Il Sermig, un'avventura che continua da 34 anni

Il Sermig, un'avventura che continua da 34 anni Il Sermig, un'avventura che continua da 34 anni E oggi l'Arsenale della pace celebra la sua nascita il 2 agosto del 1983 Ernesto Oliver«Ricordo che quando proponemmo al Comune di regalarci l'arsenale di guerra di piazza Borgo Dora ci rispose "Va bene, ma non chiedeteci neppure una Lira per ristrutturarlo". Era il 1983. E quando varcai per la prima volta il portone di quell'immenso spazio ricordo che avevo in mano la Bibbia, un crocifisso regalato da un carcerato al cardinal Pellegrino, e un libro di riflessioni di Papa Giovanni XXIII». Ernesto Olivero, fondatore del Sermig, racconta il primo giorno di quella multinazionale della pace che ha creato e di cui continua a essere instancabile ispiratore. Le mura dell'Arsenale, oggi, nel quartiere degradato dietro a Porta Palazzo, trasudano l'entusiasmo e il coraggio di migliaia di giovani che in tutto questo tempo hanno creduto e lavorato per un obiettivo grande. «Credo nella pace perché ho conosciuto la guerra», ripete sovente ai giovani Olivero. Compie 15 anni, oggi, l'Arsenale. E assieme all'attività del Sermig, iniziata 19 anni prima, conta 1260 aiuti in diverse parti del mondo soffocate dalla povertà, 480 mila persone ospitate, un milione di incontri di preghiera, e 16 milioni di chilometri percorsi per opere di carità, manifestazioni, raduni. «Quando iniziammo la nostra avventura - racconta il padre del Servizio missionario - l'obiettivo era di aiutare i poveri. Poi, ci siamo accorti che il problema più urgente da affrontare, invece, erano i giovani e il loro futuro. Allora abbiamo cambiato leggermente rotta». L'arsenale della solidarietà è cresciuto senza sosta. Dove c'erano le macchine che producevano armi oggi si lavora alla realizzazione di una sala che ospiterà altri giovani, oltre quelli già approdati a Torino in tanti anni da tutte le parti d'Italia. Dove c'erano i magazzini oggi c'è un ambulatorio medico da 3 miliardi che servirà ad accogliere chi ha bisogno. Settantuno miliardi. Tant'è il bilancio annuo di questa «fabbrica» di pace. «Un bilancio sempre attivo - commenta Olivero perché possiamo contare sulla sensibilità dei torinesi che hanno visto i nostri sforzi e credono in noi». Oltre 30 mila metri quadri di superficie in gran parte rimessa a nuovo: pareti bianche, grandi finestre, immagini dell'Arsenale com'era incorniciate sui muri. Il Sermig ha dato vita a una scuola per restauratori, in collaborazione con l'Apra, e a un'accademia musicale. «Chi ha privilegi - è la filosofia di Olivero - ha anche doveri verso il prossimo. E noi cerchiamo di infondere nei giovani questi sentimenti». Ha contato le ore di volontariato all'Arsenale, Ernesto Olivero: 10 mila e 988. «Per fare il bene - gli ha scritto il filosofo Norberto Bobbio - bisogna avere non soltanto lo sguardo rivolto verso il cielo, ma anche i piedi ben piantati per terra». Così, dalle 35 persone ospitate ogni notte in piazza Borgo Dora nell'87 si è passati alle 212 del maggio scorso: marocchini, albanesi, nigeriani, ma anche tanti italiani senza tetto e senza affetti. Il Papa è amico del Sermig e dell'Arsenale di piazza Borgo Dora, il sindaco è amico del Sermig, «Madre Teresa era nostra amica», ricorda spesso Olivero. Nell'atrio di fronte all'ufficio, l'ex bancario diventato missionario ci sono le foto con tanti personaggi celebri di oggi e di ieri. «Abbiamo intitolato il centro di prima accoglienza all'ex presidente Pettini. E l'ambulatorio a Giovanni Paolo II». «Il Sermig appartiene al Signore - scrive Olivero in uno dei suoi numerosi libri di riflessione -. E a tutti quelli che lo hanno condotto sulla strada che lui ha tracciato», [m. acc] Ernesto Olivero

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