Un astronomo: siamo figli delle stelle di Marina Verna

Un astronomo: siamo figli delle stelle La rivista Science svela nella nebulosa di Orione una possibile fonte di molecole organiche Un astronomo: siamo figli delle stelle La vita sulla Terra sarebbe nata grazie alla luce cosmica c • E' una " antica teoria biologica, nota come panspermia, secondo la quale i germi della vita sarebbero sparsi per tutto il cosmo e si svilupperebbero là dove trovano le condizione opportune. Teoria che, abbondantemente derisa nel corso dei decenni ma sempre rimbalzata, ha trovato in questi giorni un'importante pezza d'appoggio. L'autorevole rivista Science pubblica infatti, nel suo ultimo numero, un articolo dell'astronomo James Bailey, dell'osservatorio australiano di Epping, e dei suoi colleghi francesi e inglesi, sulla scoperta di forti concentrazioni di un particolare tipo di luce nella grande nebulosa di Orione, dove si formano molte giovani stelle. Per capire l'importanza di questa scoperta, occorre fare qualche passo indietro. All'inizio di questo secolo, lo scienziato svedese Arrhenius, appassionato sostenitore dell'«insiminazione» dell'universo con spore che viaggiano attraverso gli spazi siderali, ipotizzò che a trasportare i microorganismi da un pianeta all'altro fosse la pressione di radiazione della luce emessa dalle stelle. L'ipotesi però non resse alle verifiche, perché pareva che nessun tipo conosciuto di microorganismo avrebbe potuto sopravvivere alle radiazioni interstellari per migliaia di anni. La scoperta di Bayley risolve questo problema: la luce trovata nella nebulosa di Orione presenta la particolarità di essere polarizzata circolarmente. E la struttura delle molecole alla base della vita, come gli amminoacidi e gli zuccheri, . ha caratteristiche che possono essere conferite soltanto da quel tipo di luce. Ultimo dettaglio: quel tipo di luce non esisteva sulla Terra quando apparvero i primi organismi viventi. «Sappiamo che numerose giovani stelle si formano qui ha spiegato uno degli autori dello studio, John Hough, dell'università britannica dello Hertfordshire - e sappiamo anche che sono presenti molecole organiche». Che sarebbero state trasportate nello spazio da questo particolare tipo di luce molto prima della formazione del nostro sistema solare, giungendo poi sulla Terra grazie all'impatto di comete e meteoriti. Qui sarebbe incominciato il lungo lavoro di sintesi che è sfociato nella comparsa della vita. «L'origine fondamentale di tali molecole è molto probabilmente extraterrestre», concludono gli autori della scoperta. E allora è interessante andare a rileggere la storia della panspermia e di quanti, nella seconda metà di questo secolo, hanno scommesso su di essa, andando alla ricerca delle prove. L'astronomo Fred Hoyle, assai apprezzato per molti decenni, fu considerato ormai fuori di testa quando si mise a parlare di virus e batteri trasportati sulla Terra dalle comete e dai meteoriti. E così, a futura memoria, mimetizzò pudicamente la sua ipotesi in un libro di fantascienza. Poi venne il viaggio della sonda spaziale «Giotto», che nell'86 arrivò nelle vicinanze della cometa di Halley, portando le prove che nello spazio interstellare viaggia effettivamente materiale organico. E nel giugno '93, un vero colpo di fortuna: il paleobiologo William Schopf scoprì, in una selce trovata in Australia, undici tipi diversi di microbi vermiformi, che risalivano a 3405 milioni di anni fa. La notizia interessò uno scienziato che aveva tutte le patenti legittimanti per essere ascoltato con rispetto: il premio Nobel Francis Crick, uno degli scopritori della struttura del Dna. Crick fece qualche calcolo - i microbi australiani sono di 1300 milioni di anni più antichi dei più antichi ritrovati finora - e argomentò che, essendo il sistema solare nato quattro miliardi e mezzo di anni fa, con un bombardamento continuo da parte di comete e meteoriti nei primi cinquecento milioni di anni, restavano poco più di altri cinquecento milioni di anni per l'evoluzione della materia organica. Un tempo troppo breve, sentenziò, perché potessero evolvere organismi viventi come quelli trovati in Australia. Per lui, l'«inseminazione» dell'u'niverso non sarebbe un fatto casuale, ma l'opera meticolosa di civiltà extratterestri tecnologicamente evolu rissime. Per questa ipotesi, urgono ancora prove. Marina Verna Una fotografia della brillante galassia a spirale NGC 5236, anche conosciuta come Messier 83

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