Massi: pago da innocente
Massi: pago da innocente Massi: pago da innocente «Quanti soldi ho perso: tantissimi» CASO. .t)OJPIjft§& _ L'IMPUTATO E'TORNATO IN ITALIA E SAN PIETRO IN CASALE CCO il «farmacista», lo «spacciatore», il «delinquente». Rodolfo Massi ha lasciato al Tour la maglia bianca a pois rossi da re della montagna. Gli restano i capelli tinti di rosso, a piccoli ciuffi, da punk del Galibier. Ha gli occhi, azzurri, «a palla», come chi ha passato le ultime notti a non dormire. E' arrabbiato. «Tranquillo», dice, per quel che riguarda la sua coscienza; «non sereno», per quel che riguarda l'inchiesta sul doping. Deve stare «lontano dal giro del ciclismo» fino al prossimo appuntamento con i giudici francesi. A settembre. E intanto? «Lui - dice il suo avvocato - è in forma adesso. Come farà?». Rodolfo Massi, ciclista, senza la sua bici, è un uomo a piedi, un po' insicuro ed è un uomo triste. Senta, Massi, la polizia francese ha raccolto la testimonianza di alcuni ciclisti che l'accusa di essere uno «spacciatore» di doping. Cosa risponde? «Che non è vero». Ma allora perché la chiamano il farmacista? «Questa cosa qui l'ho letta sui giornali. Nessuno mi ha mai chiamato così. Chiedetelo a tutti i miei compagni. Chiedetelo a Bartoli che ha vinto la Liegi-Bastogne-Liegi quando io sono arrivato terzo. Ha detto che sono un bravo ragazzo, onesto e sportivo. Chiedetelo, chiedetelo...». Senta Massi, lei ha 32 anni, quindi non è un giovanotto. Era la seconda volta che partecipava al Tour e alla sua età, improvvisamente, si è trovato ad essere lo scalatore più bravo e settimo in classifica generale. Come mai? «Nel ciclismo, come nella vita, bisogna avere fortuna. E io quest'anno ho avuto tanta fortuna. Certo, andavo forte, sono in for¬ ma, ma ho avuto molta fortuna, mi sono sempre infilato nelle fughe giuste, insomma mi andava tutto bene...». E lei, Massi, non ha mai usato sostanze proibite? «Io ho sempre detto ai medici che volevo sapere che cosa mi davano... Durante la corsa non prendo mai borracce e cocacole aperte». Quindi non ha mai preso sostanze proibite? «Senta, io al Tour sono stato sottoposto a tutti gli esami, sangue, urine, capelli, ematocrito, tutto... E non mi hanno mai trovato cose proibite». Inutile insistere, Massi Rodolfo, marchigiano di Corinaldo (Ancona), ciclista della Casinò, dodici anni di professionismo, appena sceso dall'aereo che lo ha riportato a casa dal diluvio del Tour è venuto qui a San Pietro in Casale, nello studio del suo avvocato Massimo Impellizzeri per difendersi e per accusare. Nella stanza accanto c'è la moglie Raffaella. Nervosa. A casa c'è il loro piccolo Edoardo che ha appena un anno e non sa niente. La signora accusa i giornalisti: «Quando vinceva le corse, mette¬ vate soltanto un trafiletto; adesso che lo riempiono di accuse ingiuste scrivete, pagine». Capita sempre così, pardon. Ma è Massi che ci deve spiegare un po' meglio questa storia. La sera di mercoledì, dopo la tappa di Aix-les-Bains (quella corsa al rallentatore, con le proteste e lo «sciopero»), i poliziotti francesi sono andati a prenderlo in albergo a Chambery: «Mi hanno lasciato fare la doccia e mangiare qualcosa. Io ho chiesto: ma domani mi fate correre? Sì, mi hanno detto. E invece...». E invece è entrato in quella caserma e ne è uscito quando ormai la tappa del giorno dopo era già partita, alle 11,30 del mattino dopo. Addio Tour, addio maglia a pois. E giù ima valanga di accuse, quella di essere uno «spacciatore» di prodotti «dopanti». In camera gli hanno trovato «medicinali» proibiti. Alla polizia, altri ciclisti e soprattutto il suo compagno di squadra Gilles Bouvard, hanno depositato accuse pesanti. Inchiodato? No, Massi dice di no. Dalle sue parole la vicenda assume l'aspetto di una «congiura» senza altre spiegazioni e, anche per questo, un po' incredibile. Però, Massi, le hanno trovato medicinali proibiti. Come la mettiamo? «Glielo spiego subito: si tratta di cortisone, Flebortid, Decadron e Clenil A. Anti-infiammatori, antidolorifici. Il Clenil sono fialette che uso per l'aerosol, anche in casa, quando ho il raffreddore. Io non sapevo che in Francia fossero promiti. E' evidente che se lo avessi saputo non li avrei tenuti con me, in questi giorni, rischiando di essere squalificato. Le pare?» E l'Epo, l'ormone della crescita e tutte le altre cose? «Mai viste, mai avute, mai trovate. Non ne so niente». Ma perché il suo compagno francese, Bouvard, la accusa? «Io posso solo dire che avevo detto al mio direttore sportivo che quando c'era in gara Bouvard, io avrei fatto un'altra corsa. Indagate: lui correva per la Festina e l'anno scorso gli' hanno fatto saltare il Tour. E' venuto da noi e so che voleva fare il leader». Massi, cosa le avrebbe portato la maglia a pois? «Tanti soldi». Quanti? «Non so. Tantissimi». Cesare Martinetti «Mi hanno fatto tanti esami: nulla Medicine sequestrate? Ignoravo che quelle, in Francia, fossero proibite» «Le accuse di Bouvard? Indagate su di lui: nel '97 era alla Festina ma non gli fecero disputare il Tour» Rodolfo Massi al momento della liberazione a Lilla
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