LA LEGGE DELLA TERRA di Barbara Spinelli
LA LEGGE DELLA TERRA LA LEGGE DELLA TERRA Ej straordinario come un circoscritto lembo di terra torni a divenire importante, nel momento in cui le economie si mondializzano e gli Stati sono indotti a sacrificare antiche sovranità. Ridiventano importanti Lampedusa, o la città di Torino che ha l'impressione di divenire essa stessa una piccola isola, senza difese di fronte all'immigrazione clandestina. Nelle regioni orientali della Germania ci sono tedeschi che immaginano d'aver perduto l'identità, da quando non c'è più il Muro a proteggerli dallo straniero. Si invocano nuovi muri, e si teme la maledizione dell'uomo moderno che è la Heimatlosigkeit, l'assenza di patria. Gli stranieri che trasgrediscono le frontiere d'Europa si trovano di fronte un'umanità a sua volta straniera a se stessa: fin dagli Anni 60 De Gaulle vedeva nascere in Francia «la sorda angoscia degli sradicati», a causa non dell'immigrazione ma del tracollo della civiltà contadina. La xenofobia è nevrosi che nasce non dall'incrocio tra chi possiede forti radici e chi non le possiede, ma tra due forme di spiantamento, di crisi di civiltà. Gli italiani che si inquietano per l'approdo di raminghi africani, maghrebini o balcanici hanno l'impressione di non aver più presa sul territorio, di vivere essi stessi - senza bussola - come in un mare. A suo tempo conobbero bene questa sensazione che è prerogativa dell'emigrante - ed è merito di Romano Prodi aver ricordato che anche questa sensazione è parte delle nostre radici. Adesso gli italiani apprendono il mestiere delle na- zioni multietniche, e con fatica scoprono lo scombussolamento che può esistere in chi accoglie o respinge l'esule. Per questo esigono dallo Stato un monopolio più rigido sul territorio. Per questo reclamano una legge ferma, che dica almeno la geografia quando si perde memoria della storia nazionale. Che dica i limiti, quando sotto la nazione non sembra esserci che mare in movimento, illimitato. Gli europei si aprono alla mondializzazione: dunque prendono la via dell'oceano, dello scombussolante. Non stupisce che nell'intimo invochino muri, si abbarbichino a promontori, reclamino quello che il giurista Cari Schmitt chiamava nel '44 Nòmos della Terra Legge della Terra - contrappo nendolo al nòmos atlantico delle talassocrazie anglosassoni. E' questa «sorda angoscia» che fa dire al cittadino sradicato: non siamo fatti per portare sulle spalle il dolore del mondo. Non siamo la Caritas. Il politico che dovesse far propria questa reazione istintiva sarebbe comprensibile, ma non avrebbe l'animo del pilota lungimirante, preparato più dell'uomo comune alle difficoltà. Costruirebbe i suoi piani su sentimenti retrattili, di paura di fronte a una mondializzazione che tende a far circolare anche persone umane, e non solo merci, danaro, immagini. Ma in prima linea mentirebbe, agli elettori: creerebbe l'impressione che le democrazie possano sigillare tutte le frontiere, con l'arte im- Barbara Spinelli CONTINUA A PAG. 10 SECONDA COLONNA
Persone citate: De Gaulle, Romano Prodi, Schmitt
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