Sanpaolo-lmi, è nata una superbanca di Valeria Sacchi

Sanpaolo-lmi, è nata una superbanca Le assemblee dei due istituti approvano la fusione. Sarà un gruppo da 350 mila miliardi Sanpaolo-lmi, è nata una superbanca Masera-. per noi le aggregazioni non sono prioritarie TORINO. E' nato il primo gruppo bancario italiano, 350 mila miliardi di totale di bilancio, 23° in Europa, 43° a livello mondiale, quotato a Milano e New York. E' la superbanca Sanpaolo-lmi che da ieri è una realtà, dopo il via libera alla fusione da parte delle assemblee straordinarie dei due istituti. Il lavoro da fare è parecchio, anche se alcuno integrazioni sono già state avviate, ad esempio le attività del San Paolo Londra confluite sotto il cappello della Bim - Banca Intermediazione Mobiliare - di cui è presidente Vittorio Serafino. Sancita la fusione, il primo interrogativo d'obbligo è: crescerete ancora? Risponde l'amministratore delegato Rainer Masera: «Eventuali aggregazioni internazionali o in Italia non sono prioritarie, nel senso che per noi al primo posto ci sono la creazione di valore per gli azionisti, la qualità della gestione operativa, il controllo attento dei rischi. Ma il successo che si profila con l'unione dei due istituti farà diventare questa banca punto potenziale di aggregazione in Italia e fuori Italia. Non saremo quindi disattenti alle possibilità di crescita, fatti salvi gli obiettivi prioritari». «Ogni traguardo raggiunto è un punto di partenza e non di arrivo» osserva a sua volta il presidente dell'Imi Sandro Molinari e aggiunge: «Ancora non guardiamo da nessuna parte, tutto dipenderà dalle variabili che il mercato potrà suggerire». Il consiglio di amministrazione, che resta quello già in parte rinnovato del San Paolo con Luigi Arcuti alla presidenza e gli amministratori delegati Masera e Luigi Maranzana al timone, è stato ampliato a 17 membri con l'ingresso di Emilio Ottolenghi, azionista e già vicepresidente del San Paolo, il presidente della Borsa Stefano Preda e Mario Masini, designato dalla Fondazione Cariplo. La fusione, che si concluderà entro fine anno, proietta la nuova banca oltre i 436 mila miliardi di attività finanziarie complessive e i 180 mila miliardi di impieghi alle imprese, verso un Roe che salirà a oltre il 15% nel Duemila, quando l'utile netto previsto sarà di 2500 miliardi. Con 1300 sportelli e 3900 promotori (tra Fideuram e Investi il nuovo polo sarà inoltre il primo operatore nei fondi comuni e nella «bancassurance». Intanto, come anticipano Arcuti presiedendo l'assemblea di Torino e Molinari presiedendo a Roma l'assemblea Imi, già il primo semestre di quest'anno presenta un «utile netto consolidato prò forma superiore ai 1000 miliardi» contro i 912 miliardi dell'aggregato '97, e un Roe vicino al 12%. I punti di «eccellenza» di una fusione che consentirà sinergie quantificabili «a regime in 360 miliardi l'anno» come spiega Masera, saranno nel retail e nei servizi finanziari alla famiglia, compiti attribuiti all'amministratore delegato Maranzana, e nei servizi alle imprese: corporate, investment banking, merchant bank e project financing, attribuiti all'amministratore Masera, cui faranno capo anche i rapporti con gli investitori. A proposito di risparmio gestito Maranzana assicura che, nonostante la competizione tra banche, «esiste in Italia un ampio margine di crescita», anche se il settore, nel quale il gruppo è presente con Fideuram e San Paolo Invest, «andrà raziona lizzato». Come? Forse cedendo San Paolo Invest? «Le due realtà nascono da filosofie diverse, devono restare separate, ma possono coesistere» spiega Arcuti. «Invest nasce dal collegamento con la struttura della banca. E' difficile unire le due filosofie. Ma noi oggi non abbiamo bisogno di soldi, possiamo valutare bene la situazione. Una cosa si vende solo se investendo il ricavato se ne possa trarre un reddito quantomeno pari». Per il patrimonio immobiliare (valore 2500 miliardi) è allo studio uno «spin-off». Quanto al personale, sempre Arcuti assicura che non ci sono esuberi, solo personale da riqualificare (i famosi «250 nullafacenti», ndr) da riconvertire al front-office. Valeria Sacchi min