Torino, esonerato il direttore del Museo del Risorgimento

Torino, esonerato il direttore del Museo del Risorgimento A settembre Cristina Vernizzi lascerà l'incarico Torino, esonerato il direttore del Museo del Risorgimento D TORINO A settembre il Museo del Risorgimento, l'unico in Italia con la qualifica di Nazionale, avrà un altro responsabile della direzione. Non sappiamo chi sarà, sappiamo soltanto che l'attuale direttrice Cristina Vernizzi non salirà più le scale di Palazzo Carignano come ha fatto da tre decenni, prima come collaboratrice poi da responsabile della direzione. Allontanata per «mancanza di sintonia con il consiglio direttivo»: espressione laconica che dice poco ma basta a siglare un congedo. La consegna per tutti era di non parlare fino all'inizio del prossimo mese quando sarebbe stato diffuso il comunicato ufficiale, però la notizia è trapelata in un baleno suscitando qualche imbarazzo e parecchia reticenza. Siluro di piena estate, aila vigilia della partenza per le vacanze, anzi, quando le parti in causa hanno un piede fuori casa oppure sono già lontane e irraggiungibili: infatti molti telefoni squillano a vuoto; se ne parlerà tra un mese, a bocce ferme e a nervi rilassati. Come l'ha presa la diretta interessata? «Male, molto male. Non mi aspettavo un trattamento del genere. Non ho nulla da rimproverarmi e niente mi è stato spiegato. Per questo mi sento serena e con la coscienza a posto». Glielo hanno detto alla fine dell'ultima riunione del comitato, qualche sera fa: «C'ero, mi hanno chiesto di restare soli perché dovevano discutere un punto che riguardava la direzione. Sono uscita e poco dopo mi ha raggiunto l'avvocato Grande Stevens dicendomi che i consiglieri avevano deciso di lasciarmi a casa». Franzo Grande Stevens presiede il comitato composto da Umberto Levra e Ester De Fort (che reggeranno ad interim le sorti del Museo in attesa del nuovo direttore) oltre che da Narciso Nada e da Giuseppe Lignana. Quest'ultimo risponde garbato seppure a malincuore: «Risentiamoci a settembre». No, subito. «Che vuole? Il provvedimento era nell'aria. La professoressa Vernizzi ha fatto un buon lavoro ma oggi la gestione di un museo richiede una professionalità diversa, indicata addirittura dalla normativa». Cos'è che non va? «Per esempio il direttore deve avere anche capacità manageriali e far conoscere di più all'esterno il potenziale delle collezioni e del materiale custodito». Pare di capire che si vuole un museo più «visibile», meno grigio: questione di cornice e contenuto. Di cosa in particolare, verrà spiegato a suo tempo. Adesso si sta dipanando una sottile ragnatela di veleni. Almeno sembra: perché le mezze parole, le allusioni non aiutano a capire ma inducono a sospettare un po' di tutto. Ad esempio che il Comune a cui compete la gestione del personale abbia messo lo zampino nello sgambetto alla direttrice troppo gelosa della propria autonomia. Che non siano piaciute certe dichiarazioni corrosive sulla proposta deU'assessore Vernetti di spostare altrove il Monumento al soldato sardo che sta davanti a Palazzo Madama. Qualcosa del genere si lascia sfuggire la stessa Invernizzi: «Forse vogliono una persona più duttile, più allineata». Questione di museo o di persone? L'ingegner Lignana nicchia: «Il museo ha bisogno di essere riorganizzato; vanno anche normalizzati i rapporti interni con il personale che si sono sfilacciati». La sostanza forse sta nel braccio di ferro che è durato un paio d'anni tra direttrice e comitato. Il comitato che avrebbe richiamato prima e rimproverato poi alla Vernizzi risposte disattese o parziali a una serie di suggerimenti e inviti. Il che non sarebbe compatibile con la funzione «manageriale» a cui faceva cenno Lignana, né con un'istituzione che ha un budget di circa due miliardi e accoglie nelle sue sale quasi centomila visitatori l'anno. Il sostituto? «Torinese con lunga esperienza nel settore». Il nome? «A risentirci a settembre». Pier Paolo Benedetto

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