«lo, Marco Polo del vino»

«lo, Marco Polo del vino» Il re del Barbaresco: è soltanto l'abuso che può nuocere alla salute «lo, Marco Polo del vino» Gaia: sarà la Cina il nuovo mercato ANGELO Gaja è seduto nel suo ufficio di Barbaresco, una stanza piccola e disordinata. Barbaresco è un luogo e un vino, il suo vino? «E' il nome del paese e del vino ma per la famiglia Gaja Barbaresco è il vino al quale abbiamo dedicato 140 anni della nostra storia». E che tipo di vino è? «Cento per cento di uva Nebbiolo. Se i toscani non si offendono è probabilmente la varietà autoctona più prestigiosa in Italia. Il Nebbiolo produce vini di personalità e carattere veramente unici». Per esempio? «Barbaresco, Barolo, Gattinara, vini molto diversi dai Chianti, dai Bordeaux o dai Sangiovese». Che posto ha in Italia il vino piemontese? «Secondo me continua a mantenere grande prestigio e immagine soprattutto il Barolo e il Barbaresco, che sono un po' aristocratici e non si concedono a tutti. Per berli occorre una certa preparazione e una certa cultura. Non occorre berne una bottiglia. Bastano un paio di bicchieri con il piatto giusto». Lei è alla quarta generazione dei Gaja, come mai ha continuato nell'attività di famiglia? «Sono entrato in azienda perché la famiglia mi ci ha spinto, voleva che proseguissi l'attività. Io ho subito amato questo lavoro e fatta mia questa attività di famiglia consapevole di raccogliere un'eredità importante». Quante bottiglie produceva Gaja quando è entrato e quante oggi? «Settantamila nel 'GÌ quando entrai in azienda e ora 350 mila bottiglie però senza acquistare uva o vino, ma vinificando esclusivamente uve di vigneti nostri». E quanti ettari possedete? «Conio ettari nelle Langhe: mettere insieme questi terreni ha richiesto tempo e non è stato certo facile». E dove li vendete i vostri vini? «Il 20 per cento in Italia e l'80 per cento all'estero soprattutto in Germania, Austria, Svizzera, negli Stati Uniti e in Giappone. Cominciamo però ad avere ima penetrazione crescente in Brasile, in Belgio e poi anche a Hong Kong e Taiwan che si aprono sulla Cina. Forse tra cinque o dieci anni la Cina ci darà grandi sorprese». Il vostro vino viaggia bene? «Si, viaggia in nave nei containers refrigerati. 1 vini piemontesi di struttura e corpo sostengono i viaggi alla perfezione». E' vero che il vino rosso fa bene alla salute? «In famiglia mio padre ha oggi 90 anni, mio nonno e mio bisnonno sono morti a 90 anni. Hanno sempre bevuto vino e lo sapevano bere. Il vino consumato a tavola affiancato al cibo è la bevanda naturale che è complementare al gusto del cibo». Nei giorni scorsi è stata fatta la proposta di mettere sulla bottiglia di vino l'etichetta: «Può nuocere alla salute». Lei che cosa ne pensa? «Ma è l'abuso che nuoce alla salute». E che cos'è un uso moderato di vino? «Dipende dal fisico e dalle abitudini ma durante il pasto secondo me vanno bene due bicchieri». Oggi si beve più o meno vino di una volta? «Ma il consumo del vino rientra in abitudini più moderate. Centocinquant'anni fa i contadini bevevano più vino di ora perché non mangiavano alimenti come la carne». Però c'è più cultura del vino in tutto il mondo? «Sì sta crescendo. Il gusto del cibo si capisce che migliora con il vino». E chi sono i migliori bevitori? «Dappertutto in vari Paesi, ve ne sono ottimi in Italia, in Giappone, in Inghilterra, in Francia». I vini francesi sono migliori di quelli italiani? «No, sono diversi da quelli italiani. La Francia ha saputo valorizzare la qualità e l'immagine dei propri vini, ma non è la depositaria assoluta di qualità». Una buona bottiglia di Barolo o di Barbaresco vale quanto un grande Bordeaux o Borgogna? «Penso di sì». E quanto può costare una buona bottiglia di Barolo o di Barbaresco Gaja? «In un ristorante attorno alle 150200 mila lire». Allora i giovani non possono accedervi? «Ci sono giovani disposti a sacrificare divertimenti come la discoteca od altro per bere bottiglie di prestigio». Nella sua cantina personale che cosa c'è? «Ho una cantina personale con buone bottiglie di tutto il mondo. Ho dell'Opus One, vino molto prestigioso della California, ho delle bottiglie di Vega Sicilia il vino spagnolo più prestigioso, ho bottiglie di Barolo e Barbaresco di miei colleghi, ho bottiglie di grande qualità australiana, austriache e francesi». Lei viaggia molto? «Sì, sto fuori da tre a quattro mesi all'anno. Viaggiando imparo molto, è una grande esperienza. Io non pretendo mai né gli spaghetti né il Barolo o il Barbaresco». E quali sono i Paesi dove va più sovente? «In Spagna, in Svizzera, in Francia, in Germania, in Nord America, in Brasile e in Estremo Oriente». Risente della crisi dell'Estremo Oriente? «No, in Estremo Oriente il mercato più importante per il vino italiano è il Giappone. Oggi il canale della ristorazione italiana va di gran moda, vi sono chef giapponesi che propongono una cucina italiana dì livello qualitativo elevatissimo e devo dire che lì non c'è ancora stata crisi». E chi sono i più famosi bevitori di Barolo e Barbaresco? «So che Robert De Niro è un esperto di vini Gaja, so che Battiato beve i nostri vini ma non mi sono mai dato da fare per sapere chi erano i miei clienti famosi». Come vive? «Bene. Ho la fortuna di avere buona salute e armonia in famiglia. Mia moglie lavora con me e divide i sacrifici del lavoro. Mi appassiona lavorare e non faccio alcuna fatica». Lavora anche di domenica? «Sì, se il lavoro mi piace non faccio difficoltà». E che cosa le piace di più del suo lavoro? «Direi che mi piace tutto mentre quello che mi piace di meno è quando sono all'estero e devo restare a tavola sei ore al giorno con i miei clienti o importatori. Questo lo trovo davvero un po' troppo lungo». Il vino le sembra un buona investimento? «Prima di tutto deve far nascere in chi lo compra il sogno di veder diventare un vino bambino in vino adulto nella piena maturità». E il piatto ideale per il suo vino qua! è? «Piatti di carne rossa, dei formaggi. Nelle Langhe vanno benissimo anche il coniglio e il pollo». Lei beve molto? «Sempre, a pranzo e a cena, ma non più di tre bicchieri al giorno». E i suoi figli? «Fin da bambini a tre o quattro anni li abbiamo abituati a mettere un cucchiaino di vino al fondo di un bicchiere. Puro, mai annacquato per dare loro modo di capire il rito che facciamo io e mia moglie». Lei come vive? «Senza televisione. L'abbiamo fracassata cinque anni fa. E' una liberazione straordinaria. Io leggo quattro quotidiani al giorno per tenermi aggiornato. Adesso che non abbiamo più la televisione le mie ragazze hanno cominciato a leggere». A Barbaresco come si vive? «Con le limitazioni caratteristiche di un piccolo paese. Non c'è il fascino della grande città. Ma c'è la pace e il lavoro. Gli amici li vado a trovare ad Alba e un po' in tutto il mondo». E le vacanze? «In montagna nelle Dolomiti e poi qualche giorno a Venezia dove c'è una bellissima spiaggia, quella del Lido, e poi si può andare e venire con una città magica». Venezia è la città preferita? «No, non ho città preferite. Mi piace moltissimo anche Roma dove cerco di andare tre o quattro weekend all'anno e poi mi piace Seattle negli Stati Uniti e Vancouver in Canada. E' un po' come se mi chiedessero se ho un vino preferito. Non ce l'ho, dipende dall'abbinamento col piatto col quale lo sposo». Quindi il Barbaresco ma anche il Brunello da Montalcino? «Sì». Alain Elkann Vendo all'estero l'ottanta per cento delle mie bottiglie EDeNiroèunfan dei nostri vini ■■ (i&Vivo da 5 anni senza televisione Ho allevato i miei figli con un cucchiaino di barolo non supero i tre bicchieri algiorno E in Italia cresce la cultura enoicajy DOMENICA CON 998 Il re d •^im:*<s,:.5,ì,::.:. 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Persone citate: Alain Elkann, Barolo, Battiato, Gaja, Gaja Barbaresco, Robert De Niro