Russia, il pugno di ferro di Kirienko di Anna Zafesova

Russia, il pugno di ferro di Kirienko Gli scioperanti, che non ricevono salari da 6 mesi, fermano anche i treni passeggeri Russia, il pugno di ferro di Kirienko Ai minatori: «Basta blocchi o useremo la forza» MOSCA NOSTRO SERVIZIO I minatori siberiani sono intenzionati a bloccare le ferrovie finché non riavranno i loro salari, ma la pazienza del governo comincia ad esaurirsi. Ieri, per la prima volta dall'inizio dei blocchi della Transiberiana, nei maggio scorso, il premier russo Serghej Kirienko ha cambiato tono e ha minacciato apertamente di usare la forza contro i manifestanti. Il giovane capo del governo - alle prese fin dal giorno della sua nomina con una catena ininterrotta di proteste sociali e disastri economici ha promesso che il governo provvedere a «ristabilire l'ordine» sulle ferrovie. Kirienko ieri si è recato al ministero dei Trasporti per esaminare la situazione e assicurare di persona ai suoi dirigenti che lo Stato li proteggerà. «Le ferrovie sono di un'importanza cruciale per l'economia della nazione», ha detto, «ed è per questo che vengono prese di mira dalle azioni di protesta». Il primo ministro ha anche promesso che risolverà la situazione con i blocchi dei minatori, che hanno già provocato a un solo tratto della Transiberiana, quello di Celiabinsk, danni per 17 milioni di rubli (circa 5 miliardi di lire). Mosca non scenderà più a trattare con gli scioperanti: «Abbiamo delle leggi», ha detto Kirienko, «e le applicheremo». In diverse regioni la procura ha già avviato delle inchieste contro i minatori. I quali però non si sono fatti spaventare dalle visite dei magistrati: molti degli operai non ricevono i loro salari da cinque-sei mesi, non hanno nulla da perdere e sono pronti a tutto. Avevano già tentato nei mesi scorsi altri espedienti: manifestazioni, scioperi della fame e perfino sequestri dei direttori delle miniere. Tutte mosse che hanno lasciato Mosca completamente indifferente. Il blocco di un'arteria importante come la Transiberiana si è rivelato l'unico modo efficace per avere finalmente i propri soldi. Attualmente le ferrovie in Siberia sono interrotte in più punti. Se fino a qualche giorno fa i minatori lasciavano passare i treni passeggeri, ora il blocco è diventato totale. Iniziativa che ha già danneggiato numerosi viaggiatori che si sono ritrovati a piedi nella taigà, a migliaia di chilometri sia dal punto di partenza che dalla loro destinazione. Un comportamento, quello dei minatori, che sta logorando il sentimento di solidarietà che i russi avevano nei loro confronti, anche perché non sono gli unici a non essere pagati. L'opinione pubblica è sempre più favorevole all'ipotesi di una soluzione violenta e le autorità, sia moscovite che provincia¬ li, se ne rendono conto. Ieri il governatore di Sakhalin, nell'Estremo Oriente, ha minacciato di mandare la polizia contro i minatori che da qualche giorno hanno bloccato l'accesso alla centrale elettrica. Ora i 720 mila abitanti dell'isola possono accendere la luce solo 12 ore al giorno e ieri nell'ospedale locale è morto un neonato: non poteva sopravvivere senza l'incubatrice. Non è certo però se il governo Kirienko si sentirà abbastanza forte da usare la mano pesante contro i minatori, un'atto che inevitabilmente porterà vantaggi all'opposizione. I comunisti hanno mandato nell'Estremo Oriente una delle loro esponenti di punta, la vicepresidente della Duma, Svetlana Goriaceva, secondo la quale l'idea di usare la polizia contro gli operai è stata «ispirata dall'estero»: «Porterà al sangue e alla guerra civile». Anna Zafesova

Persone citate: Kirienko, Serghej Kirienko, Svetlana Goriaceva

Luoghi citati: Estremo Oriente, Mosca, Russia, Siberia