«Bidonista» in galera fino al 2020 di Claudio Giacchino

«Bidonista» in galera fino al 2020 Era «il principe dei truffatori», 42 colpi messi a segno. Ora deve scontare 29 anni «Bidonista» in galera fino al 2020 «Condannato come un killer» Vivere su ingenui, gonzi e avidi può rendere bene ma costa caro, molto caro. Lo sta sperimentando Adriano Carlesi, ex professionista della truffa. Ex in quanto dal gennaio '97 questo quarantottenne alessandrino non esercita più l'arte del bidone ma è costretto a starsene con le mani in mano a Roma: in una cella del carcere di Rebibbia. Il guaio, però, per colui che sul finire degli Ottanta i giornali insignirono del titolo di «principe dei truffatori», non è l'oggi ma il domani: un domani fatto di galera e ancora galera. Già, il Nostro «principe» deve scontare 29 anni e sei mesi di galera. Il conto presentato dalla giustizia per i quarantadue colpi messi a segno in un decennio di indefessa carriera. Insomma, tra un'impresa e l'altra, Carlesi ha cumulato condanne come se fosse un assassino inveterato: una sentenza a 1 anno e 8 mesi di reclusione a Torino per il raggiro di un commerciante, un'altra a venti mesi in Toscana per aver turlupinato un antiquario, un'altra ancora in Lombardia per l'infinocchiamento di un gioiellerie e via così per, appunto, quarantadue processi: ecco spiegati i quasi tre decenni di detenzione sommatisi sul groppone del «principe». Ovviamente, Carlesi, che a rate, tra una scarcerazione e un'evasione, s'è già fatto quasi sette anni, non vuole rimanere dietro le sbarre più di quanto ci resta normalmente un killer e chiede che tutte le condanne vengano cumulate. In tal modo i 29 anni e mezzo scendereb- bero a 17 e dunque il domani sarebbe meno terribile. Il calcolo dei 17 anni è dell'«Antigoné», l'associazione romana sui diritti dei carcerati. E, se straordinario è il prodotto finale dell'attività di Carlesi, ancor più lo è stata la sua carriera. Svolta spesso in tandem con la moglie, Silvana Patané, coetanea, laureata in filosofia che ad Aristotele, Platone e Kant ha preferito Totò. E, come l'attore, bidonista in innumerevoli pellicole, la coppia ha fatto strage, per anni, in tutt'Italia, degli ingenui, gonzi e avidi di cui sopra: eh sì, perché i turlupinati mica sono vecchiette ma come sempre professionisti del commercio: antiquari, gioiellieri, mobilieri, titolari di boutique, autoconcessionarie e market di elettrodomestici. Molti colpi vanno a segno perché di fronte alla possibilità di arraffare soldi su soldi certi negozianti dimenticano le cautele e vanno grulli grulli incontro al ((bidone». Vestiti come si deve, su macchine lussuose pagate con assegni rubati, «principe» e signora si presentavano con documenti falsi dal ((pollo», compravano la merce con cheque fasulli: centinaia di milioni finiva in magazzini di proprietà di società inventate dai truffatori. I quali poi rivendevano «il truffato» e vivevano da nababbi: ovviamente, sotto identità fabbricate da loro stessi. Nell'83 lui fu beccato a Torino: in un appartamento lussuoso della Crocetta, i vicini lo credevano un industriale del Canavese. Pochi mesi di gattabuia e fuori, verso nuovi colpi, nome e cognome, professione. Nell'85 è pizzicato con la moglie a San Remo: abitano ima villa, al porto hanno un cabinato. Il «principe» evade, nell'estate del 1987 però è supersfigato: mentre si gode la vita a Sestri Levante incappa in un posto di blocco istituito dai carabinieri che cercano di riprendere l'ergastolano Vallanzasca appena rocambolescamente fuggito, a Genova, dalla nave che doveva riportarlo nel supercarcere di Nuoro. Di nuovo in cella lui e Silvana. La quale Silvana, in prigione soffre, i medici ordinano la liberazione per motivi di salute. Anche se già gravato da condanne per 15 anni, Carlesi si riunisce alla moglie che ha cumulato sentenze negative per oltre 10 anni. Ale, si riprende con il raggiro di ingenui, gonzi e avidi. Il 2 gennaio dell'anno scorso, il volo da una truffa all'altra finisce alle porte di Roma: nel villone con tanto di piscina, maneggio, cavalli e allevamento di cavalli di razza dell'industriale milanese Ambrogio Monti e della contessa Silvana Visconti di Modrone. L'unica verità è nel nome della sedicente viscontessa, il resto è l'ultima interpretazione di Adriano Carlesi e di Silvana Patané. La quale Silvana in prigione non ci sta, la salute è sempre precaria, la lascia in libertà. Claudio Giacchino In carcere ha già trascorso 7 anni. Il suo caso rivelato da l'«Antigoné» che si batte perché chi ha vissuto di truffe non paghi più di un omicida Adriano Carlesi ex professionista della truffa e la moglie Silvana Patanè