lo sviluppo economico della Tunisia, nell'ambito della strategia di cooperazione euro-mediterranea, per creare lavoro in loco e prevenire le fughe verso il miraggio del benessere in Occidente. Roma prevede quindi lo stanziamento di una cifra pari a 150 miliardi di lire nei prossimi tre anni in crediti di alt ito - e non in doni - che andrannu soprattutto a favore di «due grandi progetti» da realizzare in Tunisia. PESCA. Dopo una serie di incontri nell'ultima settimana fra i responsabili delle due Marine, Italia e Tunisia scelgono di affrontare la questione-pesca, disinnescando le polemiche e ponendo l'accento sulla necessità di trovare «forme di cooperazione» sotto due aspetti distinti. Primo: regolamentare le attività dei pescherecci nella zona del Mamellone, nel Canale di Sicilia, dove secondo i tunisini avvengono ripetuti sconfinamenti delle acque territoriali da parte dei pescherecci italiani. Secondo: sviluppare ini¬ ziative di joint-venture tanto nella pesca vera e propria che nella commercializzazione del prodotto sui mercati. LOTTA Al CLANDESTINI. L'accordo di riammissione viene negoziato sulla base del «pacchetto» del maggio 1997, concordato dai tunisini con il sottosegretario agli Esteri per l'Africa, Rino Serri, considerato qui come l'«uomo del dialogo». I nordafricani tengono molto a questo testo che prevede: identificazione degli illegali sbarcati e quindi loro rinvio al porto di partenza, se tunisini o cittadini dei Paesi terzi, ma a patto però che non siano maghrebini (marocchini, algerini, libici, egiziani, mauritani); apertura in Tunisia di centri di accoglienza - da uno a tre - per i clandestini dei Paesi terzi che vengono rimandati indietro; sostegno alle forze di polizia locali con i mezzi di prevenzione già approvati dal governo (motovedette, radar, sistemi di navigazione, metal detector) ed una più stretta cooperazione da parte della Guardia di Finanza. Rino Serri è cautamente fiducio¬ so: «Ci sono le premesse per un salto di qualità nei rapporti fra i due Paesi». Se l'accordo sarà siglato, verrà in seguito stabilita la quota di immigrati tunisini da far rientrare nei flussi annuali previsti per legge. AFFARI CONSOLARI. Tunisi chiede di sveltire soprattutto la procedura di concessione dei visti di entrata in Europa per i propri cittadini, diventata ancora più lunga dopo l'entrata in vigore in Italia degli accordi di Schengen. I due Paesi si avviano comunque a rafforzare le rispettive presenze consolari per garantire maggiore assistenza. L'Italia ad esempio riaprirà il consolato di Sfax - anche se solo «onorario» - chiuso a fine del 1997. E' possibile che i tunisini pongano il problema della tutela dei «diritti» degli immigrati legali, diventato incandescente dopo la morte per asfissia dei 5 clandestini sulla nave a largo di Genova. C00PERAZI0NE GIUDIZIARIA. Al momento è regolata dall'accordo del 1967 in forza del quale finora non è stato possibile ottenere l'estra¬ dizione di Bettino Craxi, esule ad Hammamet. Le ultime condanne inflitte all'ex presidente del Consiglio fanno però riferimento al reato di «corruzione», che secondo gli ecperti legali è in qualche misura riconducibile all'accordo in vigore. In questa nuova cornice gli italiani si accingono a porre il problema sul tavolo dei colloqui bilaterali ma da entrambe le parti prevale l'idea di affrontare la questione senza spingere per trovare subito la soluzione al caso-Craxi. Maurizio Molinari I crediti per tre anni a favore di grandi progetti Saranno aperti nel Paese centri di accoglienza Chi non è in regola sarà rispedito subito indietro Maggiore sostegno alle forze di polizia locali I TRE FRONTI «CALDI» CHI ARRIVA In maggioranza curdi, e poi cingalesi e indiani. CHI ARRIVA Soprattutto albanesi. Ma c'è l'incognita Kosovo da dove potrebbero arrivare migliaia di fuggiaschi. Poi: indiani, pachistani, cingalesi, curdi. ^VITTORIA scia|\ SICILIA, MNTB.UERI* POZZALLO LAMPEDUSA CHI ARRIVA soprattutto tunisini e marocchini. Poi algerini, senegalesi A sinistra un'immagine di tensione nel centro di accoglienza a Termini Imerese

Persone citate: Bettino Craxi, Maurizio Molinari, Rino Serri