Giuni Russo, un'estate all'opera di Marinella Venegoni

Giuni Russo, un'estate all'opera Gran ritorno sulle scene, con arie di Bellini e Donizetti e canzoni scritte da Battiato Giuni Russo, un'estate all'opera «Il mio mito? Santa Teresa» FANO DAL NOSTRO INVIATO Giuni Russo è la prova provata che i precursori hanno sempre vita dura. A cantare pop contaminato con la lirica, oggi sono in tanti quanti i bagnanti sulle spiagge d'agosto. Quando però l'interprete palermitana esplose con i ghirigori incantati di una voce senza confini, all'inizio degli Anni Ottanta, il mercato faticò non poco a seguirla e ad ammirarla: ci volle la testa illuminata di un altro siciliano, Franco Battiato, per cucirle addosso «Energie» un album che esaltava i suoi mille colori, e un brano come «Un'estate al mare», colonna sonora dell'estate '82, che la fece conoscere e amare dai bagnini come dai commendatori in barca. Venerdì scorso, la coppia Battiato/Russo si è simbolicamente ricomposta a Fano: il primo, direttore artistico del Festival di musica contemporanea «Il violino e la felce», ha invitato Giuni per una serata di arie da camera, lirica e canzoni, intitolata «A Casa di Ida Rubinstein». Era accompagnata da un trio e subito s'è capito che era emozionata e tesa come una scolaretta. Ma l'emozione non ha impedito alla voce di volar via leggera, con «Malinconia» di Bellini, e «Le crepuscule» di Donizetti. Da contralto ha ancora affrontato Bellini, accompagnata da un sassofono gershwiniano, lasciando tutti stupefatti per la brillantezza, per i cambi continui di tonalità, per la potenza; quando si avvicinava al microfono, sembrava che questo dovesse saltare. Avrebbe potuto riempire la bellissima Corte Malatestiana senza nessun microfono, Giuni. Roba che neanche più Carreras, ormai. Ma perché, pur così brava, così infinitamente virtuosa e stupefacente (molto meglio di Sarah Brightman, meglio dell'emergente Emma Shapplin), con un seguito di fans giovani ed entusiasti arrivati a Fano da tutta Italia, la Russo resta oggi - che dovrebbe essere il suo giorno - confinata fra i fenomeni da riscoprire? Mistero. Errori, sì, ce ne sono stati, nella sua carriera: uno scivolone s'intitolava «Limonata cha cha» o qualcosa del genere; ma seguì poi la rimonta, la scoperta di arie e romanze interpretate con spirito moderno, come a Fano, dove «A mezzanotte» di Donizetti o «La zingara» di Bellini vengono in- nervate da arrangiamenti e ritmiche elettroniche: «Ho imparato dalla Caballé...», confessa lei sul palco. In fondo, tutto il concerto è una continua confessione dai risvolti freudiani, via via che l'emozione passa: «Debbo usare il leggìo, perché non mi ricordo i brani che ho scritto io», annuncia aliinoi nella seconda parte, tutta dedicata alle canzoni. Che non abbia fiducia in se stessa? Quando arrivano due capolavori, «Lettera al governatore della Libia» e «Il sole di Austerliz», brani di Battiato che lei chiama «Cicciuzzu», ci si rammenta che razza di genio sia, questo «Cicciuzzu», che ha saputo vivificare e mdirizzare talenti: non solo Giuni, ma Alice, Milva... Tutta la seconda parte del programma, fatta di canzoni, risente degli echi della scuola battiatesca: gli stessi brani scritti da Giuni («Mediterranea», «Sere d'agosto»), e anche «Nomadi» di quell'altro strano fenomeno, Juri Camisasca, l'ex monaco che già è passato nella rassegna di Fano. Nella serie di confessioni ormai iniziate a ruota libera, Giuni Russo racconta poi al pubblico la sua passione per Santa Teresa d'Avila, l'amore per il Carmelo di Fano e per le carmelitane. Dice che le piacerebbe cantare le bellissime cose scritte da Santa Teresa. Scopriamo così un suo inedito risvolto mistico, che guarda caso s'incontrerebbe, oggi, con un segmento assai interessante e interessato di pubblico e di mercato discografico. Alla fine, Giuni augura «Buona estate» a tutti i fan, e se ne va senza cantare «Un'estate al mare» come sarebbe stato invece giusto ed opportuno. E diventa inevitabile chiedersi chi sbaglia: la Russo, o la discografia? Marinella Venegoni Negli Anni Ottanta era l'idolo dei bagnini: oggi l'Italia riscopre una voce senza limiti Tra errori e rimonte lo strano mistero di una carriera tutta da rivalutare Giuni Russo in concerto a Fano per «Il violino e la felce»