Sedici anni all'ex sindaco di Pechino
Sedici anni all'ex sindaco di Pechino Tangentopoli Sedici anni all'ex sindaco di Pechino PECHINO. L'ex sindaco di Pechino Chen Xitong, 68 anni, è stato condannato ieri a 16 anni di prigione1 per corruzione e negligenza. Chen, il più alto esponente del partito comunista cinese ad aver subito un processo per questo reato, è diventato una sorta di simbolo della corruzione in Cina. Per i reati che gli sono stati addebitati rischiava la condanna a morte. L'ex uomo forte della capitale è stato mostrato dalla televisione mentre ascoltava il verdetto dell'Alto tribunale popolare muncipale di Pechino: vestito con maglietta e giubbotto ordinali, le mani irrequiete, spostava il peso del corpo da mi piede all'altro., ma il viso era impassibile, con l'espressione aggrottata e mi po' sprezzante di sempre, mentre il giovane giudice in uniforme leggeva la sentenza che lo accusa di aver «perseguito una vita corrotta e decadente». Per dodici anni Chen ha dominato indiscusso la capitale cinese: ex poliziotto, promosso a segretario della cellula di partito dopo aver incoraggiato l'intervento dei militari a Tiananmen nel 1989, era salito all'ottavo posto nella gerarchia del Politburo. Perse ogni potere nel 1995, sotto l'accusa di essere la mente di mi giro di con azione per mia cifra equivalente a quasi 3.500 miliardi di lire, nel quale eia coinvolto il suo vice Wang Baosen, che si suicidò. Il verdetto parla di «somme di denaro straordinariamente enormi» che Chen assieme a Wang sottrassero all'erario cittadino truffando sugli appalti e che utilizzarono per la costruzione di due lussuose ville costate oltre 7 miliardi di lire, più 700 milioni di manutenzione, pranzi e cene Sono le cifre che il tribunale è riuscito a documentare, come i 116 milioni di lire in doni illegalmente incamerati: orologi, telecamere e paccottiglia di lusso. Sarà più difficile trovare le piove sulla quarantina di miliardi di cui Chen si appropriò attraverso le tangenti, sui nove appartamenti regalati all'amante - la quale, si dice, è da tempo agevolmente sistemata a Hong Kong - sui favori e denari elargiti a chiunque potesse essere utile a lui ed agevolare i traffici poco onesti del figlio Xiaotong. Per la caduta in disgrazia di Chen si è parlato di nascosti motivi politici. Secondo alcune fonti cinesi, il capo dello Stato Jiang Zemin avrebbe coito il pretesto della corruzione per eliminare un personaggio scomodo. Sul quale, eventualmente, scaricare la colpa della repressione di Tienanmen. [Ansa]
Persone citate: Chen Xitong, Jiang Zemin, Wang Baosen
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