Usa, addio alla mafia dot

Usa, addio alla mafia dot L'Fbi intercetta la conversazione di un padrino: con le nuove regole puoi entrare anche se sei di madre ebrea Usa, addio alla mafia dot «Affiliati anche i non italiani» NEW YORK NOSTRO SERVIZIO C'è una nuova «dottrina» nella mafia italo-americana di New York, ed è una dottrina tanto più aperta di quella precedente, da consentire di scalare tutti i gradini dell'organizzazione, fino ai livelli più alti, perfino a chi nelle proprie vene ha qualche percentuale di sangue non italiano. I magistrati che passano la vita a cercare di incastrare i boss mafiosi erano a conoscenza da tempo di questa novità, ma ora, pur di non vedere uscire di galera John Gotti Jr., il figlio dell'ex capo della famiglia Gambino condannato all'ergastolo tre anni fa e anche lui arrestato all'inizio dell'anno, hanno pensato che fosse il caso di renderla pubblica. Gotti Jr., 34 anni, è accusato di rapina, estorsione, strozzinaggio, gioco d'azzardo e frode. Rischia una condanna ad almeno venti anni di prigione, ma l'istruzione del suo processo, come sempre nel caso dei boss mafiosi, si prospetta lunga e complicata. Così il suo avvocato, Gerald Shargel, ha chiesto che nel frattempo venga liberato su cauzione. I rappresentanti dell'accusa si sono opposti, dicendo che Gotti Jr., anche se pare accertato che non sia riuscito a prendere il posto del padre nel controllo delle attività della famiglia Gambino, ne è comunque un membro importante e quindi è da considera- re sufficientemente «pericoloso per la comunità» da negargli la libertà su cauzione. Membro importante lui?, ha ribattuto il suo difensore. Ma se è mezzo ebreo. E qui l'avvocato Shargel ha sciorinato un rapporto redatto da un investigatore dell'Fbi, Joseph Coffey: la regola esistente fra i mafiosi è che nessuno che non sia di origine italiana al cento per cento è «abilitato» a installarsi al vertice di una «famiglia». E poiché la moglie di John Gotti, quindi la madre di John Gotti Jr., è ebrea russa, è impossibile che lui possa godere di quella posizione importante descritta dall'accusa. A questo punto, come controrisposta, ecco la «rivelazione» prodotta dall'accusa, sotto forma di un rapporto, più recente di quello dell'mvestigatore Coffey e confortato dall'intercettazione di una telefonata riservatissima. Uno degli interlocutori è Michael Sergio, un altro membro della fa¬ miglia Gambino sotto accusa assieme a John Gotti Jr.; dell'altro si ignora il nome ma lo si sente chiedere il parere di Sergio su uno che, pur non essendo del tutto di origine italiana, sta cercando di entrare nell'Olimpo. La risposta di Sergio è: «La nuova legge dice che se sei mezzo ebreo, purché sia da parte di madre, puoi diventare un membro». E fa proprio l'esempio di quello che lui chiama «John Junior», come prova dell'«entrata in vigore» della nuo¬ va legge. Che comunque a lui, Michael Sergio, non piace molto, visto che aggiunge con una sorta di rammarico: ((Anni fa, quando venivamo indottrinati, bisognava essere italiani al cento per cento, sia da parte di padre che di madre». Si sa inoltre che anni fa (anche questo è nei rapporti degli investigatori) la mafia di New York si trovò a discutere un problema di «crisi delle vocazioni». Accadeva infatti che i boss mafiosi, da bravi padri di famiglia premurosi dell'avvenire dei propri figli, avevano preso a mandare i propri rampolli nelle migliori università, a far compiere loro alti studi, in modo da prepararli alla vita forniti della possibilità di fare carriere «legittime», magari con qualche piccolo aiuto da parte loro. La conseguenza era che quelli, arrivati all'età di subentrare ai padri, se ne guardavano bene, sicché per compiere il cambio geI nerazionale nella direzione della mafia bisognava ricorrere a gente che magari dava garanzie di «fedeltà» e di rispetto delle regole, ma che non aveva con i boss né dimestichezza né vincolo di sangue, cioè i due elementi base per assicurare la continuità. Conclusione: il «livello delle prestazioni» rischiava di scendere, mettendo a rischio la stessa sopravvivenza delle famiglie. Non è impossibile che proprio da quel dibattito sia scaturita la nuova norma che non richiede più il «certificato di sangue italiano». In fondo, se si è costretti ad accettare il fatto che il nuovo boss può non essere imparentato con quello «uscente», si può anche airivare ad accettare che abbia origini diverse. Con prudenza e gradualità, naturalmente. Per ora può essere non italiano da parte di madre. Domani forse anche da parte di padre. Franco Pantarelli Crolla la difesa di Gotty Jr: non c'entro ho la mamma russa LA GALLERIA DEI BOSS AL CAPONI. Alphonse Copone, detto Al, nel '25 diventa - grazie al proibizionismo - un gangster leggendario,- il più potente di Chicago. Suo il massacro di San Valentino. Finisce in carcere per evasione fiscale. Muore di cancro nel gennaio 1947. LUCKY LUCIANO. Salvatore Lucania, detto Lucky Luciano, tra il '26 ed il '28 controlla il traffico degli alcolici e II gioco d'azzardo clandestino. Probabilmente immaginario il suo presunto contributo alla guerra degli Alleati contro l'Asse. CARLO OAMBI NO. E1 il «diplomatico». Sotto il suo regno le famiglie di New York conoscono il più lungo periodo di pace. La sua scalata inizia nell'ottobre del '57 con l'uccisione di Albert Anastasia. E' lui ad ispirare «Il Padrino» di Mario Puzo. JOHN GOTTI. Ultimo e pittoresco sovrano della più longeva dinastia mafioso. Quella dei Gombine). L'Fbi lo lui battuto grazie u sofisticatissime tecnologie spionistiche al limite della legge. E' in carcere dal '92 e vi resterà per il resto della vita. | 1 CARMINI GALANTE. Dal 1977 Galante ò il «capo dei capi». Alcuni lo considerano un padrino di troppo. Due anni dopo | il «re della droga», sospettato di aver fatto uccidere almeno cento persone, viene assassinato in un ristorante di Brooklyn. VITO GENOVESI. Più volte processato per rapina, estorsione, omicidio e sempre 1 assolto. Poi nel 1959 subisce una condanna a 15 unni per traffico di stupefacenti, ma anche dai carcere riesce a dirigere la suo «industria» del crimine. Arthur Ragenheimer, detto Dutch Schulcz, assassinato per ordine di Luciano a Newark nell'ottobre 1935

Luoghi citati: Chicago, New York, Newark, Usa