L'inferno in una coda

L'inferno in una coda L'inferno in una coda Venti minuti per avanzare di un chilometro FRA I DANNATI DELL'AUTOSTRADA BOLOGNA DAL NOSTRO INVIATO Sotto un cielo così caldo, questo fiume di lamiere che scorre scivolando sulle curve sembra un incubo che non finisce più. Michele Sassaro parlava mentre il bimbo gli frignava alle orecchie: «Oggi è un giorno perso. Faccio l'operaio. Cosa vuole che sia mi giorno perso?». Mondeo scura con gli asciugamani come tendine. Fra un po' saranno le sei di sera, e Bologna sembra accarezzata da un vento caldo, che s'appiccica alla pelle. Ci mancava anche questo. Al casello di Piacenza, la signora della quarta fila aveva risposto gentile: «No, da qui in avanti si viaggia». Pareva un miracolo, dopo un'ora e mezzo di coda. Ma questo è un viaggio fra i travet: niente miracoli. Dalle parti di Salsomaggiore eravamo di nuovo fermi. Un elicottero in cielo, un'ambulanza che sfrecciava. Eravamo partiti da Torino che mezzogiorno era passalo da poco, immersi nel plotosnjB-d^jl^acanze, fra Spacchine schiacciate dai bagagli, con gli asciugamani che sventolano, i cellophane che sbattono e i fogli di giornale attaccati ai finestrini. Destinazione Cesenatico, da Pantani. Ci siamo arresi prima, perché dalla Romagna ci dicevano che c'erano altre code. Ne avevamo già fatte abbastanza, e chi l'ha detto che siamo nati per soffrire? Mentre il fiume di lamiere avanzava a singhiozzo, abbiamo svoltato. L'abbiamo visto scivolarci accanto come un'allucinazione. Eppure, il viaggio da Torino, era cominciato bene, nel fresco, senza troppo traffico. Mezzogiorno, cielo grigio, venticello. A21, verso Piacenza. Prima d'arrivare a Villanova, ci sono già dei lavori in corso. Il sabato primo agosto è roba demenziale. Ma in Italia non bisogna stupirsi di niente. Per fortuna non c'è il cartello per prenderci in giro: «Lavoriamo per voi». E per fortuna adesso non c'è ancora (o non c'è più) tanto traffico. Vado avanti contando i camion: prima di Asti sono già 7. Oggi, non dovrebbero non viaggiare? In compenso, manco una pattuglia della stradale. Subito dopo l'autogrill della Crocetta, vicino ad Asti, due ambulanze pronte, in attesa di chiamate, sui bordi della strada. Altre due erano all'inizio dell'autostrada. Meno male. Al cartello dei 10 km da Alessandria Est, c'è il primo segnale: «Code a Piacenza Ovest». Manca ancora un'ottantina di chilometri. Dopo Tortona, non si trovano più camion sulla strada. Si viaggia bene. Fino alle porte di Piacenza. Sole e caldo. A 5,5 km da Piacenza c'è l'omino che dice d'andare piano. Neanche cinquanta metri più in là, comincia il calvario. L'Ansa raccontava: «Code fino a 10 km questa mattina sulla A21 alla barriera di Sant'Antonio a Trebbia. Un'ambulanza della Pubblica Assistenza di Piacenza ha percorso avanti e indietro la corsia di emergenza per offrire acqua ed eventuale assistenza agli automobilisti. I casellanti hanno messo in vendita sul piazzale le Viacard, in quanto delle 10 usci- :■■ Etaj ub <);■' ■ : te disponibili solo le quattro manuali erano affollate». Sono entrato nella coda che erano le 2 del pomeriggio. A quell'ora i chilometri erano meno di 10, ma neanche tanto. In compenso, ambulanze non ne ho viste. E neppure quelli che vendevano la Viacard. Però, sulla corsia d'emergenza, abbiamo visto sfrecciare in continuazione tutte le moto che c'erano e qualche auto: nessuna targa straniera. Sotto il ponte, al cartello dei 5,5 km da Piacenza, c'è un po' di frescura: due macchine ungheresi e due italiane ferme. Paolo Vesti, da Bergamo: «Noi siamo qui da mezz'ora. Adesso va già meglio. Prima la fila nascondeva tutto questo rettilineo. Portavano l'acqua minerale, c'era un'anziana che s'è sentita male». Più avanti, un altro ponte: sei macchine da Venezia. Pulmino della «Pallavolo N. S. Martellago». Trasferta faticosa. Guardano sfi- lare lentissimamente queste due file d'auto. Provo a contare i metri e i minuti e mi viene male: 100 metri in 120 secondi. Significa, se facciamo bene i conti, un chilometro in 20 minuti e 5 e mezzo in quasi due ore. Li sbaglieremo di poco. Le moto continuano a passare tranquillamente sulla corsia d'emergenza. Tanto non c'è nessuno della stradale. Guardiamo le moto con un pizzico d'invidia e anche un po' di rabbia: non dovrebbero fare la coda anche loro? Davanti a noi c'è una Uno rossa, To W49965. Due donne e un uomo, scherzano e ridono. Di fianco, c'è un furgoncino francese della Renault con il ventilatore agganciato al cruscotto. Si sta sotto il solleone, prigionieri di questa coda infinita. Molti finestrini sono abbassati, si orecchiano musiche e liti. Quando mancano due chilometri e mezzo a Piacenza Ovest, mi cartello con bandiera rossa av- verte della coda come se non ce ne fossimo accorti. L'avranno dimenticato lì. Le moto sfrecciano sempre sulla corsia d'emergenza: non ce n'è una che rispetti la coda. Tutte italiane. Così come le macchine. Solo targhe italiane. Magari sarà solo una coincidenza. Alla fine, ci verrebbe voglia di segnarle. Ora, non ci sono più ponti, più alberi alti, solo un cielo d'afa e la strada percorsa da queste colonne lentissime. Quando arriviamo alla barriera sono le 15,35. Più di un'ora e mezzo in coda. Come aveva raccontato l'Ansa, ci sono solo 4 caselli aperti. Le viacard sono sei e sono vuote. Se tutto questo ha un senso, non lo capiamo. «Da qui in avanti si viaggia», promettono. Ma l'illusione svanisce presto. Sono le 15,47. A 3 km dal piazzale di Fontanellato, comincia il secondo calvario. Un elicottero in cielo. Un'ambulanza che sfreccia, poi il camioncino dei vigili del fuoco. Le solite macchine sulla corsia d'emergenza. All'ultima, un'Alpine Renault, va pure bene: arriva in fondo, dove c'è la stradale." Gli'agenti, però/'stanno sgombrando la strada. C'è stato un incidente: una Ford targata Milano con il muso accartocciato. Aveva sbandato contro lo spartitraffico. E' rimasta la sua strisciata. Si riprende a viaggiare e'dopo mi po' il cartellone luminoso avvisa: «Code tra Bologna Panigale e San Lazzaro». Eppure, i dati della stradale annunciano che non è stata una giornata terribile. Al punto di controllo di Castelfranco Emilia (tra Modena e Bologna), la punta massima è stata registrata alle 15: 4400 auto direzione Sud. Per provocare «una coda illimitata», spiegano loro, ce ne vogliono 4500. Eravamo al limite. A mezzogiorno, ce n'erano state 4500, ma in direzione Nord. Verso Sud, il grande traffico c'è stato per tutta la mattina, e durante la notte. Quando noi arriviamo a Bologna, però, riecco quel fiume di lamiera. Basta, meglio uscire. Al casellante, che non dice mia parola, chiediamo solo com'è andato Pantani. Allora sorride: «Ha ancora tre minuti di vantaggio». A muoversi, tre mmuti sono niente. Pierangelo Sapegno fabbriche dovrebbero scaglionare le chiusure. Io capisco che chi ha finito di lavorare non veda l'ora di partire per le vacanze, senza aspettare. Ma è importante anche viaggiare in modo intelligente». Che cosa intende? «Viaggiare informati: lo ripetiamo sempre. Telefonare per chiedere la situazione del traffico, prima di partire e tenersi costantemente aggiornati sulla situazione. Ci sono continue trasmissioni radio, basta sintonizzarsi sulle frequenze indicate in ogni autostrada. E se viene segnalato un tamponamento o un incidente, invece di buttarsi nella coda, meglio fermarsi in ima piazzola, sgranchirsi le gambe, prendere mi caffè e, quando la situazione è migliorata, rimettersi in viaggio. In alternativa si può uscire dall'autostrada ed optare per una statale. Più informazione vuol dire anche più sicurezza». Antonella Torta La prima barriera sono i lavori in corso Moto che sfrecciano sulla corsia di emergenza. Pochi i caselli col personale L'acqua arriva dalle ambulanze una donna anziana si sente male Libere soltanto le porte del Viacard Controlli di Polizia lungo la rete autostradale E' stata una giornata di fuoco sulle strade e autostrade italiane: da Nord a Sud si sono registrate code chilometriche, soprattutto in prossimità dei caselli. Colpa sostengono alla Società Autostrade della scarsa dimestichezza degli italiani con il pedaggio automatico

Persone citate: Antonella Torta, Michele Sassaro, Mondeo, Pantani, Paolo Vesti, Pierangelo Sapegno, Villanova