Anche Proietti ha «Un nero per casa» di Fulvia Caprara
Anche Proietti ha «Un nero per casa» L'attore diventa regista e parla della commedia, scritta con Rafele e Ravera, che ricorda «Indovina chi viene a cena?» Anche Proietti ha «Un nero per casa» «Finalmente ho realizzato il mio sogno» ROMA. Con una commedia «beve ma non superficiale», ambientata nella «Roma post-Mondiali e preGiubileo», Gigi Proietti realizza il vecchio sogno di passare dietro la macchina da presa. La storia del film, scritta da Lidia Ravera, Mimmo Rafele e dallo stesso attore, ricorda «Indovina chi viene a cena?», il film di Stanley Kramer in cui Spencer Tracy e Katharine Hepburn, coppia di genitori aperti e progressisti, entravano in crisi quando la figlia si presentava a casa con il nuovo fidanzato, un elegante medico di colore interpretato da Sidney Poitier. Ma i tempi da allora (era il 1967) sono molto cambiati e Proietti lo sa bene: «La stessa storia ambientata adesso non avrebbe senso: se in una qualunque famiglia borghese si presentasse un fidanzato di colore che di mestiere fa il medico non credo che oggi nessuno avrebbe nulla da ridire». E infatti la situazione descritta in «Un nero per casa» (il titolo è provvisorio) diventa complicata nel momento in cui si viene a sapere che il ragazzo di cui si è innamorata la giovanissima figlia di Lorenzo (Proietti) e Patrizia (Eliana Miglio) non è un principe africano e non studia arclùtettura come aveva detto in un primo momento. Un incontro fortuito a un semaforo svela all'architetto progressista e alla sua consorte appassionata di arte africana che il giovane Mory è un extracomunitario come tanti, venuto in Italia con la famiglia alla ricerca di un lavoro qualsiasi. «La scoperta spiega Proietti - provoca una serie di disagi e di spiazzamenti. La prima reazione del padre è quella di impedire alla figlia di vedere il ragazzo, ma la sua lotta interiore è molto forte: da un lato ci sono i principi illuminati che lo hanno sempre animato, dall'altra lo sgomento e l'incapacità di accettare una realtà tanto inattesa...». D'altra parte, dice ancora Proietti, «conosi o tantissime, stimabili, civili persone che proclamano ai quattro venti il loro anti-razzismo, ma che non so, in realtà, come si comporterebbero se si trovassero in una situazione come quella del film. Un conto è riempire la casa di maschere africane, un altro è affrontare concretamente certi problemi. Io stesso ho delle fighe e non so dire con sicurezza che tipo di reazione potrei avere davanti a questo tipo di problemi». Prodotto dalla Solaris cinematografica per Mediaset, «Un nero per casa» rappresenta per Gigi Proietti una specie di regalo, un traguardo importante, il frutto tangibile dell'enorme successo ottenuto sul piccolo schermo prima con il «Maresciallo Rocca» e poi con 1'«Avvo¬ cato Porta». «Girare un film - dice l'attore - era da tempo il mio grande sogno e adesso che lo sto realizzando sento che questo è il mio vero mestiere, quello che m'interessa di più. Anche se recitare mi pia¬ ce moltissimo, provo da un po' una certa stanchezza neh"esibirmi. Certo, raggiungere il grande successo in tv ini ha dato una soddisfazione enorme: mi sentivo. sempre dire "Proietti non buca, non buca lo schermo", poi all'improvviso ho bucato, ma la voglia di fare l'esperienza della regia non mi è passata, anche se c'è il timore di essere giudicato presuntuoso». Interpretato da Cristiana Capotondi nella parte della ragazzina innamorata, da Ludgero Fortes Dos Santos, ventunenne di Capoverde che è Mory, da Gisella Sofio nel ruolo della nonna, da Felicité Mbezelé che è la colf di colore e poi da Nicola Pistoia, Sandra Collodel e altri, «Un nero per casa», definito dallo stesso Proietti «un'opera prima tardiva» andrà in onda nel prossimo ottobre. «Il cinema mi piace - dice l'autore perché è il luogo del gioco e la regia è un giocattolo bellissimo». Questo non vuol dire che non ci sarà più spazio per le altre attività, anche se per il momento il progetto cinematografico di «Febbre da cavallo 2» è rimandato e l'ipotesi di una collaborazione con Ronconi resta incerta. E' sicuro invece che Proietti non si cimenterà nel ruolo di conduttore televisivo, nemmeno se dovessero offrirgli il palcoscenico del Festival di Sanremo: «No, è un mestiere che non sono capace di fare, una cosa da elettricisti, se lo facessi risulterei antipatico per primo a me stesso». Fulvia Caprara «Ci diciamo tutti antirazzisti ma senza metterci mai alla prova: io stesso non so come reagirei se una delle mie figlie s'innamorasse davvero di un extracomunitario» m Gigi Proietti realizza il sogno di passare dietro la cinepresa
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