Massi libero ma sotto accusa di Giovanni Cerruti

Massi libero ma sotto accusa LO SCALATORE NEI GUAI Massi libero ma sotto accusa 7/ corridore non può lasciare la Francia LAUTUN IBERO sì, ma sotto accusa. «Detenzione, importazione, offerta e cessione di sostanze velenose». Per Rodolfo Massi si mette bene e male, dipende dai punti di vista. Bene perché dopo mezza giornata di viaggio da Chambéry a Lille, dopo due ore di interrogatorio, non è più in guardina. Male perché la sua libertà è piuttosto limitata: non può tornare a casa, a Corinaldo, Marche, e deve rimanere a disposizione dell'implacabile giudice Patrik Keil. Male, ancora, perché da ieri sera alle 19,30 si porta appresso quel bel carico di imputazioni. E' ancora tutto in salita, per il miglior (?) grimpeur del Tour. L'altra sera, dalla gendarmeria di Chambéry, aveva telefonato a Raffaella, la moglie: «Non ti preoccupare, torno sabato». Non torna, «lei resti in Francia a disposizione», e la signora Raffaella ha validi motivi per essere preoccupata. A Corinaldo lo aspettavano per la grande festa alla maglia bianca a pois rossi, il sindaco, la banda, i fuochi d'artificio. Meglio trovare un buon avvocato. «Le imputazioni contro monsieur Massi non sono sufficienti per giustificare una detenzione in attesa del processo», dice Gerald Vinsonneau, il Procuratore di Lille. Ma questo non vuol dire, precisa alla France Press, che monsieur Massi abbia risolto i problemi suoi o quelli dell'inchiesta del giudice Keil. «E' sottoposto a controllo giudiziario». Nel senso che entro un mese, proprio quando finiranno le vacanze del giudice Keil, dovrà comunicare il suo indirizzo in Francia e mettersi a disposizione. Di più, da questo momento, da ieri sera «non potrà frequentare l'ambiente del ciclismo», né correre né avere rapporti con vecchi amici e clienti (secondo l'accusa). Come Massi, ma accusato solo di detenzione di prodotti dopanti, è in libertà condizionata anche Nicolas Terrados, il medico della Once. Ha pagato una cauzione da 30 milioni di lire, potrà tornare in Spagna, ma per settembre è atteso dal giudice Keil. «Bentornati a casa!». Il quotidiano spagnolo «Marca» ha accolto con questo titolo i corridori della Banesto, della Kelme, della Once e della Vitalicio. Gloriosi reduci da una guerra spietata e finalmente finita. Chi frequenta il palazzo di giustizia di Lille assi¬ cura che, al contrario, con le vacanze del giudice Keil si è solo ad una fragile tregua. Massi, ad esempio, se si trova in questi impicci, deve ringraziare i corridori e la squadra della Festina. Il massaggiatore Voet, il ds Russel, Zùlle, Magnien e Bouvard ora compagno di squadra di Massi nella Casino. Il suo nome, la pista che ha portato al fermo di Massi detto «il farmacista», è partita dai loro interrogatori. Per chi era tutto quel bendidio di fiale trovato nella macchina della Festina tre giorni prima della partenza del Tour? Sarebbe bastato per almeno cinque, sei squadre. Chi erano i farmacisti del Tour? Per il giudice Keil, Massi è uno. Non è detto che sia l'unico. E il Tour, il «peloton» che non vede l'ora di arrivare a Parigi? Parola d'ordine, dimenticare Massi, almeno finché si può. E dimenticare quella figuraccia dei signori corridori dell'olandese Tvm. In Svizzera, terra neutrale, sono scappati dal Tour ben attenti ad evitare la Francia. Al confine avevano alzato le mani in segno di libertà. L'italiano Elli, compagno di squadra di Massi, si era girato verso la Francia per salutarla affettuosamente. Come? Con il gesto dell'ombrello. Gli olandesi De Jongh, Knaven e Voskamp, il russo Ivanov e l'ucraino Outchakov, alle sei del mattino sono proprio scappati. Un giudice li aspetterebbe per lunedì a Reims. Qualcuno vuol scommettere se andranno? Blijlevens, il campione d'Olanda, si era ritirato giovedì appena messe le ruote in Svizzera. «Torno a casa senza nemmeno siiorare la Francia», proclamò. Volo da Ginevra a Bruxelles. E il passaporto, campione? «Non ce l'ho». La Svizzera non fa parte del trattato di Schengen, «senza quello non entri». Questa notte l'ha passata al commissariato. Giovanni Cerruti Per «importazione, detenzione, offerta e cessione di sostanze velenose»