«Quel centro non lo vogliamo»

«Quel centro non lo vogliamo» Al via i lavori per la struttura che ospiterà i clandestini prima dell'espulsione «Quel centro non lo vogliamo» Protestano gli abitanti di corso Brunelleschi Tra pochi giorni cominciano i lavori per attrezzare il centro in cui saranno rinchiusi gli extracomunitari in attesa d'essere rimandati a casa. La struttura sorgerà sulle erbacce e le macerie che adesso ingombrano la grande area militare tra corso Brunelleschi e le vie Monginevro e Santa Maria Mazzarello che un tempo ospitava il poligono delle vicina caserma. A metà ottobre dovrebbe debuttare la struttura scelta dal prefetto La gente che abita nelle vicinanze è sempre stata ostile alla nascita di quello che la burocrazia definisce «centro di permanenza temporanea e assistenza»: da metà giugno, da quando cioè è uscita la notizia, assemblee infuocate in circoscrizione, nascita di un comitato spontaneo, il comitato di corso Brunelleschi, battaglia politica aspra come sempre, se non di più. Da un lato Lega, An, Forza Italia a cavalcare la protesta, dall'altro la maggioranza in Comune a difendere la scelta della Prefettura. E con la Prefettura a spiegare che il centro «lì, nel vecchio poligono, è la soluzione ottimale, di altre migliori la città non ne offre, il problema sicurezza non è in discussione che nelle vicinanze ci sono le caserme della polizia di via Veglia e dei carabinieri. Inoltre, la struttura sarà sempre sorvegliata dagli agenti, chi vi è ospitato non potrà mai uscire». Parole al vento. Poco ascoltate allora, le scorse settimane. Immaginarsi adesso, dopo quanto è successo in Sicilia, a Caltanissetta, a Lampedusa, ad Agrigento, dove i clandestini hanno tentato di fuggire dai centri (alcuni evasi e subito ripresi), dove ci sono stati scontri con la forza pubblica, disordini, feriti. In particolare la preoccupazione popolare trascura: in Sicilia i clandestini sono stati ammassati in scuole e locali privi di quelle condizioni di sicurezza che la Prefettura garantisce avrà l'area di corso Brunelleschi: doppio muro di recinzione, sbarramento di filo spinato, presenza 24 ore su 24 di poliziotti. La notizia che presto cominciano i lavori è presa malissimo in corso Brunelleschi. Negozi, bar, passanti, residenti: non una persona, una sola, troviamo che sia favorevole alla nascita della struttura, il fronte del no è compatto. Non un «sì», neppure un «ni». La parola è una sola: «Non vogliamo qui la feccia degli extracomunitari, degraderanno questa zona che era una delle poche vivibili di Torino anche se l'onda lunga della prostituzione slava, risalendo dalla Pellerina lungo via Pietro Cossa e De Sanctis, è arrivata anche da noi». Basta accennare al centro per sentirsi ricordare i fatti di Caltanisetta e Lampedusa ed essere investiti dalle profezie più fosche: «I clandestini dentro, e fuori, i loro complici» e dall'identità «zona de- gradata uguale alloggi ed esercizi commerciali svalutati». Ovviamente, tutti, in testa Giacomo Portas, di Forza Italia, presidente della circoscrizione, non ce l'hanno con il centro, «ma con la vergogna che si sia stabilito di farlo qua, a trenta metri dalle case. Se serve per cacciare gli irregolari va bene, costruiamola questa benedetta struttura:, però, costruiamola in aree isolate, non in mezzo ai cittadini». Dove? A parte i sarcastici «In collina, a Reaglie (dove abita Castellani, ndr)» s'ascoltano solo vaghezze e lui'impossibilità: «Le Nuove, mandiamoli là». Appunto, impossibile perché la prigione di corso Vittorio, informa il direttore delle Vallette, Vincenzo Castoria, è occupata dalla caserma che ospita i 250 agenti della polizia penitenziaria e dai circa 100 detenuti semiliberi. Inoltre, la legge che ha partorito i centri di permanenza temporanea vieta espressamente che i clandestini in attesa di espulsione siano incarcerati, «vanno custoditi in un regime diverso da quello carcerario». Il quale, ad ogni modo, stando almeno alla legge, di diverso dalla galera ha ben poco. Sulle Nuove insiste l'on. Raffaele Costa: «E' una alternativa ancora percorribile, basta una piccola modifica burocratica». Poi, facendo il suo lavoro di oppositore, Costa attacca il Comune: «Ha sbagliato ancora una volta, che errore non sentire i cittadini prima di dare l'assenso scritto alla Prefettura sulla scelta dell'area di corso Brunelleschi». L'onorevole di Forza Italia aggiunge: «Ci sono decine di locali dismessi in Torino e non centrali, perché non sono stati presi in considerazione?». Non ne cita alcuno, ma avanza una proposta: «Si potrebbe liberare uno dei centri sociali occupati e metterci gli extracomunitari che delinquono». Una provocazione? Tale la considera il vicesindaco Domenico Carpanini che ricorda: «Tempo fa Costa s'era impegnato a proporre soluzioni alternative nel giro di 5 giorni. Le stiamo ancora aspettando. La Prefettura ci ha assicurato che la sicurezza sarà assoluta, ci fidiamo e comunque vigileremo. I paragoni con quanto è accaduto in Sicilia sono senza fondamento, qui non abbiamo a che fare con gli sbarchi in massa. Inoltre, il centro è una soluzione transitoria, vogliamo sia la più breve possibile perché l'area deve diventare al più presto un parco». Per intanto, il centro un risultato l'ha ottenuto ed è singolare: in corso Brunelleschi, parlano la stessa lingua l'uomo della strada che ha votato An e quello che ha dato il voto a Rifondazione comunista: che larghe intese produce la paura dell'extracomunitario. Claudio Giacchino Polo e Lega danno ragione ai residenti «I fatti di Lampedusa destano timori» Ma il vicesindaco Carpanini difende la scelta: sarà garantita la sicurezza «Il centro di permanenza temporanea» sorgerà nell'ex area militare tra corso Brunelleschi e via Monginevro che un tempo ospitava il poligono

Persone citate: Carpanini, Castellani, Claudio Giacchino Polo, De Sanctis, Domenico Carpanini, Giacomo Portas, Mazzarello, Raffaele Costa, Vincenzo Castoria