Bossi: la secessione? Non è ancora detto

Bossi: la secessione? Non è ancora detto Il leader: vogliamo avere la rappresentarla di chi vive al Nord all'interno delle istituzioni Bossi: la secessione? Non è ancora detto E intanto chiude il «Parlamento» di Cbignolo Po MILANO. Addio Chignolo Po bella, la Lega se ne va. Chiude i battenti alla politica, il castello dalle parti di Pavia che fu di Liutprando, il longobardo prima alla corte di re Ugo e poi a quella di re Bereguardo. Basta bandiere verdi, camicie in tinta, tende bianche e Umberto Bossi che arringa i suoi: «Voi siete i figli del gazebo». Basta domeniche tra le zanzare e i 35 all'ombra, come l'ultima volta, 12 luglio, finalissima mondiale e finalissima pure qui, tra i 220 membri del governo della Padania. Che si son trovati per l'ultima volta, dopo aver proclamato la Costituzione. Da allora solo zanzare e prossimamente i catering per feste e pubblicità. «Abbiamo solo chiuso i lavori del parlamento costituente, a Chignolo Po eravamo in affitto», mette i puntini sulle «i» Marco Formentini, l'ex sindaco di Milano diventato il Violante del Nord. E non ci sta alle speculazioni di chi vede nella chiusura del castello in provincia di Pavia, un ripiegarsi della Lega, quasi un afflosciarsi dopo i magrissimi risultati delle ultime amministrative. «L'assemblea costituente si è sciolta perché ha finito il suo lavoro. Il 13 settembre presenterà la costituzione padana», conferma Umberto Bossi, a Marina di Pietrasanta per un dibattito alla Versiliana. Ma è chiaro che nella Lega sta per arrivare una svolta, dopo il flop delle ultime elezioni. Una svolta, che ancora una volta è nel nome di Umberto Bossi. «Padania non vuol dire necessariamente secessione», soppesa bene le parole il leader del Carroccio. E spiega: «Padania vuol dire avere una rappresentanza di chi vive nel Nord all'interno delle istituzioni. Dipende poi dalle istituzioni come questo si renderà possibile. Stiamo cambiando? Ma no, è come tagliare i capelli. Cambia la forma ma non la sostanza». Sarà. Ma quei 220 parlamentari padani in libera uscita e il cartello chiuso che apparirà sul castello di Liutprando, danno oggi tutta un'altra idea della Lega di Umberto Bossi. Anche se Marco Formentini continua nella sua difesa inflessibile: «Noi non chiudiamo i palazzi, concludiamo i lavori incominciati, al contrario di quello che avviene solitamente in Italia». «Abbiamo elaborato la Costituzione, prossimamente ci sarà il voto popolare sul testo. Poi cercheremo una sede stabile pei il Parlamento padano a quel punto non più costituente», assicura Marco Formentini. Ma è chiaro che nell'idea di lasciare Chignolo Po, c'è anche molto della nuova strategia di Umberto Bossi che ora - «Adesso che abbiamo creato le strutture...», aveva detto - guarda al modo di creare nuovi consensi. Via dai castelli, si torna per le strade, sembra essere la nuova parola d'ordine. 0 almeno sul Po, come il 13 settembre, appuntamento già fissato per tutti i militanti. «Quel giorno si insedierà anche il governo provvisorio della Padania, darà gli indirizzi perché venga resa nota a tutti la carta costituzionale», spiega ancora Umberto Bossi. Che conferma l'apertura della sede del palazzo Chigi del Nord, in campo San Cassian a Venezia, dove da due anni sventola il Sole celtico anche se a mezzo servizio con una serie di associazioni legate al Carroccio. «Il Nord vuole la sua libertà e da qui parte tutto: non molleremo!», tuona Umberto Bossi. «Le macchine sono pronte alla battaglia, nel 2000 i presidenti delle regioni del Nord lanceranno l'autonomia», assicura. Salvo poi ripiegare su una battaglia piccola piccola, su un tema caro al capo della Lega: «Vogliono che gli immigrati vengano per mettere a tacere quelli del Nord». Chi non tace è Giancarlo Pagliarini. Che il dilemma sia oggi secessione sì o no è chiaro, ma il parlamentare leghista preferisce aggirare il discorso: «Quando spiego la secessione da un punto di vista economico a imprenditori non leghisti, mi dicono che sono d'accordo. Ma poi aggiungono: "Va bene, ma c'è il problema delle tasse che dobbiamo pagare domani comunque...". E allora io dico: perché non ci fanno fare il referendum sull'autodeterminazione? Sarebbe una spinta al dibattito e al cambiamento». A Marco Formentini, tocca scandire i tempi e lanciare un monito: «Da sempre il nostro obiettivo non è la secessione ma l'indipendenza, certo se dopo l'indipendenza non viene il federalismo allora la secessione sarà nei fatti. Comunque, non dobbiamo lisciare il pelo ai moderati, confondendo il messaggio. Meglio continuare col messaggio chiaro». [f. poi.] Formentini spiega «La fase costituente si è esaurita E poi qui eravamo solo in affitto...» L'inaugurazione il 9 novembre scorso Già a gennaio i primi rimproveri del leader «Fate troppe parole» A sinistra il segretario della Lega Bossi al Parlamento padano Sopra l'ex sindaco Formentini A destra il Parlamento di Chignolo