Referendum, Di Pietro fa arrabbiare i due Poli

Referendum, Di Pietro fa arrabbiare i due Poli L'ex pm aveva detto: «Ho salvato l'Ulivo e, se Prodi non si muove, alle europee mi presenterò solo» Referendum, Di Pietro fa arrabbiare i due Poli Boselli: una mina vagante. Gasparri: è soltanto un megalomane ROMA. «Sono stato io a salvare l'Ulivo, e se Prodi non si muove, alle europee mi presenterò da solo»: così Antonio Di Pietro in un'intervista fiume che, pubblicata sul Corriere della Sera di ieri, ha prontamente suscitato reazioni. Anche perché il senatore dell'Ulivo e fondatore del movimento Italia dei Valori, con il quale appunto minaccia di presentarsi alle prossime consultazioni europee, si è spinto ben più in là. L'ex pm di Mani Pulite ritiene Matti di aver «salvato» l'Ulivo perché indicendo il referendum per l'abolizione della quota proporzionale, e dunque per un sistema elettorale pienamente maggioritario, ha «sottratto questo strumento al centrodestra». E così, dunque, Di Pietro ribalta la tesi più diffusa nei palazzi della politica: e cioè che il referendum per l'Ulivo sia una mina, perché farebbe in qualche modo implodere la coalizione. «Con Di Pietro le cose vanno bene e vanno male», ha commentato D'Alema da Gallipoli. «Ci sono cose che ci dividono: io ritengo che que¬ sto referendum non risolva il problema della legge elettorale, non solo, ma che sia anche stato venato da sentimenti antipartito che non condivido. Però possiamo lavorare insiceme per il doppio turno». Di quest'opinione è certamente Enrico Boselli che, lette le dichiarazioni del senatore Di Pietro, ha ribadito che è egli stesso «una vera e propria mina sotto l'Ulivo». Perché, è il ragionamento di Boselli, «tra le tante cose die egli dice oggi c'è anche il fatto che la sua presenza sarebbe un grande vantaggio per l'Ulivo, mentre finora non si sono visti benefici, anzi, finora ha combmato guasti politici che sono sotto gli occhi di tutti». Insomma, Di Pietro è un «fattore di destabilizzazione» del quadro politico: è d'accordo anche Tonino Soda, il parlamentare che fu lo sherpa di D'Alema in Bicamerale. «Le espressioni di Antonio Di Pietro dimostrano una forma di megalomania e un grave deficit di sensibilità democratica», dice Soda, che poi critica il quesito referendario: «Lui ha una concezione populistica dei partiti, mentre nelle democrazie esistono due forme di consenso, quella statunitense che ha partiti simili a scatole vuote, con lobby e comitati elettorali. E quella europea, centrata sul rapporto tra cittadini e istituzioni». Anche Dario Franceschini, vicesegretario dei Popolari, attacca il senatore: il doppio turno di collegio che si vorrebbe istituire per via referendaria «avrebbe degli effetti paradossali per lo stesso Di Pietro, perché favorisce il verticismo dei partiti, e un innaturale bipartitismo in cui Di Pietro si ritroverebbe nello stesso partito di Bertinotti».», e poi, soprattutto il senatore «non s'è accorto che i partiti hanno centinaia di migliaia di iscritti». Con argomenti diversi, anche il Polo arriva a conclusioni analoghe a quelle dell'Ulivo, quando si tratta di Di Pietro. Anzitutto, il segretario dei Ccd Casini avverte che l'eventuale dialogo tra i due, opposizione e maggioranza, non può ripartire «se si continua sulla linea giustizialista rappresentata da Di Pietro. E il suo collega di partito Marco Follini si diverte: «Se c'è un Ulivo rispettoso dell'avversario politico e allergico alla demagogia, batta un colpo, altrimenti finirà prigioniero della sindrome del Mugello», ha detto riferendosi proprio al collegio in cui Di Pietro fu eletto. Peppino Calderisi di Forza Italia è sarcastico, anche perché è tra i firmatari del referendum anti-proporzionale: «Senza la sua appropriazione indebita il referendum sarebbe stato più credibile: sa avessero avuto maggior ruolo Segni e Occhetto la gestione sarebbe stata più equilibrata, invece di essere distorto, manipolato e travisato da Di Pietro». Feroci Gasparri e Urso di An. Il primo manda un ironico invito a Di Pietro a candidarsi alle europee con Lucibello, D'Adamo, Gorrini e Patini Battaglia, e dà a Di Pietro del «megalomane». Il secondo dice che il senatore si sente un «unto dal Signore», che è poi quel che di sé diceva Berlusconi al tempo della sua «scesa in campo». [r r.)

Luoghi citati: Gallipoli, Roma