Girone: dalla Piovra al caso Marta Russo di Simonetta Robiony
Girone: dalla Piovra al caso Marta Russo Parla l'attore, protagonista di una storia ispirata al delitto della Sapienza: «Troppi i casi insoluti a Roma» Girone: dalla Piovra al caso Marta Russo Commissario nel film tv «Morte di una ragazza per bene» ROMA. Non è la ricostruzione del delitto di Marta Russo, non si svolge all'università di Roma nella facoltà di Giurisprudenza, però, «Morte di una ragazza per bene», il film tv che Remo Girone ha appena cominciato a girare, proprio a quell'episodio si ispira, senza naturalmente ricalcare fatti e particolari di un processo tuttora in corso. Scritto dal duo Toscano e Marotta, una delle migliori coppie di sceneggiatori che abbia la nostra televisione, diretto da Luigi Perelli, il regista che più di ogni altro ha trasformato «La Piovra» in un successo internazionale,, il film, destinato alla prima rete della Rai, dovrebbe esser pronto solo in primavera. Perelli e Girone, infatti, sono appena partiti per la ex Jugoslavia dove, negli studi di Belgrado, verrà girata la maggioranza delle scene: gli esterni, invece, dovrebbero esser fatti parte a Padova e parte a Roma. Remo Girone, protagonista assoluto della storia, è un commissario di polizia anomalo: ha scelto di abbandonare il mestiere di avvocato dopo che un amico, di cui aveva ottenuto la scarcerazione, uscendo di prigione s'era macchiato di un altro crimine. Tormentato e diffidente il commissario Girone si trova a indagare, quindi, su un delitto senza motivo: in un istituto di restauro riservato a ragazzi bene viene trovata morta una alunna sulla cui vita sembra non ci siano ombre. Laura Marinoni è il medico legale chiamato a stabilire la causa della morte. Romina Mondello l'amica del cuore che deve rispondere ai mille interrogativi. Stefano Santospago il barone universitario circondato da un'aura di sospetto. Attore teatrale di grande bravura diventato popolarissimo uei panni del mafioso Tano Cariddi, Girone racconta di aver accettato immediatamente per tre ragioni. Perché la sceneggiatura era ottima e lui sa, avendone già interpretate altre, che quando si lavora su un testo di Toscano e Marotta il risultato è sempre buono. Perché lo ha chiamato Perelli di cui, avendo girato un infinito numero di «Piovre», conosce l'attenzione, l'efficacia e l'idiosincrasia per le inutili dissertazioni filosofiche. Perché i gialli lo appassionano, come lettore, come spettatore e perfino come attore. Pochi, per Girone, quelli che considera i suoi maestri di recitazione, e nessuno che appartenga all'universo televisivo. «Ho fatto l'Accademia con Orazio Costa: la mia formazione la devo a lui. Poi, certo, ho avuto incontri straordinari: Ronconi, Sepe, Martone e, recentemente, Peter Stein, un grande, che mi ha fatto riaccostare a Cechov co- me fosse stata la prima volta». E nel cinema chi citerebbe? «Ne ho fatto poco. Da anni alterno soprattutto teatro e tv. Non è un caso se ho appena finito di girare "Caraibi", quattro puntate di avventura e altro per Canale 5, con la regia di Lamberto Bava. Certo, se Martone mi avesse voluto per "Teatri di guerra", ne sarei stato orgoglioso. E' un capolavoro. Dopo aver visto il film gli ho telefonato commosso». Prima di prepararsi a interprotare «Morte di una ragazza per bene», Girone, certamente si sarà documentato sul delitto della Sapienza: che idea se n'è fatto leg- gendo la cronaca? «Sono confuso. Mi impressiona quel clima di intimidazione e complicità che sempre aleggia negli ambienti chiusi, specie se fortemente elitari. Non capisco, però, perché due ricercatori avrebbero dovuto giocare al tiro a segno sugli studenti. Ma quello che mi irrita di più è la lunga serie di delitti irrisolti a Roma: quello di via Poma, quello dell'Olgiata. Come mai, non dico su piazza Fontana o sulle stragi dei treni, ma neanche sugli assassini comuni riusciamo a far chia rezza?». Simonetta Robiony Remo Girone: attore teatrale è diventato popolarissimo grazie al ruolo di Tano Cariddi
Luoghi citati: Belgrado, Jugoslavia, Padova, Roma
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