Clandestini, la guerriglia si sposta a Siracusa

Clandestini, la guerriglia si sposta a Siracusa Hanno finto un avvelenamento, aggredito i militari, poi sono scappati in 40: sono stati ritrovati ieri sera Clandestini, la guerriglia si sposta a Siracusa Fuga di massa dal centro di accoglienza, feriti sette agenti PALERMO DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Un nuovo sbarco, fughe dai centri di accoglienza, scontri con la polizia e la morte di un marocchino tossicodipendente e cardiopatico nel carcere di Agrigento. Ieri in Sicilia vi è stata un'ennesima giornata carica di tensione sul fronte degli immigrati clandestini, con feriti negli scontri con gli agenti a Siracusa, dove gli incidenti fra la notte e l'alba sono stati molto gravi. Dopo le tensioni a Lampedusa, il centro sull'isola è stato smantellato e i clandestini che vi sbarcano vengono trasferiti nel centro di accoglienza istituito in un capannone nella zona industriale di Agrigento, anch'esso, peraltro, teatro di una ribellione dei clandestini, alcuni giorni, rientrata in poche ore. Così i 58 tunisini sbarcati a Lampedusa venerdì pomeriggio da una delle tante carrette del mare che solcano il Canale di Sicilia ieri sono stati trasferiti ad Agrigento su una grossa unità navale della Guardia di Finanza. C'e¬ ra anche una giovane donna incinta di quattro mesi. Nell'altra grande isola siciliana, Pantelleria, il nuovo sbarco, stavolta di 83 clandestini, è avvenuto come quasi sempre sulla costa di contrada Nicà. Proprio qui, giorni fa annegarono otto giovani disperati fuggiti dalla Sierra Leone. L'imbarcazione da cui erano stati fatti scendere gli 83 è stata intercettata dalla Guardia Costiera e i quattro tunisini dell'equipaggio sono stati arrestati. Nella notte, nel centro in funzione nel vasto cortile e nella palestra della scuola media «Costanzo» a Siracusa, a una trentina di metri dal Palazzo di Giustizia, 40 dei circa 100 tunisini, che erano ospitati, sono fuggiti dopo una violenta guerriglia con gli agenti intervenuti. Il bilancio è di cinque poliziotti, due carabinieri e tre clandestini in ospedale. Dopo una breve fuga, gli immigrati sono stati ricondotti nel centro, tranne uno che è ricercato. Il piano di fuga era stato preparato bene. Una decina di tunisini hanno finto di stare male per il ci- bo consumato durante la cena. Per rendere credibile la finzione hanno bevuto shampoo e sapone liquido. Il personale di sorveglianza è subito intervenuto per soccorrerli. A questo punto gli agenti sono stati aggrediti e gli immigrati, suddivisi in tre gruppi, si sono dati alla fuga ma sono stati rintracciati alcune ore dopo. Ore di allarme anche nel centro di accoglienza a Termini Imerese, 30 chilometri da Palermo, da dove ieri alle 13 sono fuggiti 20 degli 80 clandestini lì trattenuti. Il rastrellamento ordinato dal questore Antonio Manganelli ha dato buon esito con la cattura di tutti i fuggitivi. La convulsa cronaca siciliana di questo primo giorno d'agosto ha avuto il drammatico inizio con la morte, alle 4,35, nel carcere agrigentino di San Vito, di Abder Kadel, marocchino, per arresto cardiaco. Era stato fra i capi della rivolta di lunedì scorso nel centro d'accoglienza di Agrigento cui parteciparono tutti i 300 nordafricani che vi erano rinchiusi. Dieci tra poliziotti e carabinieri e tre clandestini finirono in ospedale con ferite, fratture e contusioni e 17 immigrati furono arrestati. Kadel era tra quanti giusto ieri erano stati interrogati dal gip agrigentino Cesare Storto al quale il sostituto procuratore della Repubblica, Roberto Terzo, aveva chiesto di convalidare gli arresti. Solidarietà nei confronti dei clandestini è stata dimostrata in questi giorni dalle iniziative di Cgil, Acli, di alcuni deputati regionali di Alleanza nazionale, del segretario regionale di Rifondazione comunista, Francesco Forgione: tutti invitano a controllare sulle condizioni di vita garantite nei centri d'accoglienza. E le Acli, attraverso il presidente di Palermo, Angelo Capitummino, già presidente dell'Assemblea regionale, hanno chiesto che due universitari tunisini affidati loro (soggiornano in un hotel a Palermo) che giorni fa sbarcarono a Lampedusa proclamandosi perseguitati politici, ottengano dall'Italia asilo politico. Antonio Ravidà Morto per un edema in carcere ad Agrigento il leader della rivolta Trasferiti tutti gli immigrati che erano sbarcati a Lampedusa

Persone citate: Antonio Manganelli, Antonio Ravidà, Francesco Forgione, Roberto Terzo